Gli appassionati storici di picchiaduro stanno probabilmente vivendo la migliore delle loro epoche, non tanto per le saghe che continuano a sfornare capitoli (troppo spesso diventando macchine spilla-soldi con i DLC), quanto per la grossa attenzione che ha riportato in auge titoli del passato.
Le moltissime collection uscite non solo nel corso del 2024, ma anche prima, hanno praticamente ridato lustro a vecchie perle dimenticate di colossi come SNK e Capcom, come ha fatto di recente Capcom Fighting Collection 2, rendendo giocabili titoli creduti persi o che mai erano arrivati in occidente.
Se però guardiamo all’enorme passato storico del genere, possiamo sicuramente immaginare che nella vasta distesa di titoli ce ne siano molti altri che meritano di tornare sotto i riflettori. In quanto grande appassionato del settore, non potevo che sceglierne 10 (+1) da riscoprire insieme!
Top 10 (+1) Picchiaduro che meriterebbero un ritorno – Principi di Selezione e il +1
I Principi di Selezione
Nel buttare giù una simile classifica di picchiaduro, bisogna darsi delle regole, è chiaro. Il genere è talmente vasto che ridurlo a solo 10 titoli (+1) sarebbe impossibile senza prima porre dei paletti dentro cui muoversi per la selezione. Partiamo quindi dalle regole secondo cui ho scelto questi giochi.
La regola 1 è semplice: il gioco deve essere bello o comunque presentare delle meccaniche che sarebbe interessante riproporre al giorno d’oggi. Ci sono tanti picchiaduro brutti o che sono meri cloni, quelli lasciamoli da parte. La nostra selezione deve ricadere su titoli degni di nota.
La regola 2 è che il gioco non deve avere un capitolo recente o, se lo ha, non deve essere facile da reperire. In generale voglio concentrarmi su picchiaduro che probabilmente neanche conosci e che al massimo hai sentito nominare una o due volte. Giochi che davvero sono rarità.
Quest’ultima regola è quella che fa la differenza. Di recente un sacco di picchiaduro che sarebbero potuti finire in questa lista sono stati resi reperibili dalle tantissime collection recenti. Praticamente qualsiasi picchiaduro Capcom o SNK è escluso in automatico, quindi che resta? Scopriamolo.
+1 – Bloody Roar
Prima di entrare nel vivo dell’articolo, però, è tempo di togliersi il dente e spiegare quel +1 nella Top Ten. Che poi è semplice. C’é una saga di picchiaduro che tutti leggendo il titolo di questo articolo si aspetterebbero di trovare in classifica, ovvero Bloody Roar, e avrebbero anche ragione a pensarlo.
Per chi non conoscesse questa saga di cinque picchiaduro, Bloody Roar è praticamente Tekken… solo che ad un certo punto i tuoi combattenti possono trasformarsi in animali antropomorfi e continuare a picchiare l’avversario con questo aspetto. Quanto sarebbe figo con i motori grafici di oggi?
Quindi perché Bloody Roar non è in classifica pur meritandolo? Perché ne ho già ampiamente parlato, non una, ma ben due volte. Insomma, volevo trattare dieci giochi meno conosciuti quindi, per quanto Bloody Roar meriti di essere citato, non conta ai fini della mia Top Ten, se non spiritualmente.
Top 10 (+1) Picchiaduro che meriterebbero un ritorno – Dalla 10 alla 6
Posizione 10 – Fighting Vipers
Partiamo dal fondo e sarò subito molto onesto: non sono un grande fan dei picchiaduro Sega. Già, neanche di Virtua Fighter. Il punto è che l’anime di Virtua Fighter è bellissimo, ma il gioco? Zero storia, zero caratterizzazione dei personaggi e praticamente ogni capitolo non è altro che una tec demo.
Comprendo che possa piacere a chi ama il competitivo e i tecnicismi, ma io sono un fanatico della lore e in Virtua Fighter neanche si impegnano di cambiare il boss finale. Tuttavia se c’é un picchiaduro Sega che davvero vorrei veder tornare oggi è il decisamente meno conosciuto Fighting Vipers.
Il perché è tutto nel suo gameplay. In Fighting Vipers ogni combattente ha un’armatura e questa può essere distrutta per infliggere più danni. Una meccanica simile è presente anche in Soul Calibur IV, ma è incredibilmente come sia così rara oggi, se escludiamo certi tipi di giochi (ammicco, ammicco).
Posizione 9 – Battle Arena Toshinden
La saga di Battle Arena Toshinden non è in realtà così sconosciuta. Chiunque abbia vissuto il periodo iniziale della PlayStation, ha giocato almeno al primo capitolo della serie. D’altronde questi era così noto come esclusiva di livello da essere incluso poi nella line-up della PlayStation Classic.
Che cosa è successo a Battle Arena Toshinden? Principalmente avidità. Il successo iniziale ha spinto la Tamsoft a produrre i seguiti di fretta e furia, a scapito della qualità. Di base il gioco non sembra migliorare mai e con l’avvento di quel mostro di Tekken, la serie è stata dimenticata in poco tempo.
In circa quattro anni sono stati prodotti dodici giochi della saga, tra espansioni, spin-off e sequel, e persino un manga e un anime. Decisamente Battle Arena Toshinden è stato spremuto troppo, ma il suo concept era fenomenale e si sposerebbe alla perfezione con l’ambiente odierno.
Si tratta di un picchiaduro che giocato oggi, al di là delle inevitabili risate date dalla grafica e da alcune movenze scattose, riesce ancora a sorprendere per il suo gameplay estremamente simile ai picchiaduro 2.5D moderni. E’ incredibile che a nessuno sia venuto in mente un remake o una collection.
Posizione 8 – Weaponlord
Quando ho iniziato a buttare giù i titoli da mettere in classifica, volevo aggiungere almeno un clone di Mortal Kombat, ma l’impresa era più facile da pensare che da realizzare. La maggior parte dei cloni della nota saga ultraviolenta, infatti, oscillano tra il terribile e l’osceno con ben poche eccezioni.
La più valida era Eternal Champions, ma avrebbe infranto la regola 2 visto che è disponibile nelle moderne console in varie collection. Avevo quindi pensato al mediocre Time Killer, prima che mi venisse in mente “il più violento gioco mai realizzato su Nintendo,” ovvero Weaponlord.
Distribuito da Namco, Weaponlord è un incrocio tra Soul Calibur e Mortal Kombat e non tanto per dire. E’ infatti cosa abbastanza nota che proprio Weaponlord abbia portato l’ispirazione per Soul Edge e seguiti. Al contrario di questi, però, questo picchiaduro è a dir poco violento e difficile.
Il gameplay, basato molto su un sistema di contrattacchi, rivaleggia con Street Fighter III a livello di complessità e la grafica 2D che sembra ricordare i fumetti ultra-ipertrofici della Image, non aiuta di certo. Sotto gli smembramenti e le bestemmie tirate per giocare, però, Weaponlord è una vera perla.
Posizione 7 – Last Bronx
Quando ho detto che Figthing Vipers è l’unico picchiaduro Sega che vorrei veder tornare, ho mentito. Il punto è che neanche Sega stessa sembra ricordarsi di questo Last Bronx, picchiaduro 3D con armi che è praticamente un Soul Edge ambientato in un futuro distopico alla The Warriors.
L’idea è di per sé fighissima e viene da chiedersi come mai nessuno abbia mai fatto nulla di simile. Non solo, Last Bronx, al contrario degli altri picchiaduro Sega, ha una signora storia che viene espansa nella versione casalinga. L’unico gioco Sega con della lore, non ha mai avuto un seguito.
Sia chiaro, Last bronx non è un capolavoro, è molto legnoso, ma per essere un picchiaduro del 1996 è più che valido e non capisco come faccia, con il suo concept, a non aver avuto un successo tale da giustificarne un seguito. Giuro. Ho visto picchiaduro molto più banali costruire intere saghe.
Posizione 6 – Bushido Blade
Chiudiamo questa prima parte della classifica con quello che, dopo Bloody Roar, è probabilmente il picchiaduro più conosciuto della Top Ten, se di picchiaduro si può parlare. I due Bushido Blade per PlayStation, infatti, rompono totalmente lo schema tipico del genere sull’altare del realismo.
Niente combo, niente colpi spettacolari, in un vero duello di armi bianche basta un errore e si può morire. Questo è il concetto minimalista dietro Bushido Blade. Strano che nell’epoca odierna dove si professa tanto il realismo, tale fedeltà non sia mai stata riportata, se non nella mediocre serie Kengo.
Di Bushido Blade non vorrei vedere un remake, il recente ultimo capitolo di Samurai Shodown ha molto del fatalismo di questo titolo e non sono sicuro che il realismo estremo possa funzionare così bene oggi (nuovamente Kengo ne è esempio). Però una collection Bushido Blade la meriterebbe, no?
Top 10 (+1) Picchiaduro che meriterebbero un ritorno – Dalla 5 alla 1
Posizione 5 – Astra Superstars
Passiamo alla seconda metà della classifica e qui posso già vedere la tua espressione confusa: che diavolo è Astra Superstars? Andiamo con ordine. Durante la sua esistenza Sunsoft ha prodotto solo tre picchiaduro: Galaxy Fight: Universal Warriors, Waku Waku 7 e, come ultimo, Astra Superstars.
Perché ho messo Astra Superstars e non gli altri due? Beh, prima di tutto perché sia Galaxy Fight che Waku Waku 7 sono giocabili nei vari store online negli Arcade Archives della Sunsoft. Astra Superstars, per qualche strano motivo, no e è vergognoso perché è il più valido e innovativo tra i tre.
Se Galaxy Fight e Waku Waku 7 sono i tipici picchiaduro 2D, Astra Superstars è follia innovativa. Un picchiaduro aereo dove puoi rimbalzare l’avversario come in un flipper e dove prima di ogni match hai dei dialoghi interattivi che danno bonus/malus e determinano il finale. Non vorresti giocarlo ora?
Posizione 4 – Martial Masters
Va bene, lo ammetto, sto continuando a barare. Martial Masters è attualmente reperibile come parte della IGS Classic Arcade Collection uscita nel 2023. Insomma, infrange la regola 2, ma ho deciso comunque di inserirlo per due motivi, il primo dei quali è che troppe poche persone lo conoscono!
Questo perché la IGS Classic Arcade Collection è esclusiva per Nintendo Switch e è assurdo che un simile gioco sia limitato alla console Nintendo. Il secondo motivo è che trovo assurdo che Martial Masters non abbia mai prodotto un seguito o che qualcuno non abbia deciso di acquistarne l’IP.
Ispirato dai classici film di arti marziali come Once Upon a Time in China, Drunken Master, Operation Scorpio e così via, Martial Masters ha una grafica 2D pulitissima, un gameplay basilare, ma soddisfacente e una buona storia che lasciava ampio spazio a seguiti. Possiamo resuscitarlo?
Posizione 3 – Power Instinct
Medaglia di bronzo e in un certo senso anche qua sto barando: la saga di Power Instinct è abbastanza conosciuta in Giappone e dai fan tradizionalisti del genere, ma al di fuori di questa cerchia? Decisamente poco. Inoltre gioca a totale favore di questa serie la sua scarsa reperibilità attuale.
Non è di certo stata aiutata da Atlus che ha prima importato una versione mozza del primo titolo solo in Nord America, poi fino al quinto, Matrimelee, niente. Quest’ultimo è stato distribuito anche in Europa, totalmente a caso. E infatti il sesto e ultimo capitolo è nuovamente esclusiva nipponica.
Pensare che Power Instinct è così dannatamente divertente. Un incrocio assurdo e surreale tra un The King of Fighters vecchio stampo e un episodio di Ranma ½ con la sua comicità sopra le righe. Ora che l’umorismo nipponico è stato sdoganato in tutto il mondo, non si merita almeno una collection?
Posizione 2 – Battle Fantasia
Oggi Arc System Works è simbolo di qualità nel genere picchiaduro. Da Guilty Gear a GranBlue Fantasy Versus, la software house è famosa per aver portato un 2.5D totalmente diverso, più dinamico e caciarone rispetto alle concorrenti, ritagliandosi una propria fetta di mercato e di appassionati.
Non è un segreto che io stesso sono un fan dei lavori di Arc System Works, ma è invece un’informazione molto meno conosciuta che esiste una IP della software house che oggi è praticamente introvabile: Battle Fantasia. I motivi? Un riscontro commerciale e di critica abbastanza mediocre.
Non ho mai capito perché. Lo stile 2.5D, le meccaniche che uniscono jrpg e picchiaduro e l’ambientazione steampunk mi hanno preso fin da subito. Eppure Battle Fantasia è passato come una meteora e che, con la chiusura degli store di Xbox 360 e PlayStation 3, è anche difficile da recuperare.
Posizione 1 – Evil Zone
Come Evil Zone non abbia ottenuto il successo e l’attenzione che merita è per me uno dei più grandi misteri della vita. Sia chiaro, non si parla del capolavoro nel secolo, ma questo picchiaduro è così unico, curato, innovativo e dannatamente divertente che gli si perdona ogni difetto presente.
Uscito direttamente per PlayStation, Evil Zone si fa subito riconoscere perché si gioca con solo due tasti. Non scherzo. Nonostante questo ha un gameplay complesso e sfaccettato che ben si sposa con un mondo di chiara ispirazione anime che coinvolge tutti i trope del genere.
Il maghetto, la streghetta, l’adolescente con i poteri, quello grosso e figo, la bambina superpotente e così via. In Evil Zone li trovi tutti, c’è persino una specie di Power Rangers, ma la cosa più figa è che ogni personaggio ha una propria modalità storia che si svolge proprio come una serie!
Ogni match è un episodio con tanto di sigla, titolo, riassunto delle puntate precedenti, dialoghi e pure anticipazioni sulle puntate successive. Ogni personaggio ha la propria versione personalizzata e è così folle che va giocato per capirlo. Evil Zone è una perla che ogni appassionato deve giocare.