To the Stars è un titolo che parte da premesse molto interessanti: creare uno strategico in tempo reale semplice e immediato, in grado di coinvolgere subito il giocatore, eliminando gli orpelli e i tecnicismi tipici del genere.
A modo suo, peraltro, il gioco cerca di distinguersi per il suo gameplay originale e diverso dal solito, un po’ come accade per piccole perle come RoboDunk od OTXO. Dato che il compito non è troppo facile, vediamo subito come si comporta il titolo in questa recensione.
Tanto per cominciare, la storia di To the Stars è un semplice pretesto: sono stati trovati monumenti alieni nello spazio, in grado di cambiare le sorti di ogni guerra. Chiunque li controlla, infatti, porta tutti gli altri ad essere d’accordo col suo punto di vista (si, il gioco dice letteralmente così).
Ecco quindi che scoppia una guerra per la conquista di queste reliquie. Nonostante la premessa semplice, il titolo si distingue soprattutto per il suo umorismo marcato e per lo stile cartoon molto evidente, che lo rendono unico e riconoscibile.
Let’s go To the Stars
Il gameplay di To the Stars è alla base molto semplice e immediato. Da una mappa divisa in settori si selezionano varie battaglie che, una volta vinte, permettono di conquistarlo, per poi spostarsi verso gli altri, fino a occupare la mappa.
Ogni settore ospita diverse battaglie, il vero fulcro del gioco. Ogni scontro inizia con un pianeta che produce navicelle, “spendendo” la sua massa: una barra si riempie, una nuova navicella viene prodotta, ma la massa scende.
Queste navicelle possono poi essere mandate ai pianeti vicini, semplicemente creando una linea – trascinando il mouse da un pianeta all’altro – che li collega. A loro volta, questi corpi celesti neutrali hanno un certo numero di navicelle che deve essere azzerato. Una volta azzerato, vengono conquistati.
Questo crea una piccola catena di pianeti, ognuno che produce navicelle spendendo massa. La raccolta e l’utilizzo di risorse tipica degli RTS viene qui sostituita da questa meccanica, che impone al giocatore di osservare le schermate, in modo da capire quali pianeti conquistare il più velocemente possibile.
Se la massa si azzera, infatti, il pianeta in questione esplode, distruggendo ogni navicella sulla sua superficie. Prima che questo accada, è indispensabile mandare tutte le navi sui pianeti vicini, sempre creando le linee descritte prima. Ecco quindi che ogni partita è un disegno continuo di collegamenti, in modo da conquistare pianeti-risorse che possano produrre navi. E i nemici?
A loro volta, faranno la stessa cosa. Quando poi si deve conquistare un loro pianeta, basta disegnare una linea che collega il nostro al loro, per iniziare il trasferimento di navi. La differenza, in questo caso, è che il pianeta nemico produce a sua volta navicelle ed è quindi necessario attaccarlo con un pianeta che ne produce una quantità maggiore.
Collegando vari pianeti alleati, infatti, è possibile sommare le loro capacità produttive, conquistando quindi corpi celesti potenzialmente più forti.
Nonostante descritto così il gameplay di To the Stars possa sembrare ingarbugliato, parliamo in realtà di un titolo immediatissimo, che di fatto si “riduce” a collegare pianeti per far salire dei numeri. La strategia, quindi, sta tutta nel “quando” e nel “come” collegarli.
A queste basi si aggiungono poi piccole meccaniche extra, come la presenza di fazioni che aggiungono abilità alla formula, o la possibilità di potenziare alcune statistiche. Nonostante il gameplay base resti sempre quello, la formula funziona bene e il gioco diverte.
Va detto, però, che To the Stars si dimostra anche ripetitivo dopo diverse partite (cosa che accade con molti roguelite), proprio per via del suo gameplay semplice. Allo stesso modo, i veterani del genere potrebbero trovare troppo blanda la formula base e quindi annoiarsi. Vista l’ottima curva di difficoltà, però, entrambi i difetti sono decisamente limitati.
Tecnicamente interessante
Il comparto tecnico di To the Stars non è male. I pianeti, gli ambienti e i menù sono dettagliati e ben animati. A questo si aggiunge un comparto artistico originalissimo, che propone pianeti animati da veri e propri volti, così come alieni stravaganti e uno stile coloratissimo.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, grazie a musiche che contribuiscono all’atmosfera scanzonata del titolo.