In occasione del debutto su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch del titolo Tower of Time, opera prima di Event Horizon già apprezzata in passato dai giocatori PC, torno ancora una volta a parlarti di una delle realtà videoludiche che piú apprezzo in assoluto: il gioco di ruolo. Il motivo? È piuttosto semplice: ciò che tratteremo oggi sembra essere una vera e propria lettera d’amore a questo genere.
Al di là di quelli che possono infatti essere i suoi pregi o relativi difetti, dei quali ovviamente ti parlerò nel corso di questa mia recensione, Tower of Time non può che essere visto come un gioco capace di incarnare lo spirito dei classici GDR, pur discostandosi dal già visto grazie ad alcune idee piuttosto originali. Un merito, questo, che a parer mio è giusto non passi inosservato.
Senza dilungarci troppo in ulteriori chiacchiere di circostanza, direi quindi che è arrivato il momento di entrare nel vivo di questa mia analisi, partendo come sempre da uno degli aspetti che in un genere come questo riveste un ruolo a dir poco fondamentale: la narrativa.
Se leggendo qui sopra ti sei posto/a la domanda del perché io abbia definito Tower of Time come un collegamento fra il classico e la novità, sappi che le mie motivazioni, prima ancora che in alcune scelte di gameplay, sono da ricercasi proprio nella scrittura che sta alla base del titolo.
La voglia di stupire partendo dal già visto
Il Sole non brilla più nei cieli sopra ad Artara, il cibo scarseggia e l’immensa conoscenza maturata dall’uomo fino a questo momento, non è che un lontano ricordo ormai sbiadito dal passare degli anni. A condividere questo triste destino insieme al progresso andato perduto, vi è anche quella che sembrerebbe essere un’immensa torre rimasta sotterrata, ora riemersa in superficie dopo l’ennesima scossa di terremoto.
Il primo a notarla è un ragazzino qualunque, o almeno lo era prima di addentrarsi al suo interno. La Torre del Tempo, che dà il nome al gioco stesso, è infatti un luogo tanto antico quanto magico, dentro al quale sembra risiedere un’immensa fonte di potere. Il giocatore, dopo aver ottenuto il controllo del ragazzo intento a esplorare il misterioso edificio, ha subito modo di intuire che quel luogo nasconde qualcosa.
È proprio partendo da questo incipit, considerabile a conti fatti quasi banale, che Tower of Time dà una prima prova di grande coraggio puntando a dei risvolti narrativi tutt’altro che scontati, e riuscendo in qualche modo, pur senza far gridare al miracolo, a coinvolgere in maniera attiva l’interesse dello spettatore.
Il merito di tutto questo, oltre alle atmosfere ben costruite e alla trama scandita da filmati con voce narrante in sottofondo, va senza dubbio alla buona mescolanza tra i vari cliché del genere e le originali trovate degli sviluppatori. La peculiarità di questo mix ben congegnato, a cui faccio riferimento già dal titolo, è che non si limita al comparto narrativo di Tower of Time, ma anzi raggiunge il suo punto massimo in quello di cui ti sto per parlare: il gameplay.
Le solide basi della tradizione
Il feeling che si ha giocando a Tower of Time, è chiaramente quello di un classico gioco di ruolo pen-and-paper, ricco dunque di descrizioni e statistiche numeriche, dove ogni battaglia potrebbe portare alla morte e ogni nostra scelta, comprese quelle effettuate durante le fasi di esplorazione, va necessariamente ponderata a dovere.
Il gameplay di Tower of Time si basa sull’esplorazione della Torre stessa, a opera di un ristretto gruppo di pionieri al servizio del nostro protagonista. Senza entrare troppo nello specifico, va detto che gli sviluppatori si sono preoccupati di contestualizzare questa scelta, ottenendo come risultato una maggiore immersività a favore del giocatore.
Come in qualsiasi altro gioco di ruolo che si rispetti, anche qui non mancano premi dati a chi investe tempo nell’esplorazione, che vanno dai classici pezzi d’equipaggiamento suddivisi in diverse fasce di rarità, alle risorse extra quali Oro e Cristalli preziosi, fondamentali per il potenziamento del nostro party.
Proprio come farebbe il più canonico dei dungeon crawler, Tower of Time ci immerge quindi all’interno di grandi mappe interamente esplorabili, ricche di battaglie, enigmi ambientali e lore a profusione. Il sentore della tradizione applicata a questo gioco si ha già a partire dalla sua visuale isometrica, che si sposa perfettamente con quelle che sono le intenzioni finali del titolo.
Se da un lato abbiamo infatti questi elementi ruolistici ereditati dai grandi videogiochi del passato, dall’altro la creatura di Event Horizon spinge ancora una volta sull’inaspettato, cercando di inserire all’interno di una formula fortemente classica, influenze di stampo strategico che avvicinano il gameplay di Tower of Time al complesso genere degli RTS.
Uno sviluppo inaspettato
Parliamo quindi di un gioco di ruolo dal battle system tipico di uno strategico in tempo reale, l’unione di due generi che vantano certamente diversi punti in comune, ma che non è così semplice avvicinare tra loro. È proprio questo che Tower of Time riesce a fare piuttosto bene, con soluzioni di game design brillanti e poco scontate, che per quanto mi riguarda è giusto gli garantiscano una piena sufficienza.
Ovviamente, il punto centrale attorno a cui si sviluppa tutto il gameplay, sono senza dubbio le battaglie. In esse, Tower of Time riesce a risultare profondo ma allo stesso tempo intuitivo, oltre che sufficientemente vario (grazie alle diverse regole che le caratterizzano) e quindi poco banale. Ognuno dei nostri personaggi che sceglieremo di coinvolgere negli scontri, può contare su un buon numero di abilità uniche, acquisibili mano a mano che lo faremo salire di livello.
Anche qui, l’ennesima conferma che il team di sviluppo non ha immaginato il solito GDR. Per incrementare il livello e l’efficacia del nostro gruppo infatti, in Tower of Time non abbiamo bisogno di accumulare punti esperienza, bensì Oro e altre risorse varie, che grazie al loro essere limitate invogliano il giocatore a esplorare le mappe con più cura. Davvero un’ottima cosa, dato che rende il titolo di per sé più bilanciato e porta l’utente medio dove forse non si sarebbe spinto.
Ad arricchire ulteriormente l’esperienza di gioco, non mancano poi meccaniche secondarie quali ad esempio un sistema di crafting che, nel caso affrontassimo il tutto alle difficoltà più impegnative, risulterebbe ovviamente indispensabile. Per accedere a queste funzioni che si sbloccheranno proseguendo nel gioco, serve abbandonare l’esplorazione in corso per fare ritorno alla nostra Città: un semplicissimo menu interattivo considerabile come l’HUB centrale di gioco.
Gli alti e bassi del comparto tecnico
Eccoci arrivati all’ultima parte di questa mia recensione, come sempre dedicata al comparto tecnico dell’opera presa sotto esame. Purtroppo, nel caso di Tower of Time, si dà il caso che questo sia anche il momento più opportuno per parlarti dei gravi difetti che affliggono il gioco.
Prima di aprire questa triste parentesi, della quale non posso non tener conto, permettimi di spendere due parole in merito alla grafica di questo gioco, che senza distinguersi particolarmente, si limita a fare quel che serve. Per quanto il lavoro manuale sia infatti evidente, specialmente per quanto riguarda le varie ambientazioni, non sono certo che la varietà in esse possa bastare a fare la differenza.
Come ho già anticipato, la versione per PlayStation 4 che ho avuto modo di provare, presenta alcuni bug a dir poco fastidiosi. Primo fra tutti, che ho personalmente riportato in una mail indirizzata al team di sviluppo, quello che sembra essere un problema legato al menu delle impostazioni, che oltre a non permettere al giocatore di cambiare nulla al suo interno, lo intrappola in una sorta di circolo vizioso mettendolo in condizione di dover chiudere il gioco.
Ultimo ma non certo per importanza, nel tentativo di non lasciarti con l’amaro in bocca, il comparto audio che ci accompagna nella nostra avventura. Capace di cogliere alla perfezione le varie sfumature tra mistero e avventura, trasmettendole dunque a chi di dovere, la colonna sonora di Tower of Time svolge con successo il proprio compito, già a partire dai primi minuti di gioco.