Nel 1974, il semi esordiente Tobe Hooper scrisse e diresse un film horror dal basso budget e dalle ancor minori pretese: si trattava di The Texas Chain Saw Massacre, da noi improvvidamente tradotto in Non aprite quella porta.
Come sicuramente saprai, il film fu un grande successo diventando il capostipite di un sottogenere dell’horror, quello dei film slash. Numerosi elementi della pellicola divennero iconici ed omaggiati nel tempo, rendendo Leatherface uno degli assassini più famosi dei film horror.
Il film divenne in poco tempo un franchise tra i più famosi e acclamati, dando vita a numerosi sequel e comparendo in vari media; tuttavia la sua incursione nel mondo videoludico si è limitata ad un unico, controverso, tentativo nell’ormai lontano 1983.
Considerato che, come detto, l’eredità del film originale non si è mai spenta e che il suo fascino è rimasto pressoché immutato, Gun Interactive e Sumo Nottingham hanno deciso di riportare in vita Faccia di Cuoio e tutta la famiglia Sawyer per una nuova avventura, stavolta multigiocatore.
Macellando turisti
Trattandosi di un titolo multiplayer, The Texas Chainsaw Massacre punta più sul gameplay che non su una trama ben stabilita. L’unico accenno che abbiamo è in sede di avvio partita, con un breve filmato che ci presenta i protagonisti e connota a grandi linee il setting.
Similmente al film originale, Ana e un gruppo di 4 amici (Connie, Julie, Leland e Sonny) vanno alla ricerca della sorella di lei a Newt, una sperduta località del Texas.
E’ qui che, ovviamente, si imbatteranno nella famiglia Sawyer composta da Leatherface, Autostoppista, Cuoco e due new entry mai viste prima, ovvero i fratelli Johnny e Sissy.
Lo scopo del gioco? E’ presto detto: le vittime dovranno fuggire in tutti i modi, mentre con lo stesso impegno gli assassini cercheranno di eliminarle.
Gameplay di The Texas Chain Saw Massacre
Il tutto viene portato avanti dal titolo con un multiplayer asimmetrico, un po’ atipico rispetto a titoli simili. Prendendo per esempio Dead by Daylight, che è forse quello più vicino anche come ispirazione, siamo abituati a dover affrontare un solo assassino, nei panni di più vittime.
In Texas Chain Saw Massacre non è così e a fronteggiarsi saranno 3 membri della famiglia, con Leatherface unica presenza obbligatoria e 4 vittime.
Questa particolare scelta, dà vita ad una tipologia di gameplay particolare, tenuto anche conto di come ciascun personaggio abbia delle abilità individuali.
Leatherface, ad esempio, pur essendo lento è il personaggio più forte e in grado di abbattere ostacoli a colpi di motosega, mentre Sally può avvelenare le risorse a disposizione delle vittime o lanciare pozioni per confonderle.
Il fratello Johnny è un killer più “classico”, capace di rintracciare le vittime in pochi istanti laddove il Cuoco ha un udito radar e l’Autostoppista può invece piazzare trappole in giro, per rendere la vita più complicata agli avversari.
Anche le vittime non sono da meno: Ana in quanto leader del gruppo subirà danni minori se attaccata, Connie invece è una scassinatrice provetta, mentre Julie è più rapida a fuggire. Infine abbiamo Leland, in grado di stordire tutti i membri della famiglia Sawyer tranne Faccia di Cuoio e Sonny che è in grado di individuare i movimenti nelle vicinanze di tutti i giocatori, alleati o meno.
Le due fazioni hanno obbiettivi opposti e confliggenti, in quanto i Sawyer dovranno proteggere la proprietà, creare ostacoli ed uccidere le vittime, che dal canto loro dovranno semplicemente fuggire.
Per far ciò, ai giocatori di entrambi gli schieramenti viene richiesto di esplorare la mappa di gioco, che sia per far saltare un fusibile in grado di aprire una porta verso la libertà o per lucchettare tutte le porte di un’area.
Inoltre, l’approccio alla partita sarà differente a seconda del ruolo ricoperto: se i membri della famiglia sono più portati a collaborare, per le vittime vale esattamente l’opposto.
Certo, durante la partita le dinamiche possono cambiare in maniera dinamica, ma il più delle volte un approccio individualistico e votato a fare disperdere gli assassini sarà quello premiante per le vittime e viceversa per i Sawyer.
Purtroppo, c’è da dire, che spesso potremo mettere in atto vere e proprie strategie o creare un nostro piano partita, dal momento che nella maggior parte dei casi le sessioni di gioco durano meno di 10 minuti. Anzi, mi è capitato anche un record di 4 minuti, per una partita in cui evidentemente il giocatore che impersonava Leatherface conosceva a menadito la mappa, ed ha mietuto tutte le sue vittime con una velocità incredibile.
Tale brevità degli scontri è anche dovuta alla presenz, abbastanza diffusa di lag e microlag che, in un titolo in cui serve anche un discreto tempismo, possono volgere a nostro sfavore una situazione propizia e viceversa.
L’unico ulteriore elemento che cerca di dare ulteriore rigiocabilità, oltre alla natura stessa del titolo, è dato dalla possibilità di sbloccare (pochissimi) elementi estetici e di sviluppare un albero delle abilità per ogni personaggio, che ci consenta di sviluppare ogni personaggio secondo il nostro modo di giocare.
Per quanto riguarda i cosmetici sono in realtà un po’ miseri, limitati ad un paio di costumi per Leatherface e qualche cambio colore per gli altri.
Segnali di Stile: audio e grafica
In Texas Chain Saw Massacre si punta molto a creare una certa atmosfera, sfruttando anche grafica e sonoro.
Dal punto di vista grafico siamo davanti ad un motore di gioco solido, che non fa urlare al miracolo ma fa il suo tenuto anche conto che le mappe a nostra disposizione sono soltanto 3 (almeno per ora): il Mattatoio, la Casa di famiglia e la Stazione di rifornimento, tutte mutuate dal film.
Anche i personaggi sono resi in maniera convincente, in modo particolare i 3 protagonisti della pellicola del ’74, che sono riprodotti in maniera precisa.
Il sonoro è veramente di livello, con picchi tensivi causati da musiche riprodotte a bella posta in determinate circostanze, di solito quando uno scontro tra le due fazioni e imminente, così come dai rumori prodotti in modo particolare dagli assassini.
Sentire avviarsi all’improvviso la motosega di Leatherface e il suo tipico urlo, o sentire Sally canticchiare quando non sappiamo dove sia è qualcosa che riproduce alla perfezione la tensione di un film horror.