Oggi non è facile divertire, figuriamoci ridere. Far nascere una risata spontanea è un qualcosa di complesso e che oggi, più di ieri, richiede non solo un’ottima gag (sia essa visiva/fisica o verbale o un mix delle due) ma anche una questione di tempi spesso inedita. Bisogna rompere gli schemi, soprattutto nel videogioco, è la rottura del prevedibile che riesce spesso a far ridere. Ma non solo eh, spesso basta un’ottima gag splendidamente messa in scena o ancor di più, la parodia. La parodia funziona spesso e volentieri, soprattutto se ancorata a prodotti conosciutissimi come il sempre bersagliato Signore degli Anelli.
Questa Top targata iCrewPlay punta a evidenziare quei titoli videoludici che riescono a far genuinamente divertire. Non sono tutti e quasi sicuramente questa non sarà l’unica top sull’argomento. Diciamo che è un antipasto che evidenzia diverse tipologia di umorismo videoludico che, vecchi o meno che siano, riescono a far scattare, secondo il nostro parere, una sincera risata e, in alcuni casi, come vedremo, anche delle riflessioni non di poco conto. Quindi sì, mancano sicuramente dei titoli ben più noti e rumorosi ma vogliamo dar luce e spazio anche a titoli che, forse, non tutti conoscono.
Ridere con Dungeons 4 – Il Male che vuole conquistare tutto ma ha servitori idioti
Segniamo l’ultimo capitolo ma in effetti è il concept dell’intera serie che funziona e fa ridere. Dungeons nasce con il proposito di farci impersonare il Male Assoluto, un’entità votata alla pura malvagità e che ha scopo il poco educativo massacro totale di ogni rappresentante del bene sulla faccia della terra. Ebbene, tale spietata crudeltà viene tradotta in un susseguirsi di gag, dettate da un narratore che caratterizza benissimo le atmosfere parodistiche e surreali dell’opera, dando vita a monologhi spesso esilaranti e imprevedibili (insomma, è difficile non ridere).
Il rovesciamento dello stereotipo del male, la caratterizzazione del bene come una serie di inetti imbecilli e la riproduzione del nostro personale esercito di creature mostruose ma dotate di intelletto pari a zero, forma un mondo coeso di follie e idiozia, in alcuni casi anche no-sense che permette la rottura della quarta parete, bersagliando sia l’utente che il mondo dei videogiochi, con tanto di osservazioni su competitor e sul lavoro degli stessi sviluppatori di Dungeons. Insomma, un’opera che non si prende mai sul serio ma che è riuscita a dar vita a una saga, potenzialmente eterna, condita da risate sincere e trovate umoristiche accattivanti e gradevoli che richiamano indirettamente Fable e Dungeon Keeper (opera da cui è palesemente ispirata la serie).
Ridere con Portal 2 – apoteosi di meraviglia e sagace umorismo
Portal 2 è un capolavoro. Lo è tanto ludicamente, con trovate da puzzle ancora oggi difficilissime da eguagliare per complessità, ingegno e creatività ma anche e soprattutto per la capacità di raccontare una storia sì divertente ma allo stesso tempo coinvolgente e con un potente messaggio di fondo. Senza scivolare in spoiler, è impossibile non appassionarsi alle vicende dei protagonisti del titolo fino ad arrivare a empatizzare con delle macchine. A un’opera già di suo eclatante e ingegnosa, che ti rapisce letteralmente per tutta a sua durata, si aggiunge una trovata geniale, seppur non inedita: una canzone umoristica orecchiabile e che ancora oggi non ci molla.
La trovata di ideare una canzone inedita umoristica ma orecchiabile è quello che ha potenziato, ad esempio, due recenti film come Super Mario e Barbie, entrambi ricordati anche e soprattutto grazie a due brani orecchiabili e potenzialmente virali, seppur imprevedibile e fuori contesto ma che fanno sempre e comunque ridere di gusto. Ancora una volta è l’imprevedibilità, chi si aspettava una canzone in Portal 2? Una canzone di quel genere, con quel testo? Una canzone così bella ma allo stesso tempo divertente, seppur estrapolata dal contesto possa quasi commuovere più che far ridere.
Portal 2, che ricordiamo è un titolo del 2011, è ancora oggi un caposaldo del genere e un indiscusso padrone dell’umorismo fine, non gratuito, non volgare ma assolutamente ingegnoso e capace di divertire genuinamente e in modo coinvolgente e trasversale. Un’opera che non possiamo non consigliare ancora e ancora.
Ridere con The Stanley Parable – Quando la scrittura trova la sua giusta voce
The Stanley Parable è giustamente elogiato dalla critica e dall’utenza come una delle opere più umoristiche e imprevedibili degli ultimi tempi, infrangendo lo standard dei walking simulator. Si tratta di un titolo difficile da raccontare ludicamente senza far spoiler ma che trova la sua chiave di svolta, narrativa e ludica, nella scrittura stessa. The Stanley Parable è il film Sliding Doors (giusto per citare un’opera iconica sull’argomento centrale del titolo, ma esistono centinaia di prodotti che trattano ciò) traslato in videogioco e ampliato in innumerevoli e imprevedibili sfaccettature.
Ma The Stanley Parable vince soprattutto grazie all’unica voce del titolo, lo stesso che fa da narratore nella serie Dungeons: Kevan Brighting. Il doppiatore ha resa sua la scrittura, l’ha personalizzata con toni differenti, con una passione così orecchiabile e palpabile che durante il gioco ti fermerai anche per decine di minuti pur di perderti nei suoi meravigliosi sproloqui. Ma bada bene, come per Portal 2, qui l’umorismo è terribilmente acuto e ingegnoso.
The Stanley Parable mette a nudo noi, l’utenza, la massa e le sue richieste sempre più assurde. The Stanley Parable Ultra Deluxe, l’ultima edizione del gioco, introduce un’espansione-sequel in grado di mettere a nudo con una spontaneità disarmante, le problematiche odierne dei videogiochi. Ci mostra la debolezza di un mercato dominato da “nuovi contenuti” e da recensioni spesso incoerenti, gratuite, crudeli e spietate. Mostra la nostra rabbia, i nostri desideri e allo stesso tempo ci fa sentire la voce degli sviluppatori, di chi vuole raccontare la sua storia ma che, suo malgrado, si ritrova a perdere le redini.
E tutto questo il gioco ce lo propone facendoci costantemente ridere. Una risata continua, sorprendente, che rompe gli schemi, ci colpisce e ci lascia poi abbandonati tra inganni, speranze e lacrime di gioia. Inutile dire che anche quest’opera merita di essere vissuta ancora e ancora, di percorso in percorso, senza leggere altro su di essa ma lasciandoti sorprendere da ogni singola frase e dettaglio. E in conclusione di questa triade di titoli umoristici possiamo affermare che sì, il videogioco è in grado di donare grandi risate con cui trasmettere anche messaggi non indifferenti.
E sì, come detto in apertura, mancano molti altri titoli all’appello dai South Park targati Ubisoft all’intramontabile e magnifico Monkey Island (un fuori classe insieme a The Days of the Tentacle e non solo). A tal proposito, qual è il tuo personale tris di giochi umoristici? Faccelo sapere nei commenti e potremo inserirli nella prossima top a tema!