Fin da quando l’ultima creazione di Sony, il PlayStation VR, è arrivata sul mercato, centinaia di sviluppatori hanno cercato di proporre al pubblico dei giochi in grado di entrare nel cuore dei giocatori. Della miriade di titoli che hanno invaso il mercato, alcuni si sono rivelati all’altezza, mentre altri sono purtroppo destinati a finire nel dimenticatoio. Saranno riusciti i ragazzi di Firesprite a creare un gioco apprezzato dal pubblico? Scopritelo in questa recensione di The Persistence VR!
Un horror roguelike in realtà virtuale
I giochi roguelike sono quelli appartenenti alla categoria nella quale per esempio la morte è permanente e le mappe sono generate casualmente, così come i nemici. Questa categoria prende il nome da Rogue, capostipite del genere nato nel 1980 e basato sul gioco di ruolo Dungeons & Dragons. The Persistence è un gioco horror roguelike giocabile in realtà virtuale, e questo è un connubio che ci è piaciuto particolarmente. La trama procede in maniera lineare e ben sviluppata, ha un finale ben preciso e mantiene l’interesse del giocatore sempre costante. A rendere difficile il completamento di questa avventura, contribuisce il fatto che la morte compromette in maniera seria l’esperienza di gioco: morire non è una cosa “figurata”, ma è permanente, e comporta la perdita dell’equipaggiamento e delle munizioni. In The Persistence siamo intrappolati in un’astronave insieme a degli strani mutanti che sono stati “stampati” da un’apposito macchinario presente sul veicolo spaziale. Il nostro obiettivo è quello di ripristinare le funzioni vitali della nave per far si che essa torni in funzione, e questo si è rivelato abbastanza difficile visto appunto le caratteristiche del videogioco. La “resurrezione” del giocatore è giustificata dal fatto che la maggior parte dei componenti dell’equipaggio ha caricato in maniera digitale la propria identità sulla nave con l’obiettivo di colonizzare un lontano pianeta. Come anticipato, le caratteristiche del gioco e la trama sempre interessata fanno si che il giocatore raramente si stanchi di giocarlo.
I ragazzi di Firesprit non sono nuovi alla creazione di esperienze VR. È infatti frutto del loro ingegno Playroom VR, la spettacolare raccolta di minigiochi dedicati alla realtà virtuale secondo Sony che permette di passare divertentissime serate tra amici. L’esperienza maturata in passato ha permesso agli sviluppatori di aggirare il problema della motion sickness, che purtroppo affligge un gran numero di videogiocatori. Per eliminare questo sgradevole inconveniente, The Persistence permette al giocatore di affrontare l’avventura utilizzando dei sistemi di movimento differenti. Il primo, quello dedicato ai soggetti più sensibili ai movimenti che causano malessere, permette di ruotare la visuale di scatto per eliminare il maggior numero possibile di movimenti ingannevoli per il nostro cervello. Questo sistema di comandi permette ovviamente di godersi al meglio l’esperienza, e per più tempo, ma impedisce ai giocatori che ne usufruiranno di ottenere la massima immedesimazione. Le altre due modalità rendono via via l’esperienza di gioco più realistica, ma risulteranno inaffrontabili per coloro i quali sono afflitti dal “mal di VR”.
Gli avversari affrontabili nel corso dell’avventura sono otto, ognuno con caratteristiche ben distinte e il che li rende ognuno diverso dall’altro e da affrontare con strategie diverse. Ognuno di essi ha un’intelligenza artificiale pazzesca, e i loro sensi sono veramente ben sviluppati. Questo li rende capaci di diventare dei cacciatori irreprensibili, in grado di non dare tregua al giocatore, il quale deve prediligere una tattica che porti lui ad essere il cacciatore e non la preda. Questo apre le porte ad una tattica stealth. Tra l’altro la realtà virtuale sembra realizzata appositamente per approcci di questo genere, e The Persistence permette al giocatore di mettere in atto questo tipo di tattiche in maniera davvero perfetta. Ci saranno per esempio dei momenti nei quali il giocatore si troverà a sporgersi da un angolo per assicurarsi che nessun nemico sopraggiunga da un corridoio.
The Persistence ha anche una modalità Multiplayer. Il giocatore è libero di godersi l’esperienza di gioco insieme ad un amico grazie ad un’applicazione per smartphone. Questa applicazione permette al nostro compagno di osservare dall’alto la mappa nella quale il giocatore “principale” si muove. Questo gli permette di segnalargli eventuali nemici, o degli oggetti da raccogliere che sono stati tralasciati. I due giocatori possono anche interpretare il ruolo di nemici: colui il quale utilizza l’app può spegnere le luci nei momenti peggiori o aizzare i mostri contro l’altro giocatore. Contemporaneamente, quello che usa il VR può utilizzare alcuni pannelli che gli permettono di bloccare le funzionalità dell’applicazione. Ogni tanto l’applicazione ha dei piccoli problemi, che però non incidono sull’esperienza di gioco a tal punto da renderla inutilizzabile. Una volta provata l’esperienza multigiocatore, però, giocare da soli risulta fin troppo difficile.
Tecnicamente The Persistence è ben realizzato, ma non presenta nessun elemento in grado di far gridare al miracolo. In particolare i mostri sono realizzati in maniera fin troppo anonimo, ma almeno sono realizzati in maniera migliore rispetto alla media dei giochi horror.
The Persistence è un gioco interessante e ben realizzato, che grazie alle sue dinamiche e alla sua trama riesce a tenere sempre costante l’interesse del giocatore. Noi ci siamo divertiti a giocarlo, e lo consigliamo ai possessori di PlayStation VR amanti di questo genere di giochi.