The Telegraph sembra non perdere l’occasione per additare il dito contro tutti i videogiocatori, senza alcun tipo di discriminazione di genere o sesso. Da una parte sembra essere lodevole, qualcosa che tutte le aziende dovrebbero prendere come esempio (specialmente dopo tutte le cause che stanno nascendo in quest’anno, come il caso di Activision Blizzard); dall’altra parte, di positivo, non c’è niente.
The Telegraph è un quotidiano britannico che durante le scorse settimane si è lanciato contro i videogiochi stessi definendoli come un virus, capaci di portare una pandemia peggiore rispetto a quella da Covid-19. Ciò che ha fatto “ridere” migliaia di giocatori è il fatto che la stessa OMS ha reputato i videogiochi ottimi durante questo periodo di quarantena forzata e The Telegraph sembra non essere molto d’accordo.
Ti consigliamo di leggere il nostro articolo a riguardo dove ne parliamo in maniera più approfondita, anche per capire meglio il loro punto di vista sul mondo videoludico. Specialmente con il loro nuovo articolo dove non parlano solo di videogiochi, ma specialmente degli uomini adulti che anche a “tarda” età continuano a videogiocare.
Parliamo di quella fetta di persone che tra i 45 e i 65 anni continuano, o hanno ripreso, a videogiocare. Durante la quarantena forzata, agli inizi del 2020, Nintendo ha lanciato un sondaggio negli Stati Uniti che ha riportato come gli uomini di quell’età hanno aumentato dal 59% al 45% il loro tempo da dedicare ai giochi. Che siano titoli su console o su altre piattaforme.
Ed è stato dichiarato come questo tempo non sia stato perso, ma abbia reso un grande aiuto alla comunità portando compagnia e intrattenimento.
The Telegraph: quale sarà la prossima accusa?
“Gli uomini adulti non dovrebbero sprecare le loro vite giocando ai videogiochi” questo è il titolo dell’articolo su The Telegraph che ha scatenato diverse polemiche e che ha mosso il giornalista del Daily Mirror, BBC, BAFTA Games: Ryan Brown. Con un post su Twitter ha messo in evidenza come tutto ciò lo faccia arrabbiare, un odio incomprensibile che non sembra avere alcun tipo di fondamento dal momento in cui, i videogiochi, non hanno un limite di età se non quello indicato dal PEGI.
I hate to give this attention-seeking shite more attention, but video games are the biggest entertainment medium in the world. People of all ages & genders play games now. Nobody uses the word 'playtime' lol. Uninformed drivel that would've been embarrassing to publish in 1991. pic.twitter.com/NhTmLVcYh2
— Ryan T. Brown ⚡ Berserk Boy OUT NOW (@Toadsanime) September 5, 2021
“Su cosa dovremmo letteralmente sprecare le nostre vite se non nell’intrattenimento e nelle arti? Non c’è un significato cosmico per questa domanda. Godetevi i vostri Van Gogh, i vostri Mario o i vostri EastEnders. Lasciate che le persone si godano le cose” avrebbe riportato Ryan Brown. Basti pensare anche al fatto che l’ultimo concerto della popstar Ariana Grande si è tenuto proprio all’interno di un videogioco con un ricavo di almeno 20 milioni di dollari. Anche in questo caso si parlerebbe di “perdita di tempo”?
Il concerto si è tenuto durante i primi giorni di agosto sul famoso Fortnite, ricevendo tantissime critiche positive. Fino a qualche sera dopo era possibile partecipare al concerto mandato in replica; parliamo di un evento di pochi minuti, almeno una decina.
Ormai è partito il televoto su tutti i social su quale sarà il prossimo articolo che scriveranno e sono già molti i giocatori, o chi è semplicemente appassionato senza videogiocare, a sfregarsi le mani. Una cosa è certa: sicuramente la Cina concorderà su molte affermazioni del giornale britannico. Infatti, lo stesso paese ha limitato il tempo in cui è possibile videogiocare, specialmente se minorenni, e questo è successo ben prima degli articoli fatti dal Telegraph.