Nel mondo dei videogiochi l’ultimo mese è stato particolarmente caotico. Numerosi siti di informazione dedicati al tema, infatti, hanno riportato voci di corridoio, fantomatici rumor e informazioni diffuse da sedicenti leaker che hanno alimentato una forte preoccupazione generale riguarda alla possibile fine dell’ecosistema Xbox così come lo conosciamo oggi.
Si è infatti parlato, tra le varie cose, del fatto che Microsoft avrebbe cessato di sviluppare esclusive per la propria console e PC, che i franchise maggiormente identitari come Halo, Gears of War e Forza Motorsport sarebbero stati portati su PlayStation e/o Nintendo Switch, seguiti a breve da titoli di prossima pubblicazione come Senua’s Saga: Hellblade II e Indiana Jones e L’Antico Cerchio.
Oppure è stato detto che i giochi sviluppati dagli Studios di Microsoft non avrebbero più fatto parte dell’abbonamento Xbox Game Pass o che, addirittura, il servizio avrebbe smesso di esistere, o ancora che sarebbe sbarcato su tutte le altre console. Allo stesso modo, è stato poi affermato che Xbox Series X/S sarebbe stata l’ultima console prodotta da Microsoft, che sarebbe così diventata produttrice di terze parti, un po’ come accaduto con Sega quando ha deciso di abbandonare il mercato delle console dopo l’esperienza del Dreamcast.
Insomma, si è preannunciata una catastrofe in casa Microsoft in realtà ben lontana dalla situazione poi descritta durante il podcast ufficiale del 15 febbraio, in cui Phil Spencer, Sarah Bond e Matt Booty hanno illustrato le strategie di mercato che caratterizzeranno l’operato commerciale relativo alla console, a partire dalla pubblicazione di quattro titoli sviluppati dagli Xbox Game Studios su PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch.
Si tratta, nello specifico, di Pentiment, Hi-Fi Rush, Sea of Thieves e Grounded: titoli estremamente apprezzati sia dal pubblico che dalla critica, che non possono che trarre giovamento dalla diffusione su altre piattaforme ma che, allo stesso tempo, non possono essere posti sullo stesso piano dei franchise storici di Microsoft per quanto riguarda la loro rappresentatività. Il gigante di Redmond ha addirittura spiegato di essere al lavoro sullo sviluppo della console di prossima generazione, e che notizie al riguardo saranno fornite nel periodo natalizio.
La domanda è: a cosa serve alimentare psicosi collettive attraverso notizie che non sono verificate, che non possono avere una veridicità provata e che provengono da fonti più o meno dubbie? E soprattutto, se anche Microsoft si fosse aperta maggiormente ad altre piattaforme rispetto a quanto ha fatto, ciò avrebbe davvero sancito la sua morte o, al contrario, sarebbe stato un segnale comunque incoraggiante per l’intera industria?
I giochi Xbox sbarcano su altre piattaforme: è la fine della console war?
Il tema dei giochi in esclusiva tiene banco da decenni. Indubbiamente titoli appartenenti a un solo hardware conferiscono un’identità più spiccata alla console di riferimento, e sono anche in grado di creare un legame emotivo e affettivo tra i giocatori e le console stesse.
Immaginare, ad esempio, una piattaforma Nintendo priva di giochi della serie di Super Mario o della saga di The Legend of Zelda è pura utopia. I personaggi di questi titoli rappresentano un tutt’uno con la casa di Kyoto, e sono due elementi tra loro inscindibili, tant’è che spesso i giochi delle saghe di punta della grande N sfruttano a pieno le caratteristiche peculiari dell’hardware di riferimento, diventando un elemento unico con esso, come se quelle console fossero state progettate e create attorno ai nuovi Zelda e Super Mario di turno piuttosto che il contrario.
Questo discorso, però, rimane valido per casi peculiari, e non può essere esteso a tutti i giochi. Ad esempio a molti giocatori, pensando a saghe iconiche come Final Fantasy, verrà subito in mente la PlayStation, soprattutto per via dell’esclusività che ha legato i giochi di ruolo di Square Soft prima e Square Enix poi alla console giapponese dal settimo al dodicesimo capitolo: rapporto che si dimostra ancora oggi estremamente solido, come dimostrato nel caso di Final Fantasy XVI e del remake di Final Fantasy VII, esclusive temporali proprio per PlayStation.
I più giovani potrebbero rimanere sorpresi dal constatare che, invece, la celebre saga jrpg sia nata come esclusiva Nintendo e che il rapporto si sia interrotto solamente al momento dello sviluppo del settimo capitolo. Final Fantasy VII, infatti, era stato originariamente progettato per Nintendo 64: fu l’imposizione di Nintendo a mantenere il sistema delle cartucce, che disponevano di un limitato spazio di immagazzinamento dati, a convincere Square a pubblicare il gioco su PlayStation, che invece disponeva dei ben più capienti CD-rom.
Nel momento in cui Square Enix ha deciso di rendere disponibili su varie piattaforme le avventure dei vari Cloud, Squall, Lightning e tutti gli altri protagonisti della saga con più di trent’anni di vita, però, ha permesso a milioni di giocatori di poter vivere quelle storie che, per anni e anni, erano state loro precluse proprio per il loro essere disponibili attraverso un unico mezzo. Con la pubblicazione multipiattaforma di Final Fantasy XIII prima, e con la riedizione per Xbox, PC e, in alcuni casi, Nintendo Switch dei capitoli precedenti, l’industria di Tokyo ha ottenuto un duplice risultato: allargare il proprio bacino di utenza e monetizzare maggiormente i propri prodotti.
Questo caso emblematico mostra quella che sembra essere la nuova filosofia di Microsoft per determinati progetti realizzati dagli Xbox Game Studios e rappresentata al meglio dal motto “When everybody plays, we all win“.
Mettere il giocatore al centro
La pubblicazione di Pentiment, Hi-Fi Rush, Sea of Thieves e Grounded su PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch sembra essere uno spartiacque nella storia recente dei videogiochi. Già altri titoli come Psychonauts 2 e Minecraft, realizzati da team acquisiti da Microsoft, sono disponibili anche su altre console oltre a Xbox, ma i quattro giochi citati in precedenza rappresentano i primi progetti interamente concepiti e sviluppati all’interno degli Xbox Game Studios a compiere tale passaggio. Personalmente, parlando anche da possessore della console Microsoft, sono molto felice di ciò.
L’idea che quanti più giocatori possano vivere le avventure di Andreas Maler in Pentiment ammirando lo splendido stile dei manoscritti medievali miniati che caratterizza il titolo, o che possano godere di uno degli action più scoppiettanti, colorati, frenetici e appaganti degli ultimi anni come Hi-Fi Rush, o che possano viaggiare per mare alla scoperta di infiniti tesori in Sea of Thieves, o sopravvivere in un cortile pieno di pericoli in Grounded non può che essere entusiasmante, proprio per il forte valore di condivisione che c’è dietro questa scelta. Si tratta, infatti, di gemme che meritano di essere scoperte e apprezzate dal più ampio pubblico possibile per brillare al meglio.
Sia chiaro, la decisione di rendere multipiattaforma determinati titoli è, ovviamente, legata in maniera indissolubile anche a scopi economici. Lo stesso Phil Spencer ha spiegato che le vendite delle console siano in stagnazione da anni, se non addirittura in calo. Ecco, quindi, che nella recente crisi attraversata dal settore videoludico, testimoniata dai massicci licenziamenti attuati in molti studi di produzione (più di 6.000 nei primi novanta giorni dell’anno), la mossa di Microsoft sembra anticipare un fatto chiaro: la necessità di far crescere l’industria in un periodo storico in cui l’hardware rimane centrale, ma potrebbe essere destinato a diventare più marginale di anno in anno in favore di nuove tecnologie, come ad esempio il cloud.
La mossa della casa di Redmond, inoltre, può rappresentare anche un importante e inaspettato aiuto per Sony, che ha dichiarato tramite il proprio COO Hiroki Totoki che non verrà rilasciato alcun titolo first party nel corso del 2024. Per sopravvivere, l’intero settore ha bisogno del supporto di tutti i videogiocatori e della cooperazione dei maggiori produttori. Chissà che presto anche l’azienda di Tokyo non decida di compiere gli stessi passi del competitor, rendendo disponibili i prodotti dei propri Studios su altre console, oltre che su PC come accaduto con God of War o Horizon Zero Dawn, e che non giunga (finalmente) il momento di seppellire l’ascia di guerra, dichiarando fine alla console war una volta per tutte.