The Gallery è un film interattivo e già questo lo mette in una condizione un po’ particolare. Come va valutato un simile titolo? E’ un film? E’ un videogioco? Questa è l’eterna diatriba che sommerge costantemente il genere, dividendo il popolo dei videogiocatori, soprattutto negli ultimi anni che questa tipologia di prodotti è tornata in auge. Ad ogni nuovo annuncio, puoi già sentire le urla allo scandalo.
Come mi pongo in merito a questa critica? Semplice: la ignoro. I film interattivi, al pari dei libri grame, sono prodotti a metà tra due media e possono essere valutati da entrambi. E’ nella loro stessa natura. Ovvio che se acquisti The Gallery e ti aspetti un gioco d’azione alla God of War, probabilmente il problema non è del gioco. Per altro curioso che questo sia il secondo titolo chiamato The Gallery che recensisco in pochi mesi.
The Gallery è il titolo di debutto nel settore videoludico di Aviary Films, uno studio indipendente che ha base a Londra e che, come suggerisce il nome, non è comunque alle prime esperienze, ma ha fino ad adesso lavorato a lungometraggi diretti dal figlio del fondatore, Paul Raschid. Ho cercato qualche informazione relativa ai prodotti di Aviary Films, ma ho trovato solo qualche informazione su White Chamber, film sci-fi horror presente su Netflix per gli inglesi.
Insomma, a conti fatti non molto per capire davvero cosa aspettarsi da questo The Gallery. E’ un debutto solido ed interessante che apre una fetta di mercato a questo studio oppure è un tentativo tanto disperato quanto fallace di muoversi in un territorio che si conosce poco e male? In breve, vale la pena acquistare questo gioco, ben consapevoli che sicuramente non avremo un grosso gameplay davanti? Scopriamolo.
Due Storie in Parallelo
La storia di The Gallery ci porta a seguire le vicende di Morgan, curatore artistico di una piccola galleria inglese specializzata in ritratti. E’ venerdì sera e gli affari non vanno benissimo, ma il weekend potrebbe rappresentare la svolta che aspettiamo da tempo. Morgan si è assicurato un ritratto molto atteso di un artista famoso e, anche se gli è costato moralmente tanto, questo ha già portato una grande attenzione mediatica sulla sua modesta attività.
Quello che Morgan però non sa è che l’imminente arrivo di quel ritratto ha attirato anche le attenzioni di un individuo pericoloso di nome Dorian. Questi si introdurrà nella galleria identificandosi come un ritrattista, ma presto rivelerà i suoi reali intenti. Dorian altri non è che un sovversivo che, sotto la minaccia di una bomba piazzata nel luogo, obbligherà Morgan ad assecondare le sue richieste. Riusciremo a vedere l’alba del sabato mattina?
La cosa interessante della storia di The Gallery è che questa si svolge sia nel 1981 che nel 2021 e potremo (dovremo?) giocarla in entrambe queste vesti. La vicenda principale è la stessa, i nomi dei personaggi sono gli stessi, persino alcuni attori sono gli stessi, ma cambia il contesto socio-politico in cui tutto avviene e variano alcuni personaggi secondari. Ovviamente varia anche “la modernità” dell’ambientazione. Nel 1981 c’é un grosso telefono a cavo mentre nel 2021 abbiamo i cellulari, per esempio.
L’atmosfera generale è quella di un thriller. Ho visto alcune critiche al soggetto chiaramente politico di The Gallery, ma onestamente le ho trovate esagerate. The Gallery fa riflettere su una serie di punti poco conosciuti della situazione politica inglese, facendo un paragone tra quella del 1981 e quella attuale, ma non si schiera in modo netto. I personaggi sono pieni di sfumature di grigio e nessuno è “buono” in senso generale. Semmai si può dire che i temi trattati sono molto maturi e non adatti a tutti.
Bivi su Bivi
In quanto film interattivo, il gameplay di The Gallery è estremamente minimale. Di base assisteremo alla messa in scena fino a quando il nostro personaggio non si troverà davanti ad una scelta. Questa determinerà il successivo svolgersi degli eventi, con le conseguenze che potrebbero palesarsi subito o molto più avanti nella narrazione. In tutto ci sono 150 percorsi diversi e 18 finali da svelare.
Determinanti per i finali saranno ovviamente una serie di fattori, dati dai legami con i personaggi e soprattutto con Dorian. Ogni volta che influenzeremo la storia, questo ci sarà segnalato e così ogni volta che modificheremo il nostro rapporto con Dorian. Il tutto viene poi riportato fedelmente in uno schema riassuntivo che, però, non è chiarissimo. Ogni personaggio ha infatti un contorno rosso o verde, ma non ho capito cosa simboleggia cosa.
A parte questo, potremo fare davvero poco. Tanto vale godersi quanto vediamo con calma. Esistono anche due modalità di gioco diverse: in una avremo solo un tempo limitato per fare la nostra scelta mentre nell’altra il tempo si fermerà, permettendoci di riflettere con calma. Al di là dei gusti personali, devo dire che le scelte di per sé mi hanno lasciato perplesso. Sono tutte abbastanza scontate e mancano di quella sfumatura di grigio morale che mi aspetterei in un gioco di questo tipo.
Complessivamente The Gallery è un gioco molto lineare e semplice e in un paio d’ore potrete facilmente ottenere il miglior finale per entrambe le narrazioni. Ovviamente il titolo fa poi leva sul completismo per spingere a rigiocare più volte gli archi narrativi e sbloccare tutto, aiutati anche da una funzione extra che permette di saltare le scene già viste (molto apprezzata). Anche così, non ci vogliono più di 4/5 ore a completare al 100% The Gallery.
Un Videogioco o un Film?
Dovendo passare a parlare della direzione artistica di The Gallery, è ovvio che qui non possiamo parlare propriamente di grafica, design, struttura dei livelli e così via perché questo è a tutti gli effetti un film con attori in carne ed ossa. Il lato artistico del prodotto va quindi valutato per quello che effettivamente è, come se fosse un lungometraggio. Più che dei tipici elementi videoludici, quindi, parleremo di fotografia, soundtrack, recitazione e sceneggiatura.
In tal senso la fotografia di The Gallery è davvero molto bella. Le riprese si prendono i loro tempi, indugiando a volte anche sull’ambiente nel cercare di creare quell’atmosfera di ansia e tempo che scorre su cui si basa la narrazione di questo titolo. Ho apprezzato anche che si sia cercato di dare un tocco diverso ai due periodi portati in scena. Il 1981 è più caldo e patinato mentre il 2021 è freddo, moderno e asettico. Piccoli tocchi di stile che si ritrovano anche nella soundtrack scelta.
La recitazione degli attori è molto buona e comunque non si scende mai sotto un livello accettabile. Alcuni attori secondari sembrano un po’ impacciati, ma il tutto viene compensato dalla prova dei due attori principali: Anna Popplewell (la Susan delle Cronache di Narnia, oltre che Lady Lola in Reign) e George Blagden (Grantaire in Les Misérables del 2012, oltre che Athelstan in Vikings e Luigi XIV in Versailles). Molte scene si reggono interamente su di loro e questo è un bene.
Il problema semmai è da vedersi nella sceneggiatura, a tratti ripetitiva e caratterizzata da linee di dialogo pompose e con quel brutto effetto “tarantiniano” che fa sembrare che non portino da nessuna parte. Ho inoltre particolarmente odiato il fatto che interi dialoghi fossero riproposti parola per parola sia nel 1981 che nel 2021. Crea un effetto déjà-vù abbastanza irritante, come se l’autore non avesse avuto realmente voglia di impegnarsi a creare qualcosa di diverso.
Il Risultato delle Nostre Scelte
Siamo così arrivati alla fine della nostra recensione ed è ora di tirare le somme su The Gallery, ma mi trovo onestamente in difficoltà. Da un certo punto di vista The Gallery è un lavoro encomiabile: buona produzione, buona recitazione, storia interessante e molta attenzione ai dettagli. D’altro canto, è un titolo che non è avaro neanche di criticità. Sembra quasi che ogni singolo pregio sia equamente compensato da un difetto. Ci sono poi due problemi particolarmente grossi.
Il primo di questi sono i sottotitoli. Ho apprezzato che fossero presenti davvero tante opzioni di lingue diverse per i sottotitoli e che ci fosse anche l’italiano tra queste, ma la traduzione è davvero pessima. Si va da piccoli refusi, facilmente comprensibili da chi ha un minimo di dimestichezza con l’inglese, a intere parole e frasi tradotte male o in modo equivoco. Questo è un grosso problema soprattutto in alcune bivi visto che non è facile capire cosa intenda il gioco. Alla fine ho giocato tutto in inglese, fai te.
Quanto all’altro grosso problema, beh, lo puoi intuire facilmente da solo. The Gallery è disponibile su Steam e su Nintendo Switch per la bellezza di 14.99! E’ un costo davvero molto elevato, superiore a praticamente qualsiasi altro lungometraggio in commercio. Per fare un rapporto, è quanto una persona paga un mese di Netflix… e solo su Netflix puoi vedere film di qualità pari (e superiore) a The Gallery.
Concludendo, va bene che è un videogioco, ma quasi 15 euro sono tanti per un titolo che non è neanche perfetto e, secondo me, proprio questa cifra così elevata è il principale e più grande problema di The Gallery. Nonostante ciò, se si è disposti a sacrificare questi euro, il titolo di per sé è valido, divertente e coinvolgente. Sicuramente un buon esordio per Aviary Films nel settore dei videogiochi, ma c’é ancora TANTA strada da fare.