In ogni medium ci sono inevitabilmente quei nomi di spicco che finiscono per influenzare o ispirare i successori, ed è altrettanto innegabile che nell’ultimo decennio a fare scuola sono state le opere targate FromSoftware, che in diversi modi hanno plasmato il mercato videoludico per come lo conosciamo al giorno d’oggi.
Non si tratta soltanto del genere soulslike che ha finito per ispirare decine di software house e di sviluppatori che negli anni hanno saputo, con risultati alterni, plasmarlo e farlo proprio, arrivando anche a ibridarlo con altri generi per creare mix unici e innovativi; è capitato spesso che la trilogia di Dark Souls abbia generato veri e propri “figli” non solo a livello di gameplay, ma anche di setting e world building.
Uno su tutti è indubbiamente Mortal Shell, una vera e propria lettera d’amore targata Cold Symmetry nei confronti del primo Dark Souls, ma ci sarebbero decine di esempi da fare. Era solo questione di tempo quindi che gli occhi di sviluppatori che hanno amato i lavori di Miyazaki e soci si spostassero anche su altri lavori della software house nipponica, in particolare su Bloodborne, titolo nel quale FromSoftware si è per la prima volta spostata dalle atmosfere medievali del dark fantasy a quelle gotiche della Londra vittoriana con forti influenze da parte degli scritti di H.P. Lovecraft.
Quest’anno ben due soulslike si contendono potenzialmente il ruolo di erede (perlomeno a livello di atmosfere) di Bloodborne, e si tratta di Steelrising, titolo in uscita a settembre nel quale vivremo una rivoluzione francese robotica, e di Thymesia, l’oggetto di questo approfondimento che, dopo un breve rinvio di appena una settimana, lo scorso 18 agosto ha fatto il proprio debutto su PC e console next-gen PlayStation 5 e Xbox Series X e S.
Prima di gettarci quindi nell’analisi di questo figlioccio di Bloodborne ribadiamo che non si tratta di una recensione, puoi infatti trovare qui la nostra recensione di Thymesia, ma più che altro andremo ad analizzare le ispirazioni di questo soulslike (che tutto sommato si difende bene, rivelandosi un prodotto nella media) che, a dispetto delle apparenze, prende molto più dai Dark Souls (e perfino da Nioh!) più che da Bloodborne!
Thymesia: l’abito non fa… il medico!
Fin dal primissimo reveal trailer, una sola occhiata a Thymesia ha instillato un pensiero fisso nel pubblico, ovvero che il titolo a cura del piccolo OverBorder Studio volesse essere in tutto un omaggio a Bloodborne, non solo per l’apparente ferocia e velocità del gameplay, ma anche a livello stilistico e di tematiche. D’altronde, l’equipaggiamento del protagonista Corvus ricalca alla perfezione il classico abito del medico della peste.
Chi ha giocato Bloodborne non può dimenticare i primi lugubri attimi di gioco: “Temi il Sangue Antico”, il nostro conseguente risveglio nella decadente Clinica di Iosefka, e i primi timorosi passi nelle stradine fatiscenti di Yharnam centrale. L’ambito ospedaliero e le pire catartiche di corpi sparsi per la cittadina vittoriana rendono subito palese che il nemico invisibile del gioco, che ha messo in ginocchio gli abitanti di Yharnam e non solo, sia una misteriosa malattia per il quale non si trova ancora una cura.
Ed esplorando per bene le soffitte di Yharnam, dopo nemmeno un’oretta di gioco potremo fare la conoscenza della misteriosa cacciatrice nota come Eileen il Corvo, anch’essa, proprio come Corvus di Thymesia, ricalcata a immagine e somiglianza dei tristemente noti medici della peste. Eppure, mi verrebbe da dire che le similitudini con Bloodborne (a parte piccole analogie in alcune armi) terminano qui e il lavoro di OverBorder Studio abbraccia poi altre opere di FromSoftware e non.
Oltre a una struttura a livelli che ricalca quella di Demon’s Souls, fin dalle primissime battute del gioco, appena avremo abbandonato la Collina dei Filosofi per gettarci nei ricordi di Corvus alla ricerca di una cura dalla devastante epidemia ci ritroveremo nel Mare d’Alberi, un ex circo itinerante divenuto ormai il covo di una serie di abominevoli creature infette. Fin da questa prima ambientazione possiamo notare come lo stile gotico di Bloodborne viene abbandonato in favore di un più classico dark fantasy dalle tinte medievaleggianti e soprattutto riprende in tutto e per tutto la tanto odiata Città infame del primo Dark Souls.
E i rimandi ai Dark Souls la fanno da padrone per quasi tutte le (poche a dirla tutta) ambientazioni, come col Giardino di Ermes, un castello che sembra in tutto e per tutto il castello del Borgo dei Non morti, con l’unica eccezione per i Giardini Reali, dove l’onnipresenza di cristalli rossastri richiama direttamente agli esperimenti londinesi di Nioh e del suo sequel, opere del Team Ninja che già di loro sono un rifacimento in chiave masocore dei classici soulslike.
E sempre parlando di Nioh, le similitudini non finiscono qui e si palesano, a mio avviso in un boss di Thymesia (uno dei meno ispirati in realtà), ovvero la Regina Sottosopra. Questo gigantesco pipistrello riunisce in sé ben due boss fight che i samurai di Nioh hanno fronteggiato in passato, ovvero Hino-Enma, non tanto per l’ispirazione comune ai pipistrelli quanto per alcune scelte registiche nei filmati di presentazione dei due boss, e il gigantesco gufo Tatarimokke di Nioh II, di cui la Regina Sottospra riprende alcune mosse.
E non mancano ovviamente le boss fight che riprendono da Dark Souls, in particolare il Dio degli Sciocchi, che a livello stilistico effettivamente cita Il Rinato di Bloodborne, ma che, in qualità di gimmick fight, richiama senza ombra di dubbio la disperata corsa contro l’Antica Viverna di Dark Souls III per poter distruggere in un singolo colpo il colossale boss; per non parlare poi del Suono Abissale, altro gigantesco boss che ricorda non poco la battaglia con la Scarica Infinita del primo Dark Souls.
Insomma, in questo caso più che mai, potremmo dire che l’abito non fa il monaco, e che anzi sotto un apparente riferimento diretto a Bloodborne, le fonti di ispirazione sono ben diverse (per quanto non manchino). Chissà, magari nei prossimi mesi proprio il già citato Steelrising si proporrà come un vero erede a livello stilistico di Bloodborne, o perfino il metroidvania Crowsworn porti con sé molte più ispirazioni dell’opera gotica di casa FromSoftware. E tu? Hai trovato riferimenti ad altri soulslike o proprio a Bloodborne in Thymesia? Ci vediamo nei commenti per discuterne assieme!