Sviluppato da The Growing Stones e pubblicato da Valkyrie Initiative, The Mildew Children è un’intrigante avventura in 2D a scorrimento orizzontale con forti caratteristiche da visual novel e con la presenza di qualche enigma e dei fugaci QTE. Noi abbiamo affrontato questa inquietante avventura su Nintendo Switch e siamo pronti a condividere la nostra recensione.
The Mildew Children tra streghe e rituali inquietanti
The Mildew Children punta tutto sulla trama e, ancor di più, sulle atmosfere fortemente inquietanti. In effetti, la parola “inquietante” sarà decisamente abusata in questa recensione in quanto è perfetta per le tematiche e gli eventi che permea praticamente tutta l’avventura del titolo firmato The Growing Stones. Ma procediamo con ordine e andiamo a dare uno sguardo più accurato al villaggio da cui inizieremo a muovere i primi passi.
La particolarità che emerge a una prima e fugace occhiata è che nel mondo di The Mildew Children, in particolare nel nostro villaggio, sembrano esserci solo “bambini”. Giovani, in prevalenza donne, che rivestono ruoli decisamente particolari. Noi siamo Kyrphel, una strega e in nostra compagnia c’è una ragazza dal volto angelico, leggermente sporco e che imbraccia una falce. Palese richiamo alla morte.
La morte avanza a braccetto con The Mildew Children, insinuandosi in momenti semplicemente inaspettati eppure, laddove l’utente rimane perplesso dinanzi a certe dinamiche di quella strana comunità di giovanissimi, tale comunità convive con la morte. Anzi, la cerca. The Mildew Children è un mosaico di rituali, un ciclo di eventi pagani e misteriosi che andremo a snocciolare con minuziosità.
Tra sostanze dal dubbio contenuto, preghiere, riunioni da simil setta e rituali sacrificali, la protagonista si muoverà flemmamente tra i viali rudimentali di un villaggio di paglia e legno, con indosso abiti in bilico tra quelli di un druide e di un indigeno americano. Senza neanche dirlo, The Mildew Children punta tutto sui dialoghi al punto da poter essere paragonata a una visual novel.
Una visual novel (qui un nostro approfondimento sul genere) fortemente incentrata sui rapporti coi personaggi della tribù, ognuno dotato di più espressioni “grafiche” e di un carattere solo all’apparenza passivo e stereotipato. Sembra, infatti, che ogni individuo, protagonista inclusa, indossi una maschera emotiva. Succubi coscienti di un ciclo forzato e all’apparenza insensato e brutale.
La trama di The Mildew Children si snocciola lungo 12 capitoli ed è anche fortemente rigiocabile grazie al fatto che muta al mutare delle nostre scelte. Scelte che non sono sempre facilmente prevedibili come, d’altronde, non è prevedibile l’andamento stesso della storia forte di un’atmosfera mistica e “malata” ma allo stesso tempo affascinante e che ricopre il ruolo di vero e proprio motore trainante dell’intera vicenda, andando a colmare le lacune ludiche del titolo.
Una visual novel interattiva
The Mildew Children oscilla tra adventure 2D e visual novel. Quest’ultimo, neanche a dirlo, è l’aspetto che emerge di più e con una certa prepotenza anche se, a differenza dei classici che spopolano nel catalogo di congeneri, l’opera in analisi prova a essere più interattiva. Elemento, quest’ultimo, che diventa anche il tallone d’Achille più rumoroso.
Ma procediamo con ordine. Il lato da adventure è dovuto al fatto che ci possiamo spostare da un’area all’altra, aiutandoci con una semplice mappa. Ricordiamo che si tratta di un titolo in 2D a scorrimento orizzontale ma la profondità è data dalla possibilità di poter accedere in determinate vie o edifici (sempre segnalati sulla mappa). Dove andare e quando è sempre abbastanza chiaro e visibile sulla già citata mappa e quindi l’esplorazione in sé è molto rudimentale e poco accattivante.
Il versante da visual novel, lo zoccolo duro dell’intera produzione, è quello che prova, come anticipato, a innovarsi e trasformandosi in un qualcosa di più interattivo… fallendo. Ai dialoghi passivi con scelte a schermo si alternano momenti simil QTE che si inseriscono nei dialoghi stessi complicando la fruizione della narrazione e minandone il ritmo.
Tradotto in termini ludici, non è raro trovarsi, mentre si sta dialogando con qualcuno o nel bel mezzo dei pensieri della protagonista, a dover dosare il respiro della protagonista mantenendo un pallino al centro di una barra e resistendo ai vari scossoni emotivi che ci spingeranno bruscamente da un versante all’altro della barra col potenziale rischio di game over in caso fallissimo nel riportare la pallina al centro della barra.
Tener d’occhio la barra mentre facciamo proseguire il dialogo, non solo ci deconcentra ma è anche scomodo. I testi, che sono anche in inglese, non sono semplicissimi e spesso ci si ritrova ne bel mezzo di un rituale o una preghiera che, inutile dirlo, non riuscirai a seguire facilmente e sarai costretto a recuperarla a QTE passato.
Altro esempio di frequente QTE è un minigioco simil rhythm game dove alcuni pallini dovranno essere intercettati in una determinata area richiedendo la pressione di un tasto. Altro evento che andrà a intromettersi mentre fiumi di parole scorreranno, estraniandosi dalle vicende per focalizzarci in questo mini aspetto ludico che, più che essere interattivo e coinvolgente, stona e spezza ritmo e atmosfera.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Mildew Children non è rivoluzionario ma si difende discretamente. Il merito è soprattutto della resa estetica dei personaggi e delle loro espressioni. Queste sono molto curate e mutano al mutare degli eventi e della situazione. L’impassibilità generale cede quindi il ritmo a smorfie di sofferenza, lievi cenni di stupore e sorrisi stirati e timidi, in perfetta linea con le atmosfere generali del titolo.
Le ambientazioni, invece, seppur discretamente curate, risultano leggermente anonime, salvo per alcuni totem e strutture rituali macabre e che ci ricordano quanto The Mildew Children può essere inquietante. Il sonoro si difende bene e riesce ad accompagnarci per tutta l’avventura senza mai risultare fastidioso o opprimente. Peccato, invece, per l’assenza della lingua italiana. Tale assenza diventa ancora più pesante a causa dei QTE già citati e del tipo di linguaggio non proprio semplicissimo.
Infine, The Mildew Children si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con la versione portatile particolarmente idonea data la tipologia di gioco che è quasi un romanzo interattivo.