Cosa succederebbe se mescolassimo Journey con Escher? La risposta, se mai qualcuno si fosse posto la domanda finora, è sotto gli occhi di tutti e come avrai sicuramente intuito si chiama The Plane Effect.
Opera prima degli italiani di Innovina Interactivee Studio Kiku, in The Plane Effect vivremo l’odissea di Solo, nome tutt’altro che casuale, un uomo comune alle prese con un mondo che improvvisamente si trasforma in un incubo per lui e in un puzzle game affascinante per noi.
Il gameplay di The Plane Effect
Il gioco inizia senza preamboli, che in effetti non servono, e vede Solo in ufficio a lavorare al computer proprio come facciamo tutti quanti quasi tutti i giorni; fuori imperversa una tormenta di neve e il ticchettio della tastiera appare quasi confortante per l’impiegato di cui in effetti non conosciamo neppure il nome ma che troviamo subito confortante, proprio per la normalità che trasuda dai suoi gesti e da tutto ciò che lo circonda.
Ma, con un ufficio ormai vuoto è chiaro che sia abbastanza tardi e che Solo deve tornare dalla sua famiglia che lo aspetta con un pasto caldo e un paio di comode ciabatte con cui dimenticare la stanchezza della giornata lavorativa; prima di indossare cappotto, sciarpa e recuperare la valigetta c’è ancora il tempo per giocare con un aeroplanino di carta abbandonato per terra. E chissà che come con l’effetto farfalla, non sia proprio il volo del aeroplanino a cambiare drasticamente la vita di Solo.
Fatto sta che una volta uscito per strada godremo per pochi istanti di un’apparente normalità, che sfocerà in situazioni degne del già citato Escher: l’apparente tranquillità di Solo appare da subito in evidente contrasto con la distopia, che i pochi elementi intorno a noi dipingono. La città è ricca di elementi al neon che rimandano alle atmosfere cyberpunk ed è chiaro come il mondo di Solo sia fortemente rivolto al consumismo, visto l’ossessivo invito fatto ai cittadini di acquistare (non si sa bene cosa, quindi tutto) e l’eccessiva spersonalizzazione di tutto l’ambiente circostante, grigio e indistinto.
Siamo gli unici a camminare a piedi per una città in cui il traffico non ha alcun rispetto per i pedoni e in cui l’autorità costituita, sicuramente dispotica, è pronta ad inviare droni che mettono fuori gioco i cittadini che passano col rosso (curiosamente le auto possono farlo impunemente) o vanno un po’ troppo velocemente.
Man mano che il nostro cammino assume sempre più i connotati di un incubo in cui, come l’Odisseo di Omero, ogni passo che facciamo ci allontana da casa anzichè avvicinarci, la realtà di Solo comincia a scomparire sullo sfondo, facendoci addirittura dubitare se davvero ci aspetta qualcuno a casa. Ammesso che esista, una casa.
In questo ambiente ostile, che lo diventerà sempre di più, si sviluppa la storia di The Plane Effect che vedrà Solo alle prese con situazioni tutte diverse tra di loro e ai limiti dell’assurdo, passando dalla metropolitana ad un gigantesco verme che lo inghiotte e dalla complessa fisiologia all’attraversamento di una distesa di neve altissima. Tutte situazioni adatte agli enigmi che il gioco ci pone davanti.
Non possiamo parlare di veri e propri rompicapo in quanto la soluzione è quasi sempre sotto i nostri occhi, al massimo qualche passo avanti e anche quando andare avanti ci risulta leggermente più complicato del solito basta ragionare come Sherlock Holmes e ricordarci che “una volta escluso l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità”.
Le diverse modalità di gioco
Del resto il gamplay stesso, molto semplice in realtà, ci viene in aiuto, dato che già dall’inizio del gioco è possibile scegliere come giocare: con gli aiuti totalmente disattivati, in modalità guidata che ci aiuta a comprenderci cosa dovremmo fare senza però indicarci il percorso da seguire ed infine una modalità totalmente guidata in cui non dovremo fare altro che seguire una freccia attivabile a richiesta e goderci l’avventura.
In alcuni frangenti dovremo ricorrere necessariamente a questa tipologia d’aiuto, non tanto per un’eccessiva difficoltà dell’enigma, quanto piuttosto perchè l’oggetto da raccogliere o la strada da percorrere si confondono nell’ambiente circostante. E’ forse l’unico difetto, uno scotto da pagare quando ci si muove in un’ambientazione nebbiosa e con architettura barocca.
Come accennato, il gameplay, tolti gli enigmi è abbastanza semplice: si tratta soltanto di avanzare, raccogliere alcuni oggetti e interagire con altri e solo sporadicamente correre (o meglio avanzare rapidamente) e saltare. Anche gli oggetti che raccoglieremo verranno utilizzati in maniera automatica nel contesto a loro adatto, evitandoci quindi di gestire un inventario sempre più affollato.
L’utilizzo o meno degli aiuti non modificherà più di tanto l’esperienza di gioco, influendo più che altro sulla sua durata che rimane comunque adeguata a quello che rimane un titolo da giocare per rilassarsi e scoprire una storia inedita e affascinante.
Segnali di Stile
Come già detto, per The Plane Effect gli sviluppatori hanno scelto uno stile minimale in cui il protagonista spicca sullo sfondo con il suo cappotto scuro e la sciarpa bianca, mentre l’ambiente circostante con i suoi colori cupi e tenui brilla per la realizzazione delle sue architetture impossibili e contorte, rendendo il viaggio di Solo una goduria per gli occhi pur con pochi elementi messi a disposizione dalla presentazione isometrica del titolo.
Buono il sonoro, con l’accompagnamento musicale che supporta i momenti più interessanti e gli effetti sonori che spesso acuiscono la solitudine del protagonista