The Pillar Puzzle Escape è un first person puzzle game, una tipologia di gioco che, in realtà, non si vede poi così spesso in giro. Questo sottogenere è nato nel 1993 con il primo Myst, ma si è poi sviluppato soprattutto sul web con i molti videogiochi flash che venivano radunati sotto il capello chiamato “Scappa dalla Stanza” (spesso mischiandosi anche con il genere del punta e clicca). Di tanto in tanto, però, uno di questi giochi risulta così ben fatto da raggiungere il mercato mainstream. Tutti penso ricordiamo i due Portal, The Stanley Parable e The Witness.
Basta guardare un singolo screen per capire che The Pillar Puzzle Escape si rifà proprio a The Witness. Più che un sequel spirituale, sembra quasi una copia carbone con ben poche differenze. Dietro a questo gioco c’é Eastasiasoft, uno studio indie asiatico che racchiude in realtà numerosi sviluppatori visto che chiunque ne abbia le capacità può proporsi per il ruolo. In pratica Eastasiasoft aiuta soprattutto con la parte burocratica e a trovare uno o più distributori. Più direttamente, The Pillar Puzzle Escape è frutto dello studio indie della Repubblica Ceca PaperBunker specializzato soprattutto in giochi mobile. Detto questo, come è The Pillar Puzzle Escape? Riesce a tenere fede alla sua fonte d’ispirazione principale?
La forza della mente
Come tipico per i first person puzzle games, The Pillar Puzzle Escape non ha una vera e propria storia e gran parte del suo fascino risiede proprio nel dare un senso all’esperienza che stiamo vivendo. In questo caso specifico si capisce, dopo un po’ che si gioca, che stiamo raccogliendo dei frammenti di questi pilastri per raggiungere una specie di illuminazione. Una soluzione che si sposa molto bene con l’atmosfera generale del gioco. Quest’ultima infatti pesca a piene mani dalla filosofia zen, con molti ambienti e sinfonie che sembrano citare direttamente elementi tipici da questa corrente di pensiero orientale.
Se The Pillar Puzzle Escape si concentra poco sulla storia, lo stesso non si può dire dell’atmosfera che è molto curata e punta chiaramente in una direzione precisa. Le ambientazioni proposte suggeriscono un ambiente onirico con un pizzico di esoterico e di mistero. Il risultato finale è tanto alieno e strano quanto affascinante e colorato al punto che raramente risulta inquietante e più spesso ci troviamo immersi in un’atmosfera calma e compassante. Tutto ciò che fa parte di questo gioco spinge il giocatore a riprendere fiato e rilassarsi, rallentando dai normali ritmi frenetici della vita di tutti i giorni.
Non serve correre, solo ragionare
Avviando The Pillar Puzzle Escape ci troveremo direttamente dentro al gioco. Fortunatamente questo non ha molti comandi, la maggior parte dei quali sono abbastanza intuitivi. Ogni tanto apparirà qualche indicazione a schermo per aiutarci, ma, in generale, queste sono poche e avrei preferito fossero più complete. Ho infatti scoperto solo al terzultimo livello che premendo R1 potevamo correre e muoverci più velocemente.
Al di là di questo, i comandi sono quelli che puoi immaginare: con la levetta sinistra ci si muove, con un tasto si può interagire con alcuni elementi dell’ambiente e con un altro si possono annullare le nostre azioni. Quando ci si avvicina a determinati elementi come tasti o schermi, si interagisce in automatico con essi.
Come puoi immaginare, gran parte dell’intrattenimento di The Pillar Puzzle Escape lo fanno i puzzle. Questi si dividono in tre tipi (schermi quadrati, cassaforte e ambientali) che a loro volta si suddividono in varie tipologie. I più comuni sono gli schermi quadrati con una griglia appesi a superfici verticali. L’obiettivo e il cosa fare variano da tipologia a tipologia e si va dal dover collegare i vari quadratini di colori diversi al dover riempire tutti gli spazi con un colore, passando per il memorizzare una determinata traccia o nel dover replicare una qualche trama sulla griglia che è suggerita da qualcosa nell’ambiente di gioco.
In generale si può constatare una certa ripetitività che alla lunga renderà questi puzzle più noiosi che interessanti, soprattutto quelli fastidiosissimi dove bisogna memorizzare una certa traccia dopo averla vista per pochi secondi. Un altro problema che ho notato è che questi puzzle sembrano posizionati nell’avanzamento del gioco in modo casuale. Mi è successo più di una volta di trovare un puzzle facilissimo in mezzo ad altri molto più complessi e dopo che magari ne avevo fatto uno simile più difficile. La progressione sembra un po’ mal ragionata e programmata.
Gli altri due tipi di puzzle sono meno presenti, ma più interessanti ed affascinanti. Quelli a cassaforte presentano quattro rotelle con vari numeri e per risolverli, dobbiamo trovare la giusta combinazione che è spesso nascosta da qualche parte nel livello (e spesso dovrai usare parecchia fantasia). Quelli ambientali, infine, sono i più vari e propongono di tutto: dal memorizzare dei simboli per capire in che ordine premere dei tasti al dover ruotare dei laser colorati in modo che ottengano la giusta sfumatura e vadano a colpire il giusto punto, passando per capire come funzionano dei portali, spostare degli oggetti quadrati, sparare con una specie di torretta o cercare di risolvere un labirinto mentre lo si attraversa in prima persona. Raramente questi vengono a noia, devo essere onesto, ma sono pochi e molto sparsi, per quanto interessanti.
The Pillar Puzzle Escape è, al contrario di The Witness e giochi simili, suddiviso in livelli precisi, zone ben delimitate che vanno risolte una dopo l’altra. In ogni area, oltre a dover capire come andare avanti e raggiungere il nostro obiettivo, dovremo anche completare un obiettivo secondario che prevede la raccolta dei frammenti di un tassello quadrato. Questi sono nascosti dannatamente bene, soprattutto nei livelli più avanzati, e spesso si confondono facilmente con l’ambiente o con gli elementi presenti. Uno scopo aggiuntivo interessante che offre un certo grado di rigiocabilità. Una volta completato The Pillar Puzzle Escape, infatti, avremo la possibilità di scegliere e rigiocare ogni singolo livello senza dover ricominciare tutto dal principio.
Rilassati e Pensa
Passando al comparto artistico, uno degli elementi che ho apprezzato di più in assoluto è il sottofondo musicale. Ogni livello ha una propria sinfonia che contribuisce alla perfezione a generare quell’atmosfera onirica così ricercata da The Pillar Puzzle Escape. Anche le musiche dal ritmo più accelerato hanno delle sfumature sognatrici e misteriose che rendono il risultato assolutamente indicato per l’esperienza di gioco ricercata.
Stesso discorso potrei farlo anche per i molti effetti sonori ambientali che contribuiscono a creare una sensazione di pace, calma e riflessione. A volte forse sono un po’ troppo rumorosi, ma sarà successo due o tre volte massimo in tutto il percorso di gioco ed in generale sono sempre appropriati.
Non posso invece dire lo stesso del comparto grafico. Per quanto il level design sia ben pensato ed alcune soluzioni siano a dir poco affascinanti ed interessanti, The Pillar Puzzle Escape si avvicina alla coloratissima qualità della grafica di The Witness solo sulla superfice. Basta avvicinarsi ad un qualsiasi elemento per rendersi conto che, in realtà, sotto la patina minimal ricercata si nasconde un lavoro grafico abbastanza rozzo.
A questo si aggiunge che non mancano numerosi glitch, difetti grafici e muri invisibili inspiegabili e fastidiosi. Non ho neanche amato l’idea di spezzare in modo così evidente i vari livelli, avrei preferito uno sviluppo più lineare e chiaro. A volte non si capisce neanche come stiamo viaggiando da un livello all’altro e, personalmente, non ho proprio capito il finale (non faccio spoiler, tranquillo, ma ci sono rimasto parecchio perplesso).
Un viaggio onirico non proprio memorabile
Complessivamente The Pillar Puzzle Escape non è un brutto gioco e riesce, tutto sommato, a raggiungere l’obiettivo desiderato: il creare un’atmosfera onirica. Il gioco in sé è rilassante, ma è anche molto breve e a tratti pure noioso (un po’ di varietà in più nei puzzle male non avrebbe fatto). Riesce ad essere un sequel spirituale di The Witness? Beh, direi proprio di no. Può aiutare un po’ a sopperire all’astinenza da quel piccolo capolavoro, ma difficilmente riuscirà a soddisfare pienamente i suoi fan, anche perché è molto, molto più semplice. Per fare una metafora pratica, The Pillar Puzzle Escape è un The Witness acquistato su wish, nel bene e nel male.
Ne consiglio l’acquisto? Difficile fornire una risposta. The Pillar Puzzle Escape ha delle potenzialità enormi come first person puzzle game, ma fallisce in parte nell’esprimerle pienamente a causa di tanti piccoli difetti che, sommati insieme, inficiano sulla godibilità finale del titolo. Sembra a tratti un gioco incompleto e questo è davvero un peccato. A conti fatti credo che, se ti piace il genere e se lo trovi scontato, allora puoi procedere tranquillamente con l’acquisto, ma, in caso contrario, non lo trovo uno scambio molto conveniente. E’ giusto un passatempo e va preso come tale. Lo si può trovare su steam, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch.