Qualche giorno fa Michael Patcher, capoccia di Xbox, ha sostenuto che secondo lui la prossima generazione di console avrà una maggiore attenzione e supporto di titoli improntati sul multiplayer online a discapito delle esperienze single player. Effettivamente la strada pare si sia incanalata in quella direzione, inevitabilmente sottolineerei. Il progresso tecnologico che ha ovviamente riguardato anche console e PC ha spinto molti sviluppatori a intraprendere sviluppi di esperienze online, con risultati per la verità non spesso soddisfacenti.
La differenza tra questa generazione di console e quella precedente è già abbastanza tangibile, perché laddove prima giocare online poteva essere una scelta aggiuntiva e del tutto opzionale, nella generazione corrente sono spuntati titolo affrontabili esclusivamente nel mondo dell’etere, come ad esempio Call of Duty: Black Ops 4, il recentissimo Anthem, Fallout 76 o i Battle Royal come Fortnite ed Apex Legends. Tutti giochi questi che oltretutto stanno ottenendo nel complesso tanti riscontri positivi (più dal pubblico che dalla critica a onor del vero), portando a pensare che le software house produrranno in maniera sempre più frequente esperienze solo online. Ma è davvero ciò che vogliamo?
È chiaro che le nuove generazioni di videogiocatori, quelli che per intenderci sono nati e cresciuti con internet, mi risponderanno di “sì”, dal momento che ogni generazione vive di abitudini e di usi e costumi. Magari il giocatore più “anziano” come il sottoscritto, diciamo dai 25-26 anni in su riesce ancora a prediligere la classica avventura “in solitario”, magari con una bella storia e che riesca a emozionare come hanno fatto negli anni tantissimi capolavori. L’importante è non dover inserire forzatamente modalità multiplayer online anche laddove non ci azzecca nulla solo per fare felice “la massa”, come ad esempio Uncharted, che di recente è stato tirato in ballo come saga “fuori moda” proprio perché secondo alcuni i giochi di oggi non possono più proporre la classica avventura con una fine ma che debbano avere necessariamente nuovi contenuti per mantenere vivo l’interesse del videogiocatore, magari proprio grazie l’online. E questa per me si tratta di una fesseria, per utilizzare un termine tecnico, perché un titolo può essere divertente e appagante anche “se finisce”, proprio come nel caso di Uncharted, al quale è stata aggiunta una modalità online a ciascuno dei capitoli che vanno dal 2 al 4 e che in tutti i casi si è rivelata un mero contentino per chi l’ha richiesta a gran voce, giacché mal sviluppata e poco supportata in seguito.
Probabilmente dipende anche molto dal tipo di predisposizione che avete e da che tipo di fruizione cercate da un videogioco. Sebbene io utilizzi discretamente i social per esempio, dal videogioco cerco un’esperienza solitaria, dove ci sono solo io, il joypad e basta. Dopo poco tempo mi stufa sentire voci nelle cuffie, mettersi d’accordo su quando e come giocare. Ci ho provato a farmelo piacere ma indipendentemente dalla tipologia di gioco intrapresa, mi sono stufato quasi subito, nonostante soprattutto da più giovincello mi piaceva moltissimo giocare con gli amici ma in locale, dove gli insulti e gli schiaffoni volavano “dal vivo” e soprattutto dove non c’era bisogno di nessun tipo di connessione. Al contrario, c’è chi invece predilige l’esperienza opposta. Il mondo è bello perchè vario si dice e questo vale esattamente per i videogiochi.
Ciò che conta insomma è garantire sempre una certa scelta di generi per non scontentare nessuno, anche perchè nella ampia storia videoludica sono soprattutto le splendide avventure in single player ad aver attirato sempre più utenti e rendere dunque il videogioco come un passatempo non confinato solo ai nerd con forfora e occhiali. Le software house non devono cadere nel tranello che “solo online è bello” perchè poi scopri che titoli come Resident Evil 2 o Kingdom Hearts 3, per fare due esempi recenti, stanno vendendo tantissimo nonostante la totale assenza di una qualsiasi modalità online. Mi auguro fortemente che questo possa avvenire anche in futuro, sinceramente mi penserebbe parecchio abbandonare questo splendido hobby.
Entrambe. Però preferisco quando i giochi sono o interamente singleplayer o interamente dedicati al multiplayer. Le formule ibride difficilmente riescono a bilanciare questi due aspetti. Poi sarò limitato eh, però una modalità storia di Team Fortress 2 in single magari mi annoierebbe, come un The Witcher 3 (la sparo grossa) non mi piacerebbe se diventasse un MMO. Ognuno il suo, e si sta bene. Il singleplayer non può e non deve morire, ma sono certo che non accadrà.
Concordo, l’importante è non voler snaturare a tutti i costi una formula solo per voler inserire il multiplayer per forza. O comunque se decidi di farlo deve avere una sua coerenza e deve funzionare bene, altrimenti è inutile
La tendenza all’esclusività del multiplayer è un modo per contrastare la pirateria. Se c’è una cosa che giochi pirata non potranno mai fare è quella di collegarsi ai server. Le case di sviluppo ormai l’hanno capito
Verissimo anche quello…