The Game of Fourtune è un titolo che si ispira fortemente, a detta degli stessi sviluppatori, ad Alice in Borderland e alla sua struttura ludica, in cui solo alcuni abili giocatori arriveranno alla fine mentre agli altri aspetta la morte. Sviluppato da BlackLog Games, il titolo è un gioco di parole sul numero quattro (Four) che spesso e in diversi modi si presenta nel gioco, e la parola Fortune, fortuna.
The Game of Fourtune, la trama
La madre di Devon è malata, nessun medico riesce a capire cosa abbia, e nella ricerca in internet di una possibile soluzione il ragazzo si imbatte in The Digits of Heaven, un centro che promette di avere una cura per tutto. Devon non si lascia convincere facilmente, ma il centro ha delle ottime recensioni e la disperazione è tanta, così insieme all’amico Clyde si reca all’appuntamento.
Il luogo di ritrovo è all’aperto e insieme a loro ci sono altri 14 partecipanti a quello che scopriranno essere un gioco al massacro, in cui uno solo di loro sarà il vincitore, ma in premio c’è la possibilità di esaudire qualsiasi desiderio. Quattro personaggi mascherati spiegano le regole di partecipazione e alle 4.44 si apre una porta verso un’altra dimensione. Qui conoscono quella che sembra essere una dea, o comunque un essere soprannaturale che dà loro le ultime informazioni: stanno per affrontare un battle royal, quattro rounds formati da quattro persone che, eliminazione dopo eliminazione, li porterà all’ultimo scontro, in cui di quattro ne rimarrà soltanto uno. Cosa succede a chi perde? Muore.
C’è però una regola fondamentale, ovvero che, per quanto a prima vista sembri impossibile, ad ogni game c’è una possibilità di vittoria.
Ragiona, scegli e spera: il gameplay
Parlare di gameplay potrebbe risolversi semplicemente dicendo: leggi il testo, quando devi fai la tua scelta e vai avanti fino ad arrivare ad uno dei finali disponibili, per poi ricominciare da uno dei nodi e provare altre strade. D’altra parte è una visual novel e sappiamo benissimo cosa ci aspetta, è un tipo di gameplay che si ama o si odia, senza vie di mezzo.
Al testo che compare sono accompagnate delle immagini statiche, mai delle animazioni, solo un susseguirsi di immagini dei personaggi che stanno parlando in quel momento o delle ambientazioni in cui si svolge la scena viste dal protagonista di turno, Clyde o Devon.
Va detto che i dialoghi sono davvero molto, molto, molto lunghi, poichè i personaggi si perdono in ragionamenti, in supposizioni e in ricordi. Durante i giochi esprimono a parole ogni singola considerazione sulle mosse che potrebbero fare e sulle conseguenze che ne derivano, discutendone con gli altri giocatori che a loro volta fanno lo stesso. E se non hai una discreta conoscenza della lingua inglese potresti perdere molte sfumature dei dialoghi, poichè non è un lignuaggio semplice quello che utilizzano. Purtroppo l’inglese è l’unica localizzazione disponibile.
Questo da una parte potrebbe annoiare, dall’altra però contribuisce ad una brillante scrittura dei personaggi, tutti diversi nel carattere e nel modo di reagire, tanto che dopo un po’ ti sembrerà di poter prevedere i loro ragionamenti e le loro mosse. Ed ovviamente inizierai a tifare per uno o per l’altro, a provare simpatie e antipatie e a dispiacerti quando uno di loro muore. Questo a mio parere è un successo per un titolo di questo tipo, come un libro che ogni volta ti attira per continuare a leggere e sapere come andrà a finire la storia.
L’albero delle scelte è molto vasto e porta a 16 finali differenti; la prima difficile scelta è se procedere insieme al tuo amico o separarvi, e da lì in poi si tratta di scelte legate ai vari giochi da affrontare o ai gruppi da formare.
Se una delle scelte porta alla morte del protagonista, il gioco termina ed è possibile ripartire da uno qualsiasi dei nodi precedentemente visitati, cosa che è comunque possibile fare in qualsiasi momento. In tal caso si può procedere velocemente saltando tutti i dialoghi già ascoltati.
I giochi che ti troverai ad affrontare non sono banali, rendendo la trama interessante e avvincente. La curiosità su come si svolgono, su come finirà l’avventura e sullo strano mondo in cui ti trovi danno quella spinta ad andare avanti con il gioco che serve a “sopportare” ore e ore di dialoghi.
Gli sviluppatori parlano di una sessantina di ore di gioco, cosa che trovo plausibile poichè per arrivare al primo dei finali ce ne ho messe quasi 6. Considerato che, una volta fatto un percorso, per visitare altri nodi puoi saltare in velocità i dialoghi già visti, direi che per i 16 finali un minimo di 60 ore saranno sicuramente necessarie! E se ti stai chiedendo perchè mai dovresti vederli tutti, sappi che lungo la strada ci sono diverse rivelazioni importanti sulla storia, sul luogo in cui ti trovi e… non posso dire altro se non vuoi qualche spoiler di troppo!
Grafica e sonoro
La grafica è da visual novel, una serie di immagini di personaggio e/o luoghi che accompagnano i dialoghi. Lo stile è curato ma che piaccia o meno è una questione di gusti personali. Sul comparto audio si poteva osare qualcosa di più, poichè a parte una musichetta che fa da sottofondo e il rumore del testo che compare simile a quello di una macchina da scrivere non c’è altro. Personalmente dopo un po’ ho iniziato a trovare il rumore del testo fastidioso, soprattutto dopo le prime 3-4 ore di gioco!