Sviluppato da Balio Studio in sinergia con VetaSoft e pubblicato da Microids, The Sisters 2: Road to Fame è un videogioco d’avventura con una fortissima struttura da party game e qualche vago elemento da sparatutto in terza persona. Dopo aver accolto con entusiasmo l’annuncio ufficiale del sequel (qui trovi il nostro articolo approfondito), abbiamo vissuto le avventure delle Sisters su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione! Pronto a diventare una star di Sis-Tok?
The Sisters 2: Road to Fame – dal fumetto al videogioco
Prima di affrontare la narrativa di The Sisters 2: Road to Fame è bene approfondire chi sono queste “Sisters”. The Sisters è un fumetto ideato da William e Christophe Cazenove, diventato poi una serie animata e infine un videogame. Il primo titolo, sempre pubblicato da Microids, ha il titolo di: The Sisters: Party of the Year. Se te lo stai chiedendo, no, per godere di The Sisters 2: Road to Fame non hai bisogno né di giocare il primo capitolo né di conoscere fumetto o serie animata.
Questo perché, il titolo è perfettamente comprensibile da sé, mostrando una trama semplice, allegra, scanzonata che apre e chiude un cerchio. Certo, chi conosce la serie potrà cogliere innumerevoli spunti sia tra il cast, sia per le ambientazioni di gioco che, altrimenti, potrebbero risultare anonimi. Ma veniamo al canovaccio narrativo di The Sisters 2: Road to Fame che ha come protagoniste, neanche a dirlo, due sorelle: la sorellina minore Marina e quella maggiore Wendy.
Nell’affrontare The Sisters 2: Road to Fame che è principalmente un party game con ben 24 minigiochi diversi e una lunga serie di modalità multigiocatore non ci aspettavamo una campagna dotata di trama e invece il titolo ci ha sorpreso. The Sisters 2: Road to Fame ha una storia e, una volta scelto con quale delle due sorelle vivere l’avventura, verrai catapultato nell’allegro incipit narrativo. Riassunto: il padre delle Sisters ha regalato degli ipad di nuova generazione e le sorelle decidono di sfidarsi subito.
Che tipo di sfida? Semplice: una gara a chi ottiene più followers su Sis-Tok, una sorta di Tik-Tok fuso a Instagram, essendo principalmente composto da immagini condivise. Tutto qui e, come avrai intuito, si tratta di una scusa per farci girare liberamente in una mappa aperta e colorata sorprendentemente piena di innumerevoli attività e collezionabili. Come detto, lo scopo è uno: ottenere followers. come? Sfidando i vari abitanti e affrontando missioni di vario genere.
Ancora una volta, chi conosce l’opera originale di The Sisters saprà riconoscere i vari personaggi principali a cui si accompagnano personaggi decisamente più anonimi come “il contadino”, “il pescatore”, ecc. Ogni personaggio ha un dialogo prima e post sfida/missione che provano a caratterizzare il follower di turno e a farci conoscere meglio la Sister che abbiamo scelto. Ovviamente il titolo è pieno zeppo di cliché e i toni narrativi, seppur umoristici, puntano a un target relativamente giovane.
Le Sisters sanno fare di tutto
Focalizzandoci sull’avventura single player dobbiamo dire che c’è davvero un sacco di roba da fare. La struttura ludica presenta un’area abbastanza grande e varia, seppur comprenda anche zone spoglie e anonime, con indicatori vari. L’avventura è in terza persona e in 3D e la nostra Sister è dotata sin da subito di diversi gadget. Il primo sono i monopattini che ci permettono di andare più veloci e di sfruttare anche un turbo temporaneo che si ricarica autonomamente.
Il mezzo per andare più veloce potrà cambiare anche se la velocità resta immutata e a tal proposito, potremo personalizzare anche la nostra Sis sfruttando alcuni coupon ottenibili dalle missioni secondarie. Ma, oltre al monopattino, la protagonista è dotata di una pistola ad acqua con cui poter causare disagi al prossimo o risolvere banali enigmi ambientali. Tra l’altro, la suddetta pistola è anche decisamente legnosa e non molto pratica. Infine, abbiamo la macchina fotografica, utile sia per missioni a tema (dirigersi in un punto e fare la foto dove è visibile il rispettivo indicatore) sia per scattare qualche foto ricordo.
Tra l’altro, la Sis può anche “navigare”, ritrovandosi a galleggiare sull’acqua in piedi su un buffo gommone che appare magicamente non appena impattiamo sull’acqua. Ma tutto ciò è solo la cornice di una portata principale che sono, appunto, i minigiochi. Come anticipato, ne sono 24 e sono decisamente vari con alcuni divertenti e appaganti e altri meno riusciti e noiosi. C’è davvero di tutto, dalla classica gara di canottaggio, a un tiro a bersaglio contro gli alieni, passando a una gara di velocità con countdown esposto su una sveglia pazzerella e così via.
I minigiochi all’interno dell’avventura principale sono le sfide dei vari follower “di punta” e completarli ci permette di progredire nella nostra scalata come Star di Sis-Tok. E sempre i minigiochi, sono protagonisti indiscussi delle altre modalità di The Sisters 2: Road to Fame che includono tornei, sfide a catena, sfide personalizzate e tanto altro per un divertimento che si moltiplica soprattutto in buona compagnia (fino a un massimo di quattro giocatori).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Sisters 2: Road to Fame presta il fianco a più di un problema. Se l’impatto iniziale ci mostra un mondo colorato, vasto e allegro, nel dettaglio il riciclo è notevole, alcuni elementi sembrano usciti direttamente da diverse generazioni del passato e il tutto non è afflitto da problemi ludici. Ad esempio, pulire le pareti di un edificio con la pistola ad acqua può diventare complesso se lo “sporco” sparisce ma per il titolo è ancora necessario insistere con qualche altro colpo d’arma d’acqua…
Ci sono anche problemi di compenetrazione, qualche vistoso rallentamento e ogni tanto la protagonista tendeva a camminare in modo storto con animazioni che si bloccavano. Nulla che qualche patch non possa rimediare, ovviamente. L’interfaccia, invece, coi relativi menù, è decisamente più comoda e intuitiva. Inoltre, da segnalare come gli artwork in 2D delle Sis e del loro mondo, visibili durante i vari caricamenti, siano decisamente più accattivanti e curati dei modelli in 3D.
Per quanto riguarda il sonoro, il titolo si difende con sufficienza, aiutato da un doppiaggio che però è presente solo a tratti. Gli effetti sonori, invece, non sempre risultano credibili come l’erba calpestata che tutto sembra tranne che erba calpestata. Da segnalare, infine, la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana.