Sviluppato da Rogue Sun e pubblicato da Wired Productions, Tin Hearts è un magico puzzle game con protagonista un esercito di piccoli e impavidi soldatini giocattolo. Noi abbiamo costruito percorsi e risolto innumerevoli puzzle su Xbox One e questa è la nostra recensione!
Tin Hearts – piccoli ma dal cuore grande
Non si fatica a collegare le atmosfere di Tin Hearts con quelle di Fable, d’altronde nel team di sviluppo ci sono ex membri della Lionhead Studio ma non solo. Il titolo di questa recensione, seppur di genere completamente diverso, possiede un alone magico e fiabesco difficile da descrivere ma decisamente d’impatto. C’è anche un pizzico di Toy Story grazie ai giocattoli animati che saremo chiamati a “guidare” di enigma in enigma.
Tin Hearts è un titolo che sorprendentemente, nonostante un fulcro da puzzle game decisamente marcato, non bistratta una narrativa che, seppur con ritmo blando e frammentato, prova e riesce a emozionare. Lo fa utilizzando la già citata magia ma mettendo in campo emozioni umane in una ambientazione Vittoriana convincente. I protagonisti del titolo come da cover, sono dei buffi soldatini rosso giocattolo ma, dietro ogni giocattolo, c’è un costruttore nonché inventore e, in questo caso, si tratta di Albert J. Butterworth.
Le vicende sono quindi incentrate su Albert o meglio, sui suoi ricordi. Echi evanescenti di un passato in cui lo si vede interagire con progetti e prototipi di vario genere ma, soprattutto, con sua figlia. Come anticipato, la narrazione segue un modello già noto in alcune produzioni simili con un ritmo decisamente lento. In poche parole: appariranno fugaci ricordi man mano che risolverai gli innumerevoli puzzle.
Questo perché il gameplay è il vero nucleo pulsante del titolo anche se prova a unirsi più volte con la storia. E lo si nota da alcuni rallentamenti quando appaiono o si intromettono, i vari ricordi. In questo caso, l’azione viene letteralmente rallentata o fermata. In altri casi, basta passare su una lettera per far partire la lettura automatica del testo. Insomma, narrazione e gameplay s’incontrano, non spesso, non con un buon ritmo, ma il risultato è un crescente misterioso, un po’ fumoso ma che funziona e riesce nel suo intento.
Avanti marsc!
Lo scopo di Tin Hearts è quello di condurre un determinato numero di soldatini giocattolo dal punto A al punto B. Per farlo, non avremo il controllo diretto su di loro ma su una parte degli oggetti che li circondano. Parliamo, a conti fatti, di un puzzle game dove il nostro compito, fondamentalmente, è quello di creare un percorso sicuro per il nostro esercito di giocattoli. E per farlo, avremo una serie di possibilità e strumenti che aumenteranno di stanza in stanza – fino a ottenere una gamma di possibilità decisamente ampia.
Ma procediamo con ordine. I soldati giocattolo avanzano automaticamente in linea retta finché non incappano in un ostacolo. In presenza di un ostacolo, se non si tratta di un oggetto ad angolo, porterà i soldati a tornare indietro, sempre in linea retta. In caso di ostacolo ad angolo, come un triangolo, i soldati gireranno seguendo l’angolazione e procedendo fino al prossimo ostacolo. Ovviamente può capitare che il percorso dritto finisca in un burrone e in quel caso i soldatini procederanno, schiantandosi al suolo e ponendo fine alla loro esistenza.
In questi casi – e ce ne saranno sempre di più – dovrai intervenire sulla linea temporale. Nelle prime fasi, non potrai controllare il tempo, avendo a disposizione solo un orologio (posizionato in luoghi diversi di stanza in stanza) con cui poter semplicemente accelerare il tempo. Ma, nel giro di pochi livelli, otterrai la possibilità di far avanzare il tempo a tuo piacimento oltre a poter tornare indietro e perfino paralizzarlo. La gestione del tempo è essenziale per la risoluzione degli innumerevoli puzzle anche perché, nel paralizzarlo, otterrai a schermo una previsione del percorso che effettueranno i soldati.
Tale previsione è un aiuto non da poco e ti agevola decisamente tanto nella costruzione del percorso ideale. Ma come si costruisce il percorso? Utilizzando determinati oggetti. All’inizio avrai una serie di triangoli 3D distinguibili tra loro per colore e “formina”. Ogni triangolo ha una sorta di foro centrale che raffigura una luna, o un altro triangolo e così via. Banalmente, il triangolo con la formina di luna può essere posizionato solo su basi con la formina di luna. Questo obbligo iniziale, che limita di fatto la creatività del giocatore, verrà ben presto superato anche se mai del tutto abbandonato.
Questo perché da triangoli con formine passeremo a triangoli privi di formina e liberamente posizionabili ovunque. Perdendo quindi le basi su cui posizionare gli oggetti e avendo potenzialmente la possibilità di piazzarli ovunque, la risoluzione del gioco richiede ancora più ingegno e molte più prove. Ma come si raccolgono tali oggetti? Dunque, ancora una volta, la fase iniziale può trarre in inganno. Nei primi puzzle, infatti, noi saremo fermi, immobili, al comando di una mano evanescente e con un raggio d’azione limitato.
Ben presto, però, potremo muoverci – in prima persona – per tutto il livello, circumnavigando le aree di gioco in cui si muovono i nostri soldatini e interagendo anche con oggetti lontani e posizionati in alto. Questo perché, come avrai intuito, i giocattoli si muovono in ambiente adatto ai suddetti, quindi tavoli, mensole e quant’altro. Noi no, noi siamo un umano adulto e abbiamo il vantaggio di poter osservare tutto dall’alto e di poter intervenire quasi come se fossimo una divinità.
E a tal proposito, è bene ricordare che Tin Hearts nasce come progetto per VR e lo si vede sotto diversi punti di vista. La prima persona, la mano evanescente e in parte legnosa dei primi livelli, sono tutti elementi che, col visore, avrebbero portato al titolo molto di più – in termine di coinvolgimento ed efficacia ludica – rispetto allo stato attuale. Stato che, lo specifichiamo, è comunque buono e con un po’ di pratica diventa anche abbastanza immediato senza danneggiare l’esperienza complessiva.
Strumenti e difficoltà
Come abbiamo già anticipato e confermato, Tin Hearts è un titolo che gioca le sue carte molto lentamente, svelando nuovi strumenti e possibilità gradualmente e con una certa furbizia. In questo modo va ad arricchire una formula che, oggettivamente, tende a ripetersi quasi subito. A conti fatti, Tin Hearts richiederà di fare solo una cosa e la monotonia è inevitabile. D’altro canto, gli amanti dei puzzle e chi saprà essere paziente, troverà un titolo dal potenziale crescente e dal livello di difficoltà da non sottovalutare.
Non volendo svelare tutte le sorprese, anticipiamo che dovrai, oltre a spostare oggetti, imparare a gestire dei treni giocattolo per creare ulteriori percorsi, gestire dei tamburi su cui far rimbalzare i tuoi soldatini e perfino prevedere traiettorie di volo con palloncini che esplodono facilmente. Concatenare una serie di eventi diventa, col passare del tempo, sempre più complicato. Ecco quindi che ti ritroverai a spezzare il gruppo di soldatini, utilizzare più volte un determinato elemento (magari cambiandolo di posizione) e quant’altro.
Non mancano poi pericoli di vario genere come un clown dispettoso che esce dalla sua scatola rapendo tutti i soldatini che gli passano davanti. Come evitarlo? Creando percorsi alternativi per schivarne la traiettoria. Insomma, Tin Hearts ha una buona varietà di situazioni che riesce a catturare a patto di affrontare innumerevoli trial and error.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Tin Hearts poteva fare molto di più. Il primo impatto non è male ma presto le stanze tendono ad assomigliarsi tutte fra loro, così come i vari elementi di gioco. Banalmente, tutti i trenini sono uguali. Anche i soldatini sono identici tra loro (ma questo richiama i Lemmings e in fondo, ci sta e funziona). Ogni tipologia di ostacolo, non varia mai. La ripetitività visiva – di atto in atto – è innegabile e presto potrebbe stancare. Inoltre è un peccato considerando il potenziale che si poteva sfruttare. La situazione migliora grazie alle macro aree, più ispirate, dettagliate e a loro vario (ci riferiamo alle stanze dove avvengono le marce dei soldatini e dove potremo muoverci liberamente).
In quanto ad animazioni, queste sono abbastanza semplici. I comandi, invece, variano leggermente dopo una prima fase eccessivamente limitata e quasi legnosa (ci si mette un po’ a imparare come prendere gli oggetti). Il titolo offre però diversi elementi che provano ad aiutare il giocatore come una sorta di “autolock” quando il triangolo con la formina è ruotato nella giusta posizione sulla relativa base.
Da segnalare qualche caricamento eccessivo di stanza in stanza, considerando anche che i luoghi di gioco non sono così estesi. Ma nulla di grave. Apprezzata invece la presenza dei sottotitoli in italiano mentre il gioco è doppiato (bene) in inglese. Il sonoro non è affatto male, con violini, pianoforti e melodie leggere che potrebbero però diventare ripetitive a lungo andare.