In principio fu Lara Croft. Era il lontano 1996 quando l’ormai scomparsa Core Design pubblicava la prima avventura con protagonista Lara Croft, cambiando per sempre il panorama videoludico. Tomb Raider, infatti, all’epoca non fu soltanto capace di stabilire un nuovo standard qualitativo in termini di sviluppo (l’esplorazione di ambienti realistici con possibilità estese di movimento divenne da allora la base per qualunque altro action adventure), ma anche di stabilire un fortissimo legame fra il pubblico e la protagonista del gioco, Lara. Complice di questa alchimia non è stata certamente soltanto la fisicità dell’alter ego femminile di Indiana Jones (spesso decantata e anche estremizzata, a voler essere onesti, dalla stessa software house), ma anche la sua personalità – o, meglio, quell’abbozzo di caratteristiche psicologiche che era possibile conferirle con la tecnologia del tempo. A partire dal primo episodio della serie, le linee di dialogo di Lara sono sempre state caratterizzate da una sottile ironia che mostrava una certa spavalderia, lasciando intendere che, per come Core Design l’aveva pensata, Lara Croft non era certo una tipa da perdersi in chiacchiere.
In rete circolano diversi video fan-made che raccolgono il meglio dello spirito pungente di Lara e delle sue battute. Ne condividiamo uno qui, comprensivo anche di alcune scene provenienti dalle sue più recenti incarnazioni, made in Crystal Dynamics, adesso responsabile del brand Tomb Raider.
Sebbene da quando ad occuparsi di Lady Croft è Crystal Dynamics l’evoluzione psicologica del personaggio si sia fatta decisamente più articolata e sfaccettata (oltre che aspramente criticata dai fans), rimane indiscusso il fatto che Tomb Raider rappresenta un punto di riferimento per qualunque altro gioco dello stesso genere (e non, verrebbe da aggiungere).
Lara, la sua eredità e le influenze dei suoi eredi
Celebrare ciò che Tomb Raider è stato per il mondo videoludico esula dallo scopo di questo articolo (e, del resto, lo abbiamo già fatto qui in modo più che eccellente). Quello che qui si vuole fare, invece, è analizzare il rapporto di Lara Croft con il suo principale erede, Nathan Drake, protagonista di Uncharted, l’altra eccellente serie prodotta da Naughty Dog. Lungi da chi scrive, inoltre, scatenare la consueta diatriba che si apre ogni volta che questi due capisaldi dell’action adventure si trovano ad essere anche solo messi insieme nella stessa frase. La domanda che vogliamo porci è in che modo Tomb Raider abbia eventualmente influenzato Uncharted e come Uncharted abbia ispirato le ultime evoluzioni delle avventure di Lady Croft.
Nathan Drake: un eroe con cui identificarsi
Nathan Drake ha visto la luce nel Novembre del 2007, proprio mentre Tomb Raider: Underworld era ancora in fase di sviluppo. L’incontro con Nathan Drake è stato sicuramente diverso da quello con Lara Croft per i giocatori. Non si tratta solo della differenza dovuta ai mezzi tecnologici disponibili all’epoca del suo debutto, ma anche della scrittura del personaggio. Da subito Nathan Drake apparve come un protagonista con cui l’identificazione risultava più semplice, non fosse altro che per la sua aria più scanzonata e meno “trattenuta” che invece caratterizzava il suo alter ego femminile. Complice un’ottima scrittura di taglio cinematografico e un gameplay orientato all’azione da film, Uncharted si qualificò subito come principale competitor di Tomb Raider, all’epoca, in quel momento di crisi che avrebbe poi spinto Crystal Dynamics a produrre un reboot della serie.
Se i due giochi hanno in comune due protagonisti fortemente motivati ad ottenere quello che stanno cercando (seppure con motivazioni profondamente differenti), quello su cui i fan dibattono da sempre sono le supposte somiglianze in termini di gameplay. È indubbio che Uncharted abbia inizialmente strizzato un po’ l’occhio a Tomb Raider e che quest’ultimo lo abbia a sua volta fatto nelle sue ultime iterazioni (soprattutto nel reboot iniziato nel 2013).
Tomb Raider e Uncharted: una contaminazione videoludica…
Entrambi fortemente orientati all’azione, Uncharted e Tomb Raider sembrerebbero, almeno a prima vista, due giochi molto simili. In fondo, c’è un personaggio principale che è disposto a correre grandi rischi per ottenere quello che desidera e che, per averlo, esplora posti dimenticati e assai pericolosi nei quali incontra gruppi più o meno numerosi di nemici guidati da capi via via sempre più letali. Le location si assomigliano: basti pensare come nel primo Uncharted compare quello stesso Sud America da cui erano cominciate anche le avventure di Tomb Raider. Il passaporto di Lara è decisamente più ricco di timbri (anche solo per un fatto cronologico) e immaginiamo che per Naughty Dog trovare location inedite non sia stata proprio una passeggiata.
In entrambi i giochi la componente action la fa da padrone: si spara, si uccide, ci si difende con armi più o meno diversificate. Inoltre, sia Nathan che Lara hanno dalla loro parte un parco mosse molto ampio: saltano, nuotano, si appendono, usano corde e macchinari. Sia in Uncharted che in Tomb Raider, poi, ci sono trappole mortali, marchingegni letali pronti a uccidere i protagonisti ed enigmi da risolvere.
Tutto questo fa pensare ad un bellissimo caso di contaminazione videoludica, in cui un gioco influenza l’altro – a solo ed esclusivo beneficio dei videogiocatori. Inutili, a parere di chi scrive, le discussioni su chi ci sia riuscito meglio: entrambi i giochi rappresentano esperienze videoludiche indimenticabili e paragonarle in termini di classificazione è semplicemente riduttivo.
…Con le dovute differenze
Eppure, a guardar bene, delle differenze ci sono.
Le location esotiche che Nathan e Lara si trovano ad esplorare sono quasi sempre ben ricostruite e dettagliate, eppure, in termini di fedeltà storica e di documentazione, sembra che Crystal Dynamics abbia investito più tempo ed energie nella raccolta di informazioni. Al termine della prima partita a qualunque episodio del reboot, il giocatore ha a disposizione una vastissima raccolta di documenti storici e di artefatti raccolti da Lara. Lo stesso non si può dire per Nathan che, invece, sembra raccogliere quegli oggetti più per il gusto del saccheggio che per quello dello studio personale (il che lo rende, talvolta, anche estremamente simpatico). Questa era, per altro, la caratteristica anche della prima Lara Croft, più in linea col titolo dell’avventura a lei dedicata.
Gli enigmi sparsi nello scenario di gioco sembrano abbondare maggiormente nelle avventure di Lady Croft, almeno nel canone originale made in Core Design. Nelle iterazioni prodotte da Crystal Dynamics, Lara Croft affronta enigmi basati sul motore fisico del gioco, esattamente come Nathan Drake: si muovono parti dello scenario, si deviano corsi d’acqua, si fanno saltare barriere: in tutte queste cose, sia Lara che Nathan sono dei veri campioni.
Nathan si difende più spesso e, apparentemente, da più nemici. È vero che il nostro amico, per sua natura, tende ad accaparrarsi le antipatie di diversa gente ma, ingame, Lara è più spesso sola di quanto non lo sia Nathan. E lo è anche in termini di amici: ad eccezione di Tomb Raider: Legend e di Shadow of the Tomb Raider, Lara procede quasi sempre da sola nelle sue esplorazioni.
Insomma, ad un primo sguardo sembrerebbe che Uncharted abbia costruito il proprio successo sulle spalle di Tomb Raider. Eppure, così non è. È innegabile, come dicevamo poco fa, che le ultime iterazioni della saga di Lara Croft si siano molto ispirate alle avventure di Nathan Drake, soprattutto in termini di ritmo e di scrittura.
Per questo è assurdo, in conclusione, porre due giochi del genere a confronto cercando di stabilire quale sia il migliore: entrambi hanno risposto a specifiche esigenze del pubblico in modi simili, ma non uguali ed entrambi offrono esperienze videoludiche di altissimo livello pur differenziandosi nella scrittura e nel racconto (su cui Naughty Dog è da sempre maestra indiscussa).
Non possiamo, insomma, fare un torto a Lara negando la sua influenza su Nathan come non possiamo liquidare Uncharted semplicemente come una “copia” di Tomb Raider, visti i suoi molti aspetti originali.
A noi videogiocatori non rimane che goderci il divertimento di acrobazie spericolate, sparatorie e cacce al tesoro mortali in compagnia di due fra i più importanti protagonisti della storia dei videogiochi.
Penso che Drake abbia tratto ispirazione dalla vera Lara, quella orginale, ma abbia poi trovato la propria identità.
La nuova “Laura”, invece, è semplicemente una Drake femmina, completamente priva di quello che rendeva Lara Croft Lara Croft e Drake Drake. Un clone del proprio clone.
Ora di un reboot, per quanto mi riguarda. Uno che riporti in vita la vera Lara (personalità design pistole e tutto), ci dia una versione moderna del gameplay originale e che si allontani il più possibile dall’attuale palude di banalità.