Through the Darkest of time è un gioco che racconta le atrocità perpetrate dalla Germania nazista durante il periodo che intercorre dal 1933 alla sua caduta nel 1945, senza però scadere nel già visto con un’avventura incentrata sull’azione. Questo, almeno su carta, si tramuta in una missione davvero ardua. Ci prova il team di sviluppo Paintbucket Games che, invece di proporci l’ennesimo clone di Wolfenstein o Call of Duty, ci dà in pasto una formula di tipo strategico mista ad un’avventura testuale che ci immergerà durante gli anni delle leggi razziali, delle atrocità del nazismo e alle sue assurdità. Un titolo che, ammetto mi ha divertito poco, ma che è oggettivamente permeato di tristezza e angoscia per ogni minuto giocato. Tutto da una mano a questo aspetto. Il tema trattato, la grafica in stile cartoon, ma avvolta da toni cupi (il grigio, il marrone e il nero saranno i colori che la faranno da padrone), anche la musica in stile anni ’30 da quel tocco di malinconia. Per dirla in poche parole un titolo che non ha come intento quello di far divertire, ma di educarci a ciò che è stato, nel caso farci riflettere e a riempirci il cuore di tristezza.
Nazisti, ebrei e dissidenti
La trama è orribilmente nota, ripercorriamo le fasi dell’ascesa del partito comandato da Adolf Hitler e noi saremo uno dei dissidenti che non sono per nulla d’accordo con la sua politica violenta e dittatoriale. Di fondo non c’è una vera storia personale, ma solo degli spezzoni che ci verranno presentati man mano che progrediremo nel gioco, con scelte da fare durante i dialoghi, i quali ci daranno ogni volta un tipo di reazione diversa dell’interlocutore. Dovremo parlare con dissidenti, gente che è d’accordo con le politiche nazionalsocialiste, soldati nazisti ed ebrei. Tutto ciò fa si che si respiri profondamente l’aria di oppressione che c’era al tempo e i colori utilizzati per rendere tutto a schermo aiutano di molto questo fattore.
Atmosfera ottima, ma gameplay monotono
Come dicevo prima non stiamo parlando di un classico spara spara dove saremo soldati pronti a tutto per la madre patria, ma semplici cittadini che non ci stanno e decidono di fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Il titolo inizia, dopo che avremo scelto il grado di difficoltà (se sceglieremo la modalità difficile una nostra sconfitta si tramuterà in un game over definitivo), con la creazione del personaggio e già da qui capiamo l’aria che tira, visto che le nostre scelte si fermeranno ai tratti fisici. Il nome, l’età e la provenienza verranno prese randomicamente dal gioco, quindi no, non potrai mettere il nickname simpatico, nemmeno questa piccolezza spezzerà il tono cupo del gioco. Verremo subito catapultati nel punto dove trascorreremo la maggior parte del gioco, l’appartamento dove sceglieremo le azioni da compiere. Si parte con 3 personaggi i quali dovremo decidere, tramite una mappa di Berlino, se spedire a trovare fondi per la nostra organizzazione, se reclutare altri rivoluzionari oppure attuare la nostra propaganda anti nazista.
Di tanto in tanto avremo a che fare con fattori esterni tipo dover uscire per andare ballare oppure organizzare attentati a determinati punti di interesse. Ogni missione che intraprenderemo avrà la possibilità di essere svolta da massimo 3 membri contemporaneamente, aumentando le possibilità di riuscita. Più personaggi schiereremo più alta sarà la possibilità di successo. Le quest tuttavia possono fallire nel caso venissimo scoperti da polizia, curiosi o simili. In questo caso avremo a disposizione pochi secondi per decidere se affrontare, scappare o nasconderci dalla minaccia. Durante tutto ciò dovremo per forza di cose tenere sempre un occhio al morale della squadra, al nostro portafoglio ed altri punti che determineranno un rovinoso game over oppure ci faranno proseguire nei nostri intenti di disturbo del partito nazista, con conseguente attuazione dei nostri piani e fine dell’incubo dittatoriale.
Tecnicamente ben fatto, ma nulla di miracoloso
A livello grafico è stato fatto un buon lavoro, nulla di eccelso, ma comunque l’utilizzo di scene disegnate, con scelta di colori cupi da quel senso di angoscia perenne di cui il titolo è permeato. Capiamoci, non ti aspettare animazioni super miracolose, ma per il tipo di gioco che stiamo affrontando vanno più che bene. Avrei gradito magari la possibilità di vedere effettivamente ciò che succede al nostro alter ego virtuale mentre è intento a svolgere le missioni affidate. Questa mancanza quasi totale di animazioni da infatti quell’idea di fare sempre le stesse identiche cose e potrebbe far sorgere il temutissimo fattore monotonia.
Per quanto riguarda il sonoro, ci troviamo di fronte ad un buon tema musicale, il quale riprende l’atmosfera anni ’30. Anche la radio in sottofondo appena accennata da un senso di solitudine e angoscia. Tuttavia l’assenza di parlato è una pecca. Sentire delle battute recitate, magari in tedesco, avrebbe sicuramente aumentato il coinvolgimento.
Un gioco non per tutti
Through the Darkest of time è un mix tra avventura testuale e gioco strategico. Non per tutti, anzi, lo consiglio solo ed esclusivamente a chi è un veterano del genere. Non è nemmeno divertente, visto che per tutto il gioco i momenti di gioia dei protagonisti saranno davvero pochi, anche in collegamento alle tematiche che tratta. La grafica essenziale, ma adatta ad un titolo simile e il sonoro che comunque fa il suo danno un maggiore coinvolgimento al titolo. Il problema di fondo è la quasi assenza di animazioni di sorta, nessun parlato durante le scene, che avrebbe sicuramente giovato e la ripetitività delle missioni proposte, che fanno sorgere il fattore noia dopo poco. Un gioco che alla fine potrebbe piacerti per l’argomento, ma sicuramente non dedicato ad un pubblico di massa.