DOOM Eternal, Hades, Final Fantasy VII Remake, The Last of Us Parte 2, Animal Crossing: New Horizons e Ghost of Tsushima; sono stati questi i videogiochi considerati degni di ambire al più importante riconoscimento del mondo videoludico: il Game of the Year.
Come ogni anno, il giornalista e il presentatore Geoff Keighley ha messo in piedi lo spettacolo dei The Game Awards che al di là delle critiche fondate, come quelle riporto qui sotto, si è riconfermato essere un punto di riferimento per noi amanti dell’intero medium.
Per quanto mi riguarda, una volta appurato che le possibilità di vedere Elden Ring fossero ridotte allo zero, probabilmente perché Bandai Namco non voleva deviare dal lancio del suo Cyberpunk 2077, mi sono approcciato all’evento con poche aspettative e una sincera curiosità. Curiosità che, ci tengo comunque a precisarlo, non era da ricollegarsi a possibili sorprese legate alle votazioni.
Anche quest’anno ho dunque atteso i The Game Awards come un bambino aspetta il Natale, con l’unica differenza che in un certo senso sapevo cosa si nascondeva sotto l’albero. Per quanto il pubblico si sia espresso votando in massa Ghost of Tsushima, alla fine, a uscire trionfante dall’evento è stato The Last of Us Parte 2, l’ultima opera di Naughty Dog che nel corso di quest’anno ormai agli sgoccioli ( anche solo a livello d’impatto mediatico) ha saputo concentrare su sé le attenzioni di chiunque.
Dati i riscontri di critica estremamente positivi e il ruolo che questa riveste all’interno della giuria, The Last of Us Parte 2 era a tutti gli effetti il favorito di questa edizione e io, che come avrai intuito dal titolo mi ritrovo assolutamente in tale esito, pur sapendo di chi invece si considera di tutt’altro avviso, non potrei essere più d’accordo.
I meriti di The Last of Us Parte 2
Dopo le critiche sterili, i disastrosi leak e le vergognose minacce di morte che ne hanno caratterizzato lo sviluppo e il conseguente rilascio, The Last of Us Parte 2 si è saputo prendere la propria rivincita nel miglior modo possibile: superando la concorrenza. È vero, forse tutti quegli episodi hanno persino finito con il favorirlo ulteriormente, ma ciò che mi preme sottolineare è che l’opera diretta da Neil Druckmann avrebbe potuto vincere quei premi a prescindere da certe cose.
Stando a quanto emerge leggendo i vari post su internet (e non solo), chi non ha apprezzato The Last of Us Parte 2 tende a sminuirne anche il gameplay, definendolo nel complesso poco innovativo e fin troppo noioso, ripetitivo. Per poter analizzare efficacemente un videogioco o qualsiasi altra opera d’intrattenimento, però, è prima di tutto fondamentale saper distinguere i propri gusti da eventuali qualità o difetti presenti al suo interno.
Dico questo perché è proprio nel gameplay che The Last of Us Parte 2 si conferma eccezionale, dato che riprende a piene a mani tutto ciò che caratterizzò il prequel, evolvendolo in pressoché ogni suo singolo aspetto. Un esempio? Il level design, mai così verosimile e in grado di nascondere la linearità tanto cara a questo genere, grazie a mappe ad ampio respiro che lasciano spazio alla libera esplorazione.
A questo, va aggiunto che racconto libertà viene reiterata anche nell’aspetto più ludico, concedendo a chi gioca una varietà d’approccio che nel predecessore non esisteva affatto. L’aggiunta di nuove meccaniche come il potersi gettare o strisciare a terra, così come l’arsenale reso più ampio e arricchito dalle varie modifiche, non fanno che elevare l’intera esperienza alivelli di qualità degni di un premio.
Da lodare, senza neanche il bisogno di addentrarci in argomenti quali il miracolo tecnico visto su PlayStation 4, campo in cui Naughty Dog ha ormai dimostrato la propria supremazia, è anche l’intelligenza artificiale che definisce il pattern dei nemici (infetti e non), che una volta allarmati, tendono a sfruttare ogni mezzo nel tentativo di accerchiarti. Rivoluzionario? Forse no, ma ancora una volta migliore di altri.
In conclusione: visti i passi in avanti fatti rispetto al capitolo precedente, la maniacale cura per i dettagli, l’innovazione dal punto di vista dell’accessibilità e tutto ciò di cui ti ho e non ho voluto parlare, The Last of Us Parte 2 (pur senza rivoluzionare il medium) ha alzato gli standard odierni come solo un GOTY avrebbe potuto fare. A voi le conclusioni!
https://youtu.be/TXl9GI1p_Os