Nel 1996, il mondo vide per la prima volta una figura che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia dei videogiochi e, più in generale, nell’immaginario collettivo: Lara Croft. Il personaggio principale di Tomb Raider, infatti, è stata una delle prime protagoniste femminili in un’industria dominata da eroi maschili. La figura della giovane archeologa è stata in grado di dimostrare che un personaggio femminile poteva essere altrettanto interessante, carismatico e complesso quanto i suoi omologhi maschili. Ma dietro l’eroina che svelava antichi misteri, si nascondeva un universo fatto di ambienti selvaggi e creature feroci.
Erano gli anni dei primi videogiochi 3D, un’era in cui la tecnologia stava appena iniziando a esplorare nuove frontiere, e i limiti grafici dell’epoca davano vita a ciò che oggi conosciamo come low poly, modelli 3D composti da un basso numero di poligoni se confrontati con le texture tridimensionali di oggi, ma che allora costituivano un balzo in avanti sensazionale rispetto all’epoca del 2D.
In quei mondi, costruiti con poligoni spigolosi e texture semplici, gli animali low poly divennero parte integrante della narrazione di Tomb Raider. Non erano semplici ostacoli: erano il cuore pulsante di ambienti ostili, brutali ma, allo stesso tempo, estremamente affascinanti e ricchi di mistero.
A distanza di anni, questi modelli grezzi sono diventati icone, rappresentazioni di un’epoca in cui l’immaginazione doveva colmare i vuoti lasciati dalla tecnologia, a tal punto che sono rimasti pressoché inalterati anche in Tomb Raider I-III Remastered, la raccolta che include i primi tre capitoli della saga in una versione rimasterizzata. Ed è proprio questa combinazione di limite e creatività che rende quegli animali ancora vivi nella memoria di chi ha esplorato terre desolate, giungle ostili e templi perduti insieme a Lara. Riscopriamo insieme alcune delle creature più rappresentative della serie.
I dinosauri
L’avventura inizia con il primo capitolo, Tomb Raider. Lara Croft, giovane e determinata archeologa, si avventura nelle profondità di caverne e rovine dimenticate. E proprio quando muoviamo i primi passi di un viaggio destinato a svelare segreti nascosti per millenni, ancorato adesso a una realtà desolata che sembra costituita solamente da enigmi e trappole, ecco che appare l’impensabile: appare un dinosauro.
Quei pochi poligoni che formano i corpi massicci dei Tirannosauri e dei Velociraptor si muovono con una ferocia che andava oltre i limiti della tecnologia dell’epoca. Per chi si ritrova con il controller in mano, non è solo una sorpresa visiva: le creature preistoriche donano anche una inaspettata vita a un ambiente che pareva abbandonato e inospitale, legato solamente ai fasti del passato. Lara, armata solo della sua intelligenza e delle sue pistole, deve affrontare queste creature che mostrano la potenza incontrollabile della natura.
La forza bruta dei gorilla
Nel silenzio delle rovine greche, c’è un’aria di sacralità infranta solamente dal ruggito di una creatura imponente: un gorilla. Nel primo capitolo di Tomb Raider, infatti, la protagonista si trova faccia a faccia anche con queste creature. I loro attacchi sono potenti e brutali e, in combinazione con la loro velocità, rendono ogni scontro estremamente impegnativo.
I gorilla, con i loro corpi squadrati, i suoni gutturali e i movimenti rigidi, incarnano il pericolo primordiale che l’archeologa deve affrontare in un ambiente già pieno di insidie. Ogni incontro con loro rappresenta una danza tra la vita e la morte per la protagonista, che deve muoversi con attenzione per riuscire a sopravvivere.
Il feroce dobermann
Quando avviamo Tomb Raider II, ci troviamo catapultati in un mondo ancora più vasto e pericoloso rispetto al capitolo precedente, dove ogni angolo può nascondere una trappola mortale. Tra i primi nemici che affrontiamo troviamo i dobermann, feroci cani da guardia utilizzati dalla Fiamma Nera per tenere lontani gli intrusi. In Cina, a Venezia, ovunque Lara vada, quei cani sono lì, pronti a sferrare il loro attacco e proteggere i membri della setta capitanata da Marco Bartoli.
Con le loro sagome spigolose e i movimenti rapidi, i Doberman rappresentano una minaccia inesorabile, una presenza oscura che segue l’archeologa in ogni suo passo. Il loro abbaiare riecheggia nei vari ambienti di gioco, ricordandoci di rimanere sempre all’erta e di non abbassare mai la guardia.
Gli squali: i predatori dei mari
Gli abissi marini di Tomb Raider II non sono meri scenari di esplorazione, ma luoghi ricchi di pericolo. Lara, avvolta dal blu profondo dell’oceano, si trova a confrontarsi con una delle minacce più letali del mondo acquatico: gli squali. Questi predatori, con la loro silhouette affilata e i movimenti scattanti, sono una presenza costante nei livelli subacquei.
In questi ambienti l’archeologa è costretta a muoversi con ancor più cautela, sapendo che un solo errore può attirare l’attenzione di questi animali. Nonostante la loro rappresentazione rudimentale, gli squali riescono a evocare un senso di claustrofobia e vulnerabilità. L’oceano, vasto e misterioso, diventa improvvisamente un teatro di caccia, dove la protagonista (e noi con lei) non è più la cacciatrice, ma la preda.
L’orso polare, la minaccia di Tomb Raider II: Golden Mask
Il vento gelido delle distese artiche di Tomb Raider II: Golden Mask, l’espansione del secondo capitolo della saga, porta con sé un silenzio interrotto solo dal respiro profondo di un orso polare. Questo animale, con la sua pelliccia bianca che si confonde con il paesaggio innevato, rispecchia la natura stessa dell’ambiente in cui si trova: ostile, implacabile, bellissimo seppur brutale.
Lara, giunta in Tibet in cerca della leggendaria Maschera d’Oro, deve affrontare questa pericolosa minaccia per riuscire nella sua missione. Nonostante il suo design low poly, l’orso polare trasmette fin da subito un senso di forte pericolo per la sua stazza, la sua forza e la sua resistenza. Ogni scontro con l’animale, infatti, è una lotta contro la forza primordiale della natura, e la protagonista deve far ricorso a ogni mezzo a sua disposizione per riuscire ad avere la meglio.
Le scimmie
Nelle giungle del Sud Pacifico di Tomb Raider III, la tranquillità della natura viene spezzata dai richiami lontani delle scimmie. Questi animali, con il loro comportamento imprevedibile e la loro velocità, rappresentano una minaccia costante, un’incognita che si nasconde dietro ogni albero. Le scimmie non sono solamente nemici da abbattere: fanno parte di un ecosistema che Lara sta esplorando, sono creature rese ancor più minacciose dal fatto che stanno difendendo il loro territorio da un’intrusa.
Le creature, caratterizzate anche in questo caso dall’aspetto spigoloso, hanno un comportamento estremamente aggressivo nei confronti della protagonista, creando così un’atmosfera di tensione continua, dove il confine tra cacciatore e preda si fa sempre più sottile. Lara, in questi ambienti esotici, è più vulnerabile che mai. Pur non essendo singolarmente molto minacciosi, infatti, la vera forza di questi animali è costituita dal fatto che sono estremamente rapidi e possono attaccare in gruppo.
Il low poly nell’epoca contemporanea: i piranha
L’animale con cui abbiamo deciso di concludere il nostro elenco non è tratto dai primi tre capitoli della saga, bensì da Shadow of the Tomb Raider, pubblicato il 14 settembre 2018. L’ultimo episodio della serie è caratterizzato da un versante grafico che, ancora oggi, risulta estremamente convincente e di ottima fattura. Nonostante ciò, non mancano anche in questo caso modelli poligonali più semplici, con forme angolari e texture essenziali: stiamo parlando, nello specifico, dei piranha.
Lara incontra queste creature durante alcune delle sue esplorazioni subacquee. I pesci carnivori sono estremamente pericolosi, e l’unico modo per superarli è quello di muoversi lentamente e con cautela per evitare di essere individuati. Anche se presentano un aspetto low poly che ricorda quello delle texture dei primi capitoli, gli animali sono animati in modo tale da risultare decisamente minacciosi mentre pattugliano le acque torbide. La loro presenza crea momenti di alta tensione, e il loro muoversi in banco li rende ancora più pericolosi.