A me piacciono i GDR di stampo occidentale. Anche agli sviluppatori di The Last Oricru devono piacere, sono più che convinto di entrambe le cose. Eppure, come la mia passione per quest’ ultimi non mi rende automaticamente in grado di sviluppare un buon titolo videoludico, altrettanto si può dire per i developers della Repubblica Ceca dello studio di sviluppo GoldKnights.
Il titolo degli sviluppatori cechi è mediocre, forse men che mediocre, ciononostante non ho potuto fare a meno di apprezzare la loro passione (e null’altro che quella!) nel mettere su una storia da raccontare attraverso meccaniche da Gioco di Ruolo piuttosto classiche, ma pur sempre apprezzabili. Se questo è bastato a farmi superare la pessima programmazione del gioco, non si può dire lo stesso dei bug troppo invalidanti in cui sono incappato nel corso del gioco!
Ma facciamo un passo indietro, partiamo dall’inizio e presentiamo questo pastrocchio videoludico denominato The Last Oricru.
The Last Oricru: una storia banale, una trama già vista e rivista, ma che come pretesto va più che bene
Partiamo da quello che potremmo definire il meno peggio di questo titolo, il comparto narrativo: sebbene risulti essere tremendamente banale e privo di originalità, come pretesto per partire all’avventura e malmenare chicchessia, va più che bene.
Il nostro protagonista, denominato Silver di default, si risveglia su di un pianeta alieno sconosciuto e viene immediatamente tirato in ballo nel mezzo di una guerra civile, una rivolta di schiavi, ed un mistero legato alla magia del luogo. Qui, tra missioni principali e secondarie, un sistema di fazioni che bene o male funziona e riesce veramente a cambiare le sorti della storia (sebbene a volte tenda a creare dei paradossi tutti da ridere) la trama di The Last Oricru prosegue senza troppi intoppi; dimenticabile, ma apprezzabile per la sua durata.
Il protagonista principale funziona nella sua irriverenza (spesso forzata), riuscendo a farci affezionare alla sua sorte, mentre i personaggi secondari, risultano essere piuttosto monodimensionali, salvo alcuni casi in cui vengono approfonditi (ma sempre senza esagerare, non vogliamo superare la sufficienza qui!)
Poco da dire da questo punto di vista, non è per la sua storia, ne per come viene raccontata, che questo titolo risulta essere al limite dell’insufficienza.
Comparto tecnico imbarazzante!
Ok, non ci girerò attorno: il comparto grafico di The Last Oricru è al limite della decenza per il 90% del tempo, mentre risulta vagamente buono per il restante 10. Texture spoglie oltre ogni limite, 60 frame al secondo molto, troppo instabili ed animazioni rigide come un calippo in inverno; da specificare come il titolo sia disponibile solo su console next-gen e risulti essere ottimizzato per l’Xbox Series X.
Riporto testualmente la frase con cui ho descritto l’esperienza videoludica a me stesso, durante una fase di gameplay: “sembra di star giocando a Dragon Age: Inquisition…ma quello castrato su Xbox 360!”.
Ma nemmeno questo serve a buttare giù l’intero titolo, in quanto, come detto in apertura, la mediocrità tecnica e narrativa non toglie al titolo il diritto di poter piacere e la possibilità di essere goduto da un videogiocatore, pur con tutti i suoi limiti.
Il gameplay: macchinoso, un po’ raffazzonato, ma divertente!
Non ti mentirò, combattere in The Last Oricru è un’esperienza divertente e, a tratti, appagante: in pieno stile souls-like, le tipologie di armi si sprecano: ad una mano con e senza scudo, a 2 mani, con diverse velocità di attacco, move-set, abilità attive e passive, armi bianche, armi da fuoco, armi magiche, ranged, melee e potrei andare avanti ancora e ancora.
Certo, non siamo di fronte alla perfezione, in quanto i combattimenti risultano essere leggermente legnosi, poco competitivi quando ci si trova 1 vs. “tutti nemici che vengono aggrati” ed in generale una versione peggiore del combat system reso ormai famoso da From Software.
Ma alla fine dei giochi, il divertimento nel masterare l’utilizzo della propria tipologia di arma preferita, il dover buildare il proprio PG in base al nostro stile di gioco (armatura pesante con scudo, mago, ladro agile, o un ibrido di questi tre) ed in generale tutti gli elementi da gioco di ruolo, rendono il gameplay di The Last Oricru al pari dei punti toccati in precedenza: mediocre, forse anche peggio, ma apprezzabile da chiunque, stando al proprio gusto personale.
Ma qual è, quindi, il vero punto debole di questo titolo, quello che lo fa sprofondare nell’abisso dei titoli che non si possono consigliare, salvo mettere in guardia da questa terribile piaga videoludica? La risposta la sappiamo tutti: I BUG!!!
The Last Oricru: i bug non perdonano, ne possono essere perdonati.
A costo di essere ridondante, lo ripeterò per l’ultima volta: si può passare sopra ad una trama poco originale ed utilizzata solo come pretesto, si può sorvolare su di un comparto grafico non all’altezza di questa generazione videoludica (per evidenti limiti di programmazione) e si può godere di un gameplay non perfetto, ma comunque appagante (entro certi limiti). In breve, si può apprezzare un prodotto palesemente mediocre, ma fatto con il cuore e con cognizione di causa.
Quello che, però, cancella in toto quanto detto appena sopra, sono, e saranno, sempre loro, i maledetti bug invalidanti per il prosieguo del gioco: pezzi dell’inventario che spariscono dallo stesso dopo essere stati potenziati, armature che non vengono indossate/non si possono rimuovere dal protagonista salvo uscire e ricaricare la partita, punti esperienza (qui denominati essenze, ma di base funzionali come le anime dei souls) che, alla morte, vengono collocati in punti della mappa non raggiungibili e quindi irrecuperabili, cut-scene ed intermezzi che si ripetono al nostro 2° passaggio in una determinata zona.
E questi sono solamente quelli da me trovati sino ad una certa parte della storia, ma non fatico a credere che altre nefandezze possano aver colpito (e colpiranno) altri giocatori.
Piccola nota a margine per la modalità cooperativa, disponibile sia in locale che online: quest’ultima permetterà unicamente di condividere pregi e difetti del titolo in questione con un amico videogiocatore (raddoppiando piaceri e dispiaceri).
Peccato, dunque, un vero peccato in quanto, personalmente, aspettavo l’uscita di The Last Oricru sin dal suo annuncio (QUI il nostro articolo dell’epoca).