Sviluppato e pubblicato da Silver Lining Studio in sinergia con Playism e Active Gaming Media, The Star Named EOS è una nuova avventura grafica incentrata su una serie di enigmi ambientali e puzzle di vario genere con protagonista la macchina fotografica. Un viaggio poetico e splendidamente animato che abbiamo vissuto su PlayStation 5 e di cui ti presentiamo la nostra recensione. Pronto a viaggiare nel tempo e fra le stelle?
The Star Named EOS una storia che commuove
The Star Named EOS è prima di tutto una storia. Una storia che viaggia su diversi binari: temporali ed estetici-fotografici. Una storia che vive di parole, voce e soprattutto immagini. Immagini incastonate in scenari dove siamo immobili ma di cui vediamo e viviamo profondi mutamenti, ribaltamenti ed evoluzioni balzando avanti e indietro di anni, mutando teorie e idee sull’intreccio con un solo battito degli occhi.
The Star Named EOS è una poesia. Una poesia che commuove, accarezza l’anima e prova a spingerti con leggerezza verso le stelle. Ma è anche un viaggio estremamente breve che vedrà i più abili portarlo a compimento in un’ora scarsa. Eppure, basta un’ora per lasciare una traccia forte nonostante la sua delicatezza. Una lacrima di cui difficilmente riuscirai a liberarti. La storia del titolo di Silver Lining Studio racconta di un giovane fotografo, tale Dei, di cui vestiamo i panni.
Dei ama la fotografia, una passione ereditata dalla madre di cui ne segue le orme e la professione, provando nella prima parte della storia a emulare le opere modificando l’ambiente che lo circonda. Parliamo di veri e propri momenti di vita che dalla madre (apparentemente scomparsa e di cui sembra che siamo alla ricerca) vengono ripercorsi dal figlio che tenta di tutto per rievocare e immaginare quei momenti per poterle rivedere, sentire, abbracciare. Lo fa seguendo delle lettere scritte dal genitore e scattando foto su foto, liberando oggetti e dandogli funzioni ben specifiche.
Ma la genialità di The Star Named EOS è nel riuscire, con pochi scenari fissi a raccontare storie lunghe anni, a cambiare continuamente prospettiva restando ancorato a pochi oggetti. Come filtri di un’immagine, mutati ma terribilmente e dolorosamente coerenti. Il tutto per un viaggio emozionante e che, nonostante la leggerezza e l’apparente lentezza, specialmente delle prime battute, offre sensazioni che riscaldano l’anima.
Puzzle semplici e già visti
Se la trama e soprattutto la sua costruzione visiva riescono a coinvolgere e rendono The Star Named EOS un titolo meritevole di attenzione, il gameplay presta il fianco a qualche critica. Sia chiaro, The Star Named EOS non è un brutto gioco ma la sua struttura è leggermente limitata, abbandonandosi in enigmi visti e stravisti e non sempre coerenti.
Ma procediamo con ordine. Prima di tutto, in The Star Named EOS non potrai muoverti. Sarai fermo immobile all’interno di un’area che potrai visualizzare a 360° e con cui potrai interagire in due modi: con un puntatore (il classico delle avventure grafiche) o con la macchina fotografica. Col puntatore puoi interagire con gli oggetti, attivandone puzzle o ricevendo descrizioni e approfondimenti di vario genere. La macchina fotografica, invece, serve a scattare foto.
Queste oltre ad accumularsi nel nostro album, possono svelare segreti oltre che attivare i collezionabili (particolari oggetti marchiati con piccoli adesivi che dobbiamo scovare in giro per i livelli). Tali collezionabili, tre per livello, servono ad espandere la lore del gioco in quanto, una volta scovati tutti, ci donano una pagina di testo inedita. Inutile dire che la macchina fotografica e le foto stesse, sono tra gli strumenti utili anche alla risoluzione dei puzzle.
Se i puzzle fotografici sono interessanti, quelli più classici sorprendono decisamente poco. Andiamo dal classico oggetto diviso in cerchi da ruotare per ricomporre l’immagine di partenza a combinazioni numeriche o simboliche da intercettare in giro. Non mancano puzzle dove spostare oggetti in una scacchiera per liberarne altri come puzzle più logici e legati al suono o agli orari. La varietà, considerando anche la durata del gioco, è lodevole ma non c’è quasi nulla di realmente originale e spesso alcuni puzzle sembrano forzati e fuori contesto.
Da segnalare infine un bug legato ai sottotitoli: questi appaiono e spesso non scompaiono, restando perennemente su schermo, anche tornando alla schermata principale e costringendo a riavviare il titolo. Ci è anche capitato di vedere i sottotitoli caricarsi uno sull’altro rendendo il testo incomprensibile. In altri casi, i sottotitoli apparivano in netto ritardo. Sono piccolezze che possono però far storcere il naso. Da segnalare anche qualche sporadico rallentamento soprattutto quando il titolo va a sfoggiare la sua animazione 2D da urlo.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, The Star Named EOS è strepitoso. I rari momenti in cui avvengono le animazioni umane in 2D sembra di essere all’interno di un film d’animazione Giapponese. Il livello di dettaglio, fluidità e coinvolgimento, seppur per poco, è molto d’impatto e sorprende in positivo. Come sorprende la cura data agli ambienti, dalla palette di colori alla cura dei dettagli. Sembra di muoversi in tavolozze minuziosamente elaborate. Una gioia per gli occhi.
Inoltre, come già detto, parliamo di una grafica che è funzionale al racconto e che, grazie a un riciclo di elementi estremamente intelligente, riesce a emozionare con una manciata di ambientazioni e un paio di personaggi a schermo. Discorso leggermente diverso per il sonoro che vede un doppiaggio in inglese ben fatto ma delle tracce audio troppo compassate e leggere e che, seppur coerenti con il ritmo rilassante del titolo, potevano variare di più. Infine, è molto gradita la presenza della lingua italiana limitata ai sottotitoli.