Sviluppato da Rumata Lab e pubblicato dagli stessi in sinergia con Cryptivo e Sometimes You, The Last Shot è un interessante platform in 2D incentrato sulla risoluzione di enigmi ambientali e su diverse tipologie di puzzle. Noi abbiamo affrontato questo animato ma crudele mondo in guerra su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a partire a riparare ogni meccanismo immaginabile pur di ritrovare la tua amata?
The Last Shot e la magia di essere un piccolo ma importante ingranaggio
Sarai tu il piccolo ingranaggio in grado di fermare gli orrori di una grande guerra infinita? Questo è il principale interrogatorio che si pone centralmente nelle vicende di The Last Shot che vedono come protagonista assoluto un anonimo e buffo ingegnere. Parliamo di un’avventura diesel-punk piena zeppa di tecnologia legata soprattutto ad armi colossali da utilizzare specialmente a lungo raggio (quindi: enormi cannoni).
Il mondo, d’altronde, è devastato dalla guerra e tu esordisci proprio all’interno di un appartamento (casa tua) che è situato proprio in una città perennemente in guerra. Girare per strada è quindi qualcosa che viene ben poco promosso… eppure il nostro giovane protagonista intraprende un pericoloso viaggio in strade zeppe di armi e soldati. Il motivo di tale viaggio? Ritrovare la sua amata e, per farlo, si lascerà guidare proprio dalle lettere di quest’ultima.
Come potrai immaginare, la narrazione di The Last Shot non è originale e neanche molto approfondita eppure, emerge grazie ad alcune scelte stilistiche particolarmente apprezzate. Non solo il titolo decide di affrontare tematiche decisamente complesse e tristemente moderne come la guerra sfruttando uno stile cartoonesco, deformed e involontariamente comico ma racconta anche una storia senza utilizzare neanche una parola scritta a schermo.
I personaggi e gli eventi vengono descritti con una sequela di immagini, anche all’interno dei baloon ci sono solo disegni. La storia raccontata unicamente per immagini è quindi sì semplice ma funge da buon collante per spingerci fino alle battute finali in un titolo che, anche a seconda del nostro intuito e abilità nella risoluzione dei vari puzzle, può presentare una longevità di oltre sei ore. Purtroppo, questa è un’arma a doppio taglio che porta la narrazione a non soddisfare appieno la nostra curiosità, non riuscendo ad approfondire come si deve la lore generale dell’opera che rimane abbastanza fumosa.
Platform e puzzle ai tempi della guerra
The Last Shot è un platform game in 2D a scorrimento orizzontale incentrato sulla risoluzione di puzzle ambientali di vario genere. Questo si traduce in una sequela lineare di livelli dal level design unico e privo di strade secondarie o segreti da svelare (non ci sono collezionabili). Tutto è focalizzato sul puzzle di turno da risolvere per poter progredire oltre mettendo da parte il lato platform incentrato più su pochi salti e più piattaforme da spostare e riposizionare. Dal canto suo, l’ingegnere che andremo a controllare, oltre a spostarsi e a saltare, può anche spingere oggetti di varie dimensioni o utilizzare i suoi fidati arnesi: martello e chiave inglese.
Questi strumenti vanno equipaggiati e il loro utilizzo, abbastanza goffo e non sempre preciso, serve unicamente alla risoluzione di specifici enigmi ambientali sempre discretamente intuitivi. Man mano che si progredisce, la complessità dei puzzle aumenta dando sempre più soddisfazione quando li si risolve soprattutto se portano a mutare anche il livello stesso (aprendo percorsi o facendo apparire personaggi nuovi e così via).
L’ossatura di The Last Shot non è innovativa o originale e anzi prende molto da altri titoli simili, alcuni di questi omaggiati dal gioco stesso con easter egg più o meno evidenti (uno fra tutti, l’ottimo Machinarium). All’interno di The Last Shot non mancano anche livelli che provano a mutare la formula base del titolo come sezioni di guida che non riescono però ad appagare completamente e che anzi, risultano meno ispirate delle fasi principali. Queste ultime spaziano priincipalmente dal cercare oggetti da utilizzare in appositi luoghi o macchinari al risolvere varie sfide come collegare tubi, eseguire sfide a tempo e quant’altro.
Da segnalare un sistema di checkpoint non molto comodo né intuitivo (non è manuale ma automatico) e che in caso di brevi sessioni di gioco può portare a ripetere intere parti di livello. Nulla di esasperante ma comunque da tener conto per evitare di dover ripetere interi puzzle. Per quanto riguarda bug e glitch, The Last Shot ne ha qualcuno ma niente di esageratamente grave. Nel corso di tutta l’avventura, ci è capitato solo un freeze che ci ha costretto al reset e qualche sporadico rallentamento, soprattutto quando su schermo ci sono molti elementi.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Last Shot ha stile e una buona profondità della messa in scena (alcune aree sono notevoli per la cura del dettaglio che include anche elementi circostanziali). L’atmosfera diesel-punk si amalgama al mondo dei cartoon trattando tematiche forti in modo discretamente leggero e restituendo una serie di immagini quasi sempre ben elaborate e che trainano una storia meramente visiva che, nel suo piccolo, soddisfa.
Anche il sonoro ne esce discretamente bene seppur senza tracce memorabili. In compenso, non ci sono ripetitività fastidiose mentre gli effetti sonori sono ben inseriti e aiutano a rendere il mondo di gioco più coeso e credibile. Infine, il titolo ha i sottotitoli in lingua italiana ma parliamo di testi legati unicamente ai menù.