Il gioco comincia nel modo più tranquillo possibile, con un viaggio in treno, su un vagone che potrebbe appartenere all’epoca d’oro dell’Orient Express. Ma si tratta di pochi istanti, il tempo di leggere una misteriosa lettera, e tutto cambia, catapultando noi e il personaggio che interpretiamo in un mondo di misteri angoscianti che è quello che contraddistingue la serie di The Room.
La storia riprende direttamente da dove l’avevamo lasciata nel secondo capitolo, ovvero la ricerca del “Nullo”. Non si sa cosa sia, ma ha grandi poteri oscuri, tanto che grazie ad esso è possibile attraversare le dimensioni fisiche e quelle temporali, aprendo infiniti orizzonti di possibilità a chi riesce a carpirne i segreti. Questa ossessiva ricerca del nullo ci porta a Grey Holm, una misteriosa e labirintica dimora situata su una remota isola, dove siamo solo noi e un misterioso personaggio a guidarci, che si firma “Il Maestro”.
La dimensione di gioco è la prima grande novità di The Room Three, poiché è significativamente più grande dei capitoli precedenti. Quella che nel primo capitolo era solo una stanza ricca di enigmi, ora è un intero edificio. Ogni capitolo di gioco si apre con l’accesso ad una nuova area e con la risoluzione degli enigmi che portano all’ottenimento di un pezzo della “scatola finale”, quella che forse aprirà la porta della conoscenza del Nullo. Potremo quindi esplorare ogni zona del castello di Grey Holm, a partire dalle segrete, la biblioteca, lo studio, il campanile, la cantina, la soffitta, la serra e così via, in un labirintico scenario in cui ogni oggetto emana un alone di mistero. Un mistero inquietante però, perché quella con cui abbiamo a che fare è una scienza oscura, e gli sviluppatori non permettono mai che lo scordiamo.
Andiamo con ordine e iniziamo… dall’inizio
Ovvero iniziamo dalla prima schermata che appare avviando il gioco. Un’ottima scelta degli sviluppatori attuata in questo capitolo è il supporto a tre differenti profili, che permette a più persone di giocare contemporaneamente senza “rubarsi” gli enigmi, ma ognuno seguendo il proprio percorso. Per cui la prima cosa che viene chiesta è di impostare un nome del profilo prima di avviare l’avventura grafica. Altre possibili impostazioni riguardano la scelta della lingua, tra cui è presente l’italiano, il settaggio del volume e la scelta se usufruire o meno dei suggerimenti. Un consiglio? Lasciateli attivi, perché comunque alla fine del gioco… no, non anticipiamo troppo, gli spoiler alla fine! Vi dirò solo che, se siete interessati ai trofei, non farà differenza avere o meno i suggerimenti attivi.
Gameplay
The Room Three è una classica avventura grafica piont and click, in cui grazie al click del mouse sarà possibile interagire con l’ambiente, spostandosi nelle diverse stanze, o con gli oggetti. Un doppio click del mouse, ove necessario, permette di zoomare sugli oggetti, il che sta ad indicare che sicuramente con questi dovrà essere fatta qualche azione.
Gli ambienti sono estremamente curati e soprattutto ricchi di dettagli, il che non rende banale e immediato capire la differenza tra ciò con cui è necessario interagire e ciò che invece è solo arredamento. In effetti, una volta trovato il passaggio che permette di andare nella stanza successiva, rimane la sensazione che qualcos’altro sia rimasto indietro da scoprire. Ed è una sensazione corretta, come vi spiegherò alla fine.
Una barra verticale sulla sinistra dello schermo indica gli oggetti raccolti utili più avanti per risolvere degli enigmi (ad esempio un cacciavite, evidentemente necessario per svitare qualcosa). Una volta terminata la loro utilità, verranno eliminati automaticamente, il che rende semplice intuire che qualsiasi cosa sia conservata in quella sezione prima o poi dovrà essere utilizzata.
Sopra la barra degli oggetti un punto di domanda illuminato indica la presenza di un suggerimento utilizzabile. Gli aiuti sono molto ben strutturati, e danno un suggerimento su quale potrebbe essere la prossima mossa senza dirlo esplicitamente. Non viene detto infatti “usa l’oggetto X per fare l’azione Y“, piuttosto “l’oggetto X che ho trovato potrebbe essere utile in questa stanza“, quasi fosse un pensiero del giocatore che sta ragionando sulla prossima mossa da fare. Se questo non fosse sufficiente ad orientare verso la giusta azione, ne sarà disponibile un altro dopo il trascorrere di una ventina di secondi, più dettagliato e preciso. E così via per i successivi, fino ad arrivare al già citato “usa X per fare Y“. Ogni enigma, a seconda della difficoltà, dispone di 2-5 suggerimenti in sequenza, così da evitare di dare la soluzione diretta ma guidando il giocatore nella giusta direzione. Un segnale sonoro avvisa quando è trascorso il tempo necessario e l’aiuto è disponibile, suono che ho imparato ad amare quasi subito: è il suono che indica l’arrivo di un amico pronto a tirarti fuori dai guai!
Poesia a parte, gli enigmi sono per la maggior parte facilmente risolvibili in totale autonomia e con un minimo di ragionamento. Richiedono più riflessione solo in alcuni casi, in cui ad esempio un oggetto trovato in una stanza deve essere utilizzato qualche stanza prima, oppure quando vi sono dei simboli o numeri da ricordare come combinazione. In questo caso, a meno che non abbiate particolare pratica con i simboli alchemici o zodiacali, consiglio una penna ed un foglio di carta per prendere appunti.
Sulla destra dello schermo invece il fidato oculare, che gli appassionati della serie sanno già essere utile a vedere cose che nella nostra dimensione non sono visibili. Qui, oltre a questa funzione, grazie all’oculare è possibile entrare nelle miniature come fossero stanze reali, ampliano l’ambiente di gioco e costringendo a guardare anche dove è naturale pensare non ci sia niente.
Gli enigmi però non sono il solo protagonista di The Room: c’è la continua sensazione di essere in una dimensione sbagliata
L’arrivo nel castello avviene in condizioni del tutto innaturali, ma siamo abituati a questo genere di cose, a quella che può essere definita fantascienza. Non è questo che disturba, ma la sensazione di essere continuamente al limite del naturale.
Le scatole protagoniste del gioco, ad esempio, quelle che contengono meccanismi incredibilmente ingegnosi, che si aprono come una sorta di matriosca rivelandosi poco alla volta, lasciano al giocatore l’idea che effettivamente potrebbero esistere, ma… Forse un artigiano particolarmente bravo potrebbe costruire meccanismi del genere, mi dico, ma rimane la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, di fuori natura. E’ quella sensazione-non-certezza di stare sfidando lo spazio stesso, di essere in una dimensione diversa in cui non valgono le stesse leggi della fisica che conosciamo, ma quasi. Non è un mondo diverso, ma quasi-uguale.
Chi ha letto qualche racconto di Lovecraft forse capirà meglio ciò che intendo dire parlando di atmosfera, e a dirla tutta i tentacoli che ogni tanto appaiono fanno pensare a quella entità semi-divina che è Cthulhu, e che ultimamente anche nel mondo videoludico sta riscuotendo particolare successo. Ma The Room Three è uscito nel 2015, in tempi non sospetti in cui l’ispirazione lovecraftiana era ancora poco inflazionata.
Parliamo di longevità: per quanto tempo potrà impegnarci The Room Three?
Sono state sufficienti poco meno di 7 ore per terminare i diversi capitoli. Sto parlando di uno stile di gioco in cui ho cercato di utilizzare al minimo i suggerimenti, anche se qualche volta ho ceduto, ma voi non fatelo. Ogni azione poi si rivela abbastanza logica da dire “ci sarei potuta arrivare da sola“. Ed ora?
The Room Three lascia una sorpresa proprio alla fine. Il finale che abbiamo vissuto (che, a mio parere, è abbastanza geniale e sufficientemente inquietante da essere perfettamente in linea con la storia) non è l’unico. Il Nullo, lo abbiamo detto, manipola il tempo, e permette a noi di cambiare il nostro destino vivendo diversi finali alternativi. Tutti quegli indizi che abbiamo lasciato dietro di noi, pensando non fossero utili, ci stanno aspettando per portarci su un’altra strada.
Sembra semplice? Forse ho dimenticato di accennare che tutti gli aiuti ed i suggerimenti su cui potevamo contare ora non ci sono più. Nessun supporto. E’ come avere appena imparato a nuotare in piscina ed essere gettati in mare aperto, senza nessun appiglio a cui aggrapparsi. Ed è forse anche un po’ eccitante pensare a quante ore abbiamo davanti per esplorare Grey Holm e carpirne fino all’ultimo segreto.
E, perchè no, alla fine potremmo anche riuscire a dominare il Nullo, no?
Se avete già provato The Room Three su mobile, un consiglio: su PC è meglio!
Uscito nel 2015 per mobile iOS e Android, The Room Three è stato completamente ristrutturato graficamente nella trasposizione su PC. Ogni oggetto ed ogni ambiente è stato ricostruito, ri-strutturato e ri-illuminato per rendere al meglio la parte grafica ed assicura una totale immersione nel gioco, come è possibile vedere dal video sottostante che confronta le versioni mobile con quella per PC.
Da non sottovalutare il comparto sonoro e, naturalmente, quello grafico
Un’ultima nota va assolutamente fatta al comparto sonoro del gioco. D’altra parte si potrebbe immaginare un film horror senza una musica che ne scandisca il ritmo? Qui è la stessa cosa, l’inquietudine che pervade le scene è acuita dalla colonna sonora, così ben amalgamata agli ambienti da non sentirne la presenza ma senza la quale il gioco non sarebbe lo stesso.
Le immagini sono ricche di dettagli, le stanze disegnate minuziosamente tanto da sembrare reali, come potete vedere nella galleria alla fine dell’articolo. Confesso che, una volta arrivata in cima alla torre, mi sono soffermata qualche secondo ad osservare il cielo stellato.
mi è toccato andare a darci un’occhiata…
Bellissimo, tutta la saga è spettacolare, giocati tutti dal primo all’ultimo, anche il quarto è uno spettacolo.