Ogni tanto la cronaca tira fuori notizie in grado di mettere d’accordo persino chi ama i videogiochi e chi li odia, come nel caso di TOMMI game, utilizzato nei reparti oncologici in USA e in Europa sviluppato dalla startup italiana Softcare Studios in collaborazione con l’Associazione DEAR Onlus.
TOMMI game è un’esperienza videoludica in VR offerta ai bambini affetti da tumore. Per quanto sia un argomento delicato da trattare, e chiedo a te che mi leggi la massima comprensione, è difficile immaginare quanto sia dura la vita ospedalizzata, a meno che non la si viva. Ed in particolare i bambini ne soffrono, privati di una parte dell’ingenuità dell’infanzia, catapultati da subito in ruoli e pensieri di responsabilità sproporzionati per l’età e nello stress della vita medicalizzata.
Con l’intenzione non solo di rendere più piacevole la permanenza a letto, ma anche di favorire l’adesione alla terapia e al tempo stesso la riduzione dell’uso dei farmaci, l’ospedale Regina Margherita di Torino dal 2016 ha introdotto all’uso terapeutico questo gioco in realtà virtuale che porta il bambino ad esplorare un mondo fantastico dove sarà coinvolto in attività che metteranno alla prova le funzioni psicomotorie e cognitive, fungendo sia da distrazione e divertimento, sia da monitoring test per gli addetti ai lavori.
Il gioco è stato pensato, andando nel dettaglio, per calare il bambino in varie situazioni, perseguendo l’obiettivo di farlo sentire meglio. Di fatto, gli elementi del gioco e le sue caratteristiche suscitano calma e rilassamento, riducendo i livelli di stress (e monitorando la variazione di ogni parametro di interesse) al fine di contrastare le emozioni negative legate al percorso terapeutico, con conseguente impatto positivo sulla loro condizione sia psicologica, sia fisica; e si sa, mantenere queste sfere tranquille e in positività, favorisce la risposta alla terapia.
Questo gioco-medicina ha sollevato grande interesse a livello mondiale, ricevendo premi e riconoscimenti sia in Italia, casa madre del gioco, sia all’estero, come in Germania, USA e Danimarca. In Bulgaria la Commissione Europea lo ha premiato come miglior startup e-health, riconoscendo ai videogiochi, grazie ad esempi come a TOMMI game, le loro potenzialità anche in questo ambito d’applicazione.
D’altra parte è noto che già all’estero, soprattutto in USA, vengano sviluppati ad hoc giochi simili a Just Dance per la fisioterapia, creando vere e proprie classifiche tra i punteggi raccolti dai pazienti durante le sessioni, al fine di instaurare un circolo virtuoso nella risposta alla terapia e a livello motivazionale.
Pensando a progetti come questi mi viene da credere, e suppongo anche a chi non ama il videogaming, che queste esperienze virtuali caratterizzanti il nuovo millennio abbiamo potenzialità incredibili, che non siano solo svago o motivo di critica, ma anche una fonte di sostegno importante, che nemmeno ci immaginiamo, non solo per i pazienti, ma anche per il progresso della scienza stessa.