Hidetaka Suehiro, in arte Swery e papà del noto Deadly Premonition, prova a far breccia nel cuore dei giocatori con una storia a marchio investigativo; un’avventura con struttura RPG nella quale saremo chiamati in causa per svelare un mistero che ormai da troppo tempo avvolge una pacifico borgo inglese stile ottocentesco.
The Good Life è un gioco che ha delle buone premesse, una storia ben strutturata e intrigante, capace di catturare l’attenzione di tutti, soprattutto degli appassionati del genere, presentandosi molto bene. Un’atmosfera molto rilassata, un’aria naturale e totalmente distaccata dalla frenesia della vita moderna è l’ambiente introspettivo cuore del titolo.
Il tutto purtroppo sarà contornato da molte pecche che non passano inosservate agli occhi: la telecamera sfalsata in certi punti rende la visione dell’ambiente di gioco molto difficile, meccaniche legnose e inutilmente complicate, quest spiegate ed elencate in modo non troppo chiaro, disorganizzato e comandi che a volte fanno cilecca. Il tutto è abbracciato da un aspetto grafico carino e colorato, a tratti forse cartoonesco, che ci farà calare sin da subito nei panni della nostra giornalista in carriera.
Un grande debito che può essere cancellato da un grande scoop, Rainy Woods nasconde un oscuro segreto
Naomi è una giornalista in carriera: proveniente da New York, armata della sua fidata macchina fotografica e da un carattere peperino, si ritrova a dover andare per conto della sua agenzia a Rainy Woods, un caratteristico villaggio situato in Inghilterra.
Con un debito da ben 30 milioni di sterline, Naomi si arma di pazienza e determinazione, intenta a scoprire perché Rainy Woods è definita ormai da decenni la città più felice del mondo.
L’aria pulita della natura, l’atmosfera tipica del villaggio e l’assenza di qualsiasi traccia marcata di vita moderna sembra essere ciò per cui la città è così nota al mondo, ma nulla può sembrare più sbagliato: c’è molto di più in fondo a questa faccenda. Un alone di mistero avvolge Rainy Woods, e sembra che la chiave siano i nostri amici a quattro zampe.
Allo scoccare della mezzanotte, fino alle otto del mattino, tutti i cittadini si trasformano in cani e gatti, non avendo più memoria dell’accaduto una volta risvegliatisi. Il tutto assume una piega thriller quando Naomi rinviene il cadavere di Elizabeth, la donna che l’ha ospitata in città e che l’ha accolta con tanto di fiocco, donandole addirittura una casa con giardino come sistemazione momentanea per il suo soggiorno.
Armata di pazienza e determinazione, Naomi è decisa ormai ad andare fino in fondo a questa storia, a suon di scatti, esplorazione… e arrampicate a quattro zampe.
Nel cuore di un’avventura che tale non è: la monotonia e la ripetizione sono il punto cardine delle quest
La trama ha davvero un ottimo filo conduttore: possiamo trovare mistero, azione, curiosità ed esplorazione, se soltanto tutto ciò fosse presentato e pensato in maniera tale da essere vissuto a pieno, senza calare troppo in un contesto senza né capo né coda. The Good Life parte molto bene sotto il punto di vista narrativo, facendo però scendere pian piano la parabola delle aspettative verso un punto cieco, grazie ad una narrazione che parte invogliando il giocatore, facendo però ricredere quest’ultimo con elementi quali gameplay, telecamera e quest che considerare mediocri sarebbe davvero un complimento.
L’aria ottocentesca del tipico borgo inglese si respira molto bene grazie anche all’interazione con vari personaggi, come ad esempio la stessa Elizabeth, o la barista che ci verrà presentata ad inizio storia. Ci ritroviamo a vivere un’esperienza fuori dall’ordinario, affrontando un percorso totalmente distaccato da quella che può essere la “banale” vita di città.
I personaggi godono di una buona caratterizzazione. Si ha davvero voglia di interagire con loro, di esplorare, di scoprire ogni più piccolo posto che Rainy Woods ha da offrire; peccato che questo valga però solo per alcune personalità. Molti personaggi, un buon 70%, sembrano seguire un copione molto piatto, come se loro già sapessero cosa stia per accadere. Si può notare una differenza qualitativa davvero molto grande tra un personaggio e l’altro per ciò che concerne dialogo e immersione nel contesto.
Impersonando i panni di Naomi saremo incaricati di svolgere determinate quest per poter progredire nella storia. Il problema è che quest’ultime sono davvero monotone, sfociando quasi nella ripetitività ossessiva considerando i compiti e il grado di difficoltà. Le quest principali si presentano con un grado di difficoltà medio-basso, alla portata di tutti, senza particolari abilità richieste. Hanno un loro perché fine al solo proseguimento della storia e non allo sviluppo dei personaggi in se.
Ci ritroveremo molte volte a fare praticamente la stessa cosa, solo in ambienti e ambiti diversi. L’unica cosa messa a dura prova in questa storia sarà la pazienza del giocatore nell’affrontare tutto ciò, sfociando dunque nella monotonia di un contesto che potenzialmente avrebbe davvero tanto da offrire.
Le quest secondarie non portano particolari vantaggi che possano aiutare nella storia principale: si tratterà unicamente di missioni molto semplici, inutilmente lunghe, volte solo al guadagnare qualche sterlina da investire in un qualche elemento estetico.
Si potranno acquistare vestiti, abbellimenti vari per la casa, ristrutturare quest’ultima e potenziamenti vari per il proprio giardino, nel quale si potrà coltivare della verdura e tuberi (ad esempio patate) da poter poi raccogliere e cucinare per preparare dei gustosi piatti che andranno a ristabilizzare la barra della vita e della stamina della nostra protagonista.
Discorso simile anche per le quest che andremo a svolgere in forma canina e felina; trovata molto carina, ma sfruttata male. Potremo utilizzare la forma felina, trasformandoci in un gatto, per poter cacciare piccoli animali recuperando della carne e vari materiali utili in alcune quest, oppure per scalare torri e salire sui tetti; viceversa, potremo utilizzare la forma canina trasformandoci naturalmente in un cane, per difenderci da animali ben più feroci e per poter sfruttare il fiuto del migliore amico dell’uomo al fine di individuare ciò che sarà necessario per andare avanti nella trama principale.
Un’idea molto carina è la possibilità di utilizzare Flamingo, social media ispirato a Instagram. Avremo la possibilità di scattare delle foto in qualsiasi momento con la nostra fidata macchina fotografica, da poter poi caricare sul sito guadagnando così del denaro da investire come più si desidera. Peccato che l’idea nasca e muoia qui, senza un coinvolgimento più diretto di questa opzione sfruttabile.
Una telecamera gestita male ed una grafica non all’altezza del contesto danno molto a cui pensare
Swery è ben noto per offrire avventure fuori dall’ordinario, e questa a volte può essere davvero un’ottima cosa: la semplicità non è sempre la miglior scelta. Con The Good Life però entrambe queste frasi vanno a collidere. Troviamo una trama interessante, attraente, curiosa, la quale però va a scontrarsi con meccaniche di gioco davvero ripetitive, tanto da sembrare un continuo copia e incolla.
Come se tutto ciò non bastasse, durante la sessione saremo costretti a doverci interfacciare ad un ambiente di gioco che sotto il comparto tecnico da parecchio a cui pensare. L’esperienza sarà gravemente compromessa dalla telecamera, la quale risulterà molto scomoda, avendo sfarfallii vari, con un angolo di rotazione molto lento e legnoso che a volte sarà addirittura causa di mal di testa, per non parlare di alcuni blocchi improvvisi con visuale dall’alto. Durante la sessione di gioco in modalità felina/canina sarà responsabile di vari momenti di blocco grazie alla lentezza d’azione mista alla velocità di movimento della protagonista.
La grafica dovrebbe essere un elemento perno di un’avventura simile: dovremmo poter godere di un paesaggio colorato, vivace, ispiratore, che fa venire voglia di restare a lungo, nel nostro caso, a Rainy Woods. Il gioco sembra un titolo per PlayStation 2: si verificano enormi cali di frame rate, difficoltà nel caricamento dei poligoni, aree che rimangono totalmente vuote durante la visione delle cutscene (aree che andranno poi a caricarsi, creando uno scomodissimo effetto visivo). Sono presenti inoltre degli intermezzi che ci permetteranno di ammirare il panorama, purtroppo gravemente compromesso dalle caratteristiche appena elencate.
La colonna sonora: uno dei pochi punti positivi
Se da un lato troviamo una telecamera molto impegnativa, mista ad una grafica mediocre, dall’altro troviamo una trama accattivante ed una colonna sonora di tutto spessore. Ciò che rende il gioco davvero godibile e rilassante per certi versi è la colonna sonora, la quale ci farà davvero credere di essere per un momento a Rainy Woods. Un ritmo lento, rilassato, sciolto ci affiancherà durante la nostra avventura, facendoci compagnia con un ritmo allegro misto a una sinfonia tipica e caratteristica. Questo piccolo ma importante elemento sarà capace di far dimenticare per un istante tutte le pecche precedentemente descritte, riuscendo a far godere un paesaggio tanto bello quanto mal sfruttato.
In conclusione…
Purtroppo si parla di un titolo che non riesce a fare breccia, seppur le intenzioni siano chiare. Gli elementi tecnici rendono l’esperienza di gioco mediocre, che lascia con un certo amaro in bocca. Nulla blocca le speranze per futuri aggiornamenti, magari anche DLC: forse solo allora si potrà parlare di un titolo che possa iniziare a competere con gli esponenti dello stesso genere, ma fino a quel momento non c’è il minimo margine perché The Good Life possa essere considerato alla pari di altri titoli indie sviluppati anche con minor budget. Le buone idee da sole non bastano per dar vita a qualcosa di unico: servono anche competenze e voglia di dimostrare, caratteristiche che evidentemente sono mancate nello sviluppo del titolo.