This War of Mine è uscito ormai da quattro anni e ha riscosso un ottimo successo, tanto da venir poi successivamente proposto anche su macOS, Linux, PlayStation 4, XBOX One, Android, iOS e Switch (il prossimo 27 novembre). Ovunque, in sostanza. Quello che vado oggi ad analizzare non è tanto il gioco in sé ma una delle sue espansioni (o DLC, in chiave moderna): The Last Broadcast. Ovviamente non potrò sorvolare su un giudizio generale del titolo perché, non serve nemmeno dirlo, le meccaniche di base e tutto l’impianto di gioco sono quelli cari a This War of Mine, nella sua release principale.
Una Storia d’Amore
Siamo in guerra. Una guerra vissuta da chi la subisce, inerme. Nonostante questo, vivrai una storia d’amore. Non l’amore da film, non quello spettacolare e colmo di passione che tutti bene o male desideriamo: è una storia d’amore vero, dove un partner si prende cura dell’altro, tenendolo in vita e badando alla sua felicità. Nel caso di This War of Mine: The Last Broadcast, impersonerai Esma e Malik. Esma è la moglie di Malik, un uomo disabile che cerca di aiutare come può il prossimo. Malik gestisce una radio clandestina con cui informa le persone di Porogen (città coinvolta nel conflitto a fuoco) di pericoli e opportunità presenti nella città stessa. Oltre a questo, purtroppo, non può fare molto a parte qualche attività minore nel rifugio. Il nostro interesse sarà portare spesso novità dalle varie zone della città interessate dai combattimenti, attraverso le ricerche notturne di materiali e viveri. In questo modo Malik potrà trasmettere le informazioni attraverso la radio. Tutto qui a livello di trama, non c’è molto altro da dire in realtà. Ciò che commuove profondamente è però come tutto questo è scagliato in faccia al giocatore. Spesso mi sono trovato a sperare che il mercante bussasse alla porta del rifugio per portare cibo, oppure ho sorriso vedendo nello stato di Malik la parola “felice”. Ho riflettuto anche su cosa significhi felicità in una condizione simile, abituati come siamo ad avere tutto e non apprezzare niente. E’ proprio questo l’incredibile merito di This War of Mine: rompe il monitor e porta il distratto giocatore a tu per tu con una sensazione di precarietà profonda, crea un’empatia che non mi aspettavo da quello che alla fine è una sorta di survival 2D con una vena platform. This War of Mine ce la fa, elimina quella separazione fra giocato e giocatore, fra la marionetta e il suo manovratore. A un certo punto un ragazzo, che avevo salvato una delle prime notti di ricerca, si è presentato alla porta donandomi due confezioni di cibo in scatola dicendo “mi hai salvato la vita, non è molto ma questo è tutto ciò che ho trovato per te”. Ammetto di essermi commosso. Anche il dispiacere di non poter dare qualcosa di più a Esma e Malik mi ha causato un disagio profondo. Quella sigaretta negata, quei due giorni senza mangiare. La prima volta che ho avviato The Last Broadcast ho giocato per 3 ore e mezzo di fila: mai successo in tutta la mia vita. A questo quadro aggungo che anche il nostro valore etico avrà un peso: avremo a che fare con scelte morali. Per esempio dovremo decidere cosa dire a Malik perchè questi, successivamente, lo veicolerà grazie alla radio. Dovremo riflettere: la notizia che abbiamo potrebbe mettere in pericolo qualcuno? Sappi che gli “errori etici” avranno ripercussioni sugli incontri che Esma farà nel proseguo dell’avventura: rifletti!
Il Freddo Fuori
Dal punto di vista del gameplay, come dicevo, nulla è sostanzialmente cambiato dall’impianto originale di This War of Mine. Il gioco è un survival a tinte platform in un 3D che si fa giocare come un normale titolo a scorrimento a due dimensioni. Il tempo di gioco è diviso fra giorno e notte, con la notte dedicata a cercare materiali e notizie e il giorno a gestire il rifugio o riposare. Chiaramente, se stanchi o ammalati, potremo rimanere in casa anche la notte. La città, nelle ore notturne, è piena di pericoli e non sempre sarà facile uscirne indenni. Nel rifugio sono presenti diverse cose da fare e attrezzi da costruire con le risorse scovate nelle ricerche notturne. Anche cucinare non sarà una faccenda semplice. Nulla sarà semplice, in This War of Mine. Le stagioni sono proposte in toto, con cambio di temperatura e neve nei mesi più rigidi. In questo contesto il rifugio diverrà troppo freddo causando potenziali malanni ai due protagonisti: starà a noi costruire una stufa e tenerla in funzione, così che il freddo sia solo fuori. Occasionalmente il rifugio potrà essere vittima di saccheggio da parte di altri disperati e, in quel caso, verranno rubate alcune risorse e feriti gli occupanti. Anche questa ultima caratteristica, comunque, è presente nel titolo originario. Altra nota toccante del titolo 11 Bit Studios è l’epilogo in caso della morte di Esma. Non te lo anticipo e ti auguro di non vederlo mai anche se, purtroppo, ne dubito. Nota negativa, a mio modo di vedere, è che in seguito al game over il gioco ci porterà indietro all’inizio del giorno precedente e non alla notte in cui avremo trovato la morte. Questo causa un pò di frustrazione perchè obliga il giocatore a ripetere un’insieme di azioni e, alcune volte, cambia le carte in tavola in caso che il mercante non si presenti alla nostra porta come, invece, aveva fatto lo stesso giorno nella sessione precedente.
Il Tratto di una Matita
L’aspetto grafico di This War of Mine: The Last Broadcast ricalca in pieno, ancora una volta, quello del titolo d’origine. Il mondo di gioco è tetro, angosciante. I colori sono usati per infondere emozioni nel giocatore. Volendo giudicarlo in modo “freddo” potremmo dire che il tutto si presenta giocabile su qualsiasi computer restituendo un buon impatto: i 60fps sono tranquillamente raggiungibili con una GTX1050 o RX480, in fullHD. I dettagli ambientali sono ottimi come anche la maggior parte delle texture, esclusa qualche sbavatura su alcune pavimentazioni. Le animazioni sono ben fatte e il tutto risulta fluido e credibile. L’impianto tecnico di This War of Mine non è però l’asse portante dell’esperienza: non è fatto per stupire, è pensato per emozionare. Anche l’audio del titolo segue questa filosofia: minimale ed efficace. Forse una piccola nota di demerito devo darla al loop di sottofondo durante il giorno che, purtroppo, tende ad essere troppo ripetitivo. In realtà la maggior parte delle volte non ci farai caso perché impensierito da ben altro ma, saltuariamente, l’eccessivo ripetersi della musica salta all’orecchio.