Se sei un appassionato di avventure e visual novel sicuramente conoscerai Phoenix Wright e la sua serie Ace Attorney, diventata negli anni caposaldo di un genere che ha contribuito ad innovare.
Con un primo capitolo uscito per GameBoy Advance vent’anni fa, le avventure del giovane avvocato si sono finora dipanate lungo 6 capitoli principali e alcuni spinoff che hanno contribuito ad accrescere la lore dell’universo creato da Shu Takumi.
Purtroppo non abbiamo avuto modo di giocare con nuovi capitoli della serie per parecchi anni; dal 2017 ad oggi ci siamo dovuti accontentare di collection e riproposizioni dei capitoli storici. Questa “astinenza” forzata è finalmente terminata, con il rilascio occidentale della duologia che compone The Great Ace Attorney Chronicles.
Signori, si entra in aula!
Adventure e Resolve, questi i sottotitoli dei capitoli presenti in questa raccolta, raccontano una storia molto interessante, che potremmo considerare impropriamente un prologo dei capitoli canonici della serie.
Prologo improprio perchè le vicende narrate avvengono più di un secolo prima rispetto a quelle di Phoenix Wright; ci troviamo infatti in pieno Periodo Meiji, epoca Vittoriana per noi occidentali, quindi tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo.
Protagonista dei due titoli è Ryunosuke Naruhodo: si tratta di un nome che potrebbe dire poco ai giocatori non nipponici che ignorano come il vero nome di Phoenix Wright sia Ryūichi Naruhodō. Siamo quindi in presenza di un antenato del protagonista principale, il cui nome contiene anche un inside joke dal momento che i kanji che ne compongono il nome sono gli stessi che troviamo nei nomi di Phoenix Wright e di un altro protagonista della serie, Apollo Justice.
Come il suo discendente, anche Ryunosuke è un giovane studente di legge, presto avvocato, con un alto senso di giustizia e una spiccata tendenza a cacciarsi nei guai.
Tra Giappone e Regno Unito
E’ proprio in una situazione di estremo pericolo che conosciamo il giovane; Ryunosuke viene infatti accusato dell’omicidio del professore inglese John Wilson, all’indomani della firma di importanti trattati bilaterali tra l’Impero Britannico e quello nipponico.
La situazione viene percepita subito come molto complicata, visti i numerosi riferimenti a particolarità nello svolgimento del processo; sarà solo l’inizio di una storia che, dipanandosi nei due capitoli della miniserie, ci terrà incollati allo schermo e che attraversando casi apparentemente slegati tra di loro ci svelerà un disegno fatto di complotti, tradimenti e intrighi internazionali.
Inizialmente al fianco di Ryunosuke troviamo l’amico Kazuma Asogi, che nonostante ancora non sia laureato è già un avvocato (il sistema legale giapponese è nato da poco e lo consente) che si è guadagnato una certa fama di infallibilità.
Proprio per questo motivo è stato scelto per andare a proseguire gli studi a Londra, con la volontà di importare anche nel paese del Sol Levante quello che viene definito come il miglior sistema giuridico al mondo.
Proprio per evitare all’amico di perdere questa importante opportunità, Ryunosuke decide di assumere la propria difesa con Asogi che gli farà da prezioso assistente; come il suo discendente, anche Naruhodo si lascia prendere facilmente dal panico, motivo per cui l’amico gli farà anche da mentore.
Dopo avere risolto questo caso complicato, in cui l’odioso procuratore Taketsuchi Auchi (antenato dell’altrettanto insopportabile Winston Payne) cercherà di rendere il ragazzo il capro espiatorio perfetto per una rapida soluzione del caso, importantissima dal punto di vista politico.
Una volta assolto, per un’imprevedibile svolgimento della trama, Ryunosuke si trova a prendere il posto di Asogi nel suo viaggio verso la capitale dell’Impero Britannico. Ovviamente, i guai cominceranno sin dalla nave che porta il giovane studente della Teito Yūmei University, ma per fortuna potrà avvalersi dell’aiuto sia della sua assistente Susato Mikotoba (conosciuta durante il processo precedente) quanto del geniale ma bizzarro detective Herlock Sholmes.
Se quest’ultimo personaggio ti ricorda qualcuno, sappi che il suo nome originale è proprio quello del detective del 221b di Baker Street, Sherlock Holmes. Misteri della localizzazione…
Susato prende sostanzialmente il ruolo di Maya Fey nelle avventure di Phoenix, mentre Herlock costituisce un ottimo supporto nel corso delle indagini. In realtà il suo ragionamento deduttivo lo porta spesso a tirar fuori teorie strampalate, che però nascondono importantissime rivelazioni sui personaggi e ci consentono di cogliere dettagli che difficilmente noteremmo altrimenti.
Pur non potendo svelare, per ovvi motivi, molto della trama dei due capitoli (ambientati a poca distanza l’uno dall’altro) possiamo dire che ci troveremo davanti la consueta sfilata di casi bizzarri, talvolta derivati dai romanzi di Conan Doyle (immancabile il delitto a stanza chiusa), e di personaggi improbabili, nello stile di Shu Takumi.
Menzione d’onore merita il nostro avversario di turno, ovvero il procuratore Barok van Zieks: un po’ per il suo nome, un po’ per l’aspetto lo vedremmo bene anche in un capitolo di Castelvania ma quel che è peggio è la fama che lo circonda. Soprannominato Grim Reaper of the Old Bailey, nessun imputato transitato davanti al suo banco è sopravvissuto, in un modo o nell’altro.
Come se non bastasse, nonostante si fosse ritirato dalla carriera forense, van Zieks decide di tornare in attività giusto in tempo per metterci i bastoni tra le ruote. Si rivelerà un vero osso duro, ma avendo battuto Von Karma, Edgeworth e compagnia bella non sarà troppo complicato avere la meglio anche su questo spietato avvocato.
Law & Order
Come per gli altri capitoli di Ace Attorney, anche in questo caso il gameplay è suddiviso in due parti: una prima dedicata alle indagini e alla raccolta di prove cui fa seguito il processo vero e proprio in aula.
Come avviene già da Dual Destinies la fase investigativa è più approfondita rispetto al passato; potremo muoverci in ambienti 3D, manipolare gli oggetti alla ricerca di prove anche nascoste a primo sguardo e riesaminare quanto in nostro possesso per sfruttare gli oggetti inseriti nel registro processuale al momento più opportuno.
Tuttavia i due capitoli di The Great Ace Attorney introducono alcune innovazioni nel gameplay, legate al nuovo contesto.
La prima novità è collegata alla presenza di Herlock Sholmes: nel corso della risoluzione di casi minori, che potrebbero collegarsi alle udienze in aula, il bizzarro detective avvierà una ancora più strana danza delle deduzioni. Come già accennato, usando il suo ragionamento deduttivo (ben diverso da quello del suo eponimo cartaceo) il detective comincerà a fare ragionamenti strampalati e starà a noi e alla sua assistente Iris Wilson (Watson nella versione giapponese) cogliere le deduzioni corrette, esaminando l’ambiente circostante.
La seconda meccanica è collegata al differente sistema giuridico in cui ci troviamo ad agire: in aula non ci sarà più soltanto un giudice in commissione monocratica ma sarà presente anche una giuria popolare che dovremo convincere man mano che l’udienza va avanti.
A rappresentare il tutto, una bilancia che penderà alternativamente verso l’innocenza o la colpevolezza del nostro imputato; un po’ come avviene con gli errori che commettiamo in sede di dibattimento, sbagliando troppo rischiamo di finire anzitempo il processo con una sonora sconfitta.
Purtroppo qui viene fuori uno dei difetti principali del titolo, comune a tutta la serie Ace Attorney: mentre l’accusa procede sempre spedita, quasi senza bisogno di addurre prove sostanziali, noi dovremo faticare non poco per fare prevalere la linea difensiva.
I giurati, spesso non esattamente neutrali, sembrano sempre pronti a valutare negativamente il nostro operato, mettendoci costantemente i bastoni fra le ruote e costringendoci ad un lavoro aggiuntivo rispetto al semplice interrogatorio e controinterrogatorio dei testimoni.
Sapendo che si tratta di una cifra stilistica della serie e che gli svolgimenti bizzarri delle udienze portano spesso ad ignorare dichiarazioni palesemente fuorvianti e più in generale qualsiasi elemento potrebbe portare ad una conclusione anticipata del processo, riusciremo a mantenere la frustrazione entro livelli accettabili.
Proprio questo elemento rende sempre molto soddisfacente arrivare all’ormai famosa Obiezione! che stravolgerà i piani dell’accusa e ci darà modo di sbattere in faccia a pubblico ministero, giudice e giuria prove talmente evidenti da non darci dubbi sulla bontà del nostro operato.
Talvolta rischiamo comunque di perderci all’interno di casi molto ingarbugliati e arzigogolati; tuttavia per i più pigri è possibile attivare in qualsiasi momento la modalità Storia che ci porterà a diventare semplici spettatori di quello che cessa così di essere un gioco per diventare un anime a tutti gli effetti.
A completare l’offerta della collection è presente una nutrita sezione dedicata agli extra che tra bozzetti e cortometraggi contribuisce ad approfondire la lore di Ace Attorney.
Segnali di Stile
Rispetto alle controparti per 3DS, il comparto grafico di The Ace Attorney ha subito pochi stravolgimenti, ma qualche bel miglioramento. Parliamo di una serie che presenta da sempre ambientazioni disegnate a mano in maniera precisa e pulita in cui si muovono personaggi tridimensionali altrettanto ben disegnati, tutti contraddistinti dallo stile visivo bizzarro, vero e proprio simbolo della serie.
Anche il comparto sonoro, con accompagnamento musicale piacevole e coerente con quanto avviene su schermo è più che sufficiente.
Parzialmente discutibile, la scelta di non localizzare il titolo in italiano. Normalmente non si tratta di una grande problematica per chi conosce un minimo di la lingua di Albione, tuttavia se la comprensione risulta semplicissima nell’inglese quasi scolastico di Ryunosuke e degli altri personaggi giapponesi, quando entra il gioco lo slang dei britannici, reso tramite scritte smozzicate e termini poco noti, il rischio di lasciarci sfuggire qualcosa d’importante è tangibile.