C’è sempre una sentita mancanza di videogame ispirati ai classici di Lovecraft, che si presta benissimo a titoli di ogni genere, in particolare quelli investigativi ed horror. The Innsmouth Case cerca di capitalizzare su entrambi questi aspetti, e ci aggiunge anche una vena comica onnipresente durante tutta la durata del gioco, a metà tra una parodia e un tributo alla creazione lovecraftiana.
Il titolo è disponibile su Steam, Switch e Microsoft Store in inglese e tedesco, ma NON in lingua italiana. Sviluppato da RobotPumpkin Games e pubblicato da Assemble Entertainment (gli stessi dietro Leisure Suit Larry, per chi ricorda questo gioco comico dagli sfondi maturi) riuscirà The Innsmouth Case a trovare un suo spazio e un delicato equilibrio tra i vari aspetti che cerca di gestire? Andiamo a scoprirlo!
The Innsmouth Case: tantissime scelte e 27 finali da scoprire
La nostra storia comincia nell’ufficio di un detective privato a Boston. Consumato dal fumo e dall’alcool e senza un soldo, aspetta che un cliente qualsiasi attraversi la porta per pagare i vari debiti accumulati. In risposta alle sue preghiere, entra Dahlia Marsh, una donna sulla cinquantina sensuale e dolce, che subito cerca di fare appello alla sua pietà, chiedendogli di ritrovare la figlia scomparsa: Tabitha Marsh.
Armato solo della sua intuizione e dell’abilitazione ottenuta ad un corso per corrispondenza, l’investigatore dovrà raggiungere Innsmouth e risolvere il caso più complicato e bizzarro della sua vita, che lo porterà ad incontrare tantissimi personaggi strani e misteriosi. Se ti sembra che questa trama sia seria e di tutto rispetto, ricrediti: fin dall’inizio The Innsmouth Case ci bombarda di battute di vario calibro, annullando l’atmosfera noir che cerca tentativamente di creare.
In primo luogo, scopriamo subito che il protagonista è diventato un investigatore privato per corrispondenza, e la sua motivazione è stata aver visto un film giallo di troppo. Oltretutto, si vede in una foto che Tabitha, la figlia di Dahlia, non ha il naso, ha la pelle a squame e occhi enormi a palla, provocando il vomito nel detective alla vista. Se conosci un pochino di Lovecraft, sai dove vuole andare a parare il gioco, e non ne fa certo mistero.
In effetti, il titolo è pervaso da una costante comicità, e anche se è piuttosto divertente e ben scritto, deluderà sicuramente le aspettative degli amanti dei gialli. The Innsmouth Case non si prende sul serio, così come il materiale a cui fa riferimento, che è mostrato appena superficialmente, preferendo lasciare spazio ad un humor a volte fine, a volte grottesco.
C’è una grande quantità di trame narrative diverse nel gioco, che portano a vari finali: evitando di fare troppi spoiler, un finale possibile è quello di passare la notte a casa di un’adorabile vecchina per scampare da alcune persone losche, mentre un altro può essere, ad esempio, venire trasportato nel tempo milioni di anni indietro. La trama del gioco non è particolarmente profonda, tanto che probabilmente ti basteranno un paio di partite per trovare la famigerata bambina scomparsa.
La parte più interessante è invece esplorare tutte le altre possibilità, capire cosa sta succedendo ad Innsmouth (non ti ci vorrà molto) e trovare ogni finale possibile, che potrebbe richiedere invece qualche ora e un po’ di intuito. L’ambientazione è ben costruita, ma per amor del vero, è costruita sulle solide fondamenta già instaurate anni fa da Lovecraft stesso. Ben scritte invece le descrizioni delle ambientazioni e dei personaggi, che prendono vita grazie ad una sceneggiatura curata.
Dal punto di vista della narrazione dunque, gli amanti del mito di Cthulhu non troveranno alcuno spunto nuovo o interessante, così come gli amanti dei gialli. Questo gioco piacerà a chi cerca un’esperienza in stile “visual novel” divertente e rilassante, in particolar modo se conosce bene l’inglese, dato che c’è moltissimo da leggere.
Un’avventura testuale cruda e semplice
In quanto avventura grafica, The Innsmouth Case è competente ma non rivoluziona certo il genere dal punto di vista del gameplay. Durante il gioco leggeremo varie linee di testo sullo schermo, e molto spesso ci verrà richiesto di compiere una scelta, e la maggior parte di queste porterà ad altre scelte che porteranno ai vari finali. Anche quelle che sembrano più inconsequenziali o inutili invece potrebbero rivelarsi vincenti, quindi non aver paura di rischiare ed esplorare ogni possibilità!
Questo è anche un punto a sfavore per il gioco però. Sebbene la creatività e il pensiero laterale vengano premiati con la scoperta di nuove strade, viene invece punita la semplice logica e l’attenzione. È proprio per questo motivo che è difficile consigliare il titolo agli amanti del genere giallo in generale, che potrebbero rimanere delusi dal fatto che tutte le loro annotazioni e attenzione ai dettagli non servano poi a molto.
Ottime invece le meccaniche a favore della qualità della vita, come la possibilità di ricaricare lo scenario attuale in caso di una scelta sbagliata, la possibilità di saltare linee di testo già lette e quella per ricominciare la partita da un qualsiasi capitolo. Servono tutte infatti a non annoiare il giocatore, e ad aiutarlo a vedere ogni finale che viene oltretutto spuntato da una lista di tutti quelli possibili per aiutarti a completare il gioco in tranquillità!
Sonoro e grafica: un’occasione sprecata
Un paio di note di demerito in questi campi per The Innsmouth Case. Graficamente, il gioco cerca di imitare l’esperienza di un librogame: l’interfaccia utente è infatti composta dalla pagina di un libro, su cui ci sarà il testo da leggere, un’immagine con dei personaggi animati e uno sfondo statico che raramente cambierà. I disegni e le animazioni sono eccellenti ed aggiungono moltissimo all’esperienza, ma vengono confinate in un riquadro davvero ristretto.
Se gli sviluppatori avessero provato ad utilizzare tutto lo schermo invece che solo la pagina di un libro per immagini e testo, sicuramente avrebbero sfruttato al meglio le capacità artistiche del proprio team, che ha comunque creato qualcosa di ottimo per la scala del gioco in sé. Il sonoro d’altro canto non è nulla di speciale, la musica d’orchestra è un sottofondo piacevole se non un po’ ripetitivo, ma il tono spesso drammatico si scontra con le battute a cuor leggero sullo schermo.