Creata dal geniale Goichi Suda, meglio noto come Suda-51, la serie di No More Heroes giunge su PlayStation 4con questa terza apparizione dopo essere stata a lungo esclusiva delle piattaforme Nintendo.
Tuttavia non si tratta del terzo capitolo della saga, atteso per l’anno prossimo, ma di uno spin-off in grado di farci ingannare il tempo in attesa del ritorno della serie originale.
Suda-51 è la mente di parecchi giochi interessanti delle scorse generazioni, tra cui Killer 7 e Killer is Dead. Il fatto che Grasshopper Manufacture abbia deciso di portare questa esclusiva Switch su altre piattaforme, ci lascia ben sperare che vedremo anche altri titoli di Suda sulle console di questa generazione.
Anche perché non si può dire che la scelta di portare su PlayStation 4 Travis Strike Again: No More Heroes come primo gioco rispetto a giochi tipo Lollipop Chainsaw oppure Shadows of the Damned sia stata una buona idea.
Anche in questo caso indosseremo i panni di Travis Touchdown, un personaggio che (come il resto del gioco) incarna una smisurata quantità di cliché.
Travis si ritrova a battagliare con il nuovo arrivato Bad Man, fino a quando i due non vengono risucchiati da una console, la Death Drive Mk. II.
Per avanzare nel gioco Travis deve attraversare diverse modalità di gioco e sconfiggerne i vari boss; così facendo verranno sbloccati ulteriori giochi. Insomma, la caratteristica principale di Travis Strikes Again è l’abbattimento della quarta parete.
Dal momento che anche Bad Man è stato risucchiato nel mondo di gioco, è possibile affrontare l’avventura con un secondo giocatore, facilitandoci il compito; purtroppo il multiplayer è solo locale, nessuna opzione per l’online.
Salviamo (nel)le toilette
La sequenza iniziale vede Bad Man intrufolarsi nella rulotte di Travis per farlo fuori; il protagonista si sveglia ed inizia uno di quei combattimenti a colpi di spada a cui la serie ci ha abituato.
Purtroppo però l’intro ha poco a che vedere con quello che sarà il gioco vero e proprio, che manca di mordente e si appoggia invece su inside joke più o meno divertenti e il continuo dialogo con il giocatore.
Non fraintendermi, talvolta mi sono trovato a ridere per alcune frasi, così come fa ancora sorridere salvare il gioco nelle toilette sparse per i livelli. Tuttavia neppure in questo caso il gioco riesce ad eguagliare la serie principale; il ritmo è importante quando si tratta di rendere efficace questo tipo di umorismo.
Visto il tema della rottura della quarta parete, possiamo prendere come esempio il videogame e i film dedicati a Deadpool: in questi casi le battute non sono esagerate e funzionano bene perché sono una semplice aggiunta e non il nocciolo del prodotto.
Giocando un paio d’ore con Travis Strikes Again è facile rendersi conto che, come la serie principale, non è un gioco adatto a tutti; ci sono sequenze, anche abbastanza lunghe, di solo testo volte a prendere in giro i giochi in cui si parla troppo, invece di lasciare spazio all’azione.
Si tratta di spezzoni che dovrebbero contribuire a costruire una storia ma, ironicamente, l’effetto è esattamente l’opposto. Un approccio di questo tipo potrebbe anche essere apprezzabile, ma il continuo ripetersi di battute e ironia malriuscita stufa abbastanza in fretta.
Non è Wario
Travis Strikes Again, come già detto, è costituito da una serie di minigiochi. In alcuni dovremo semplicemente attraversare un percorso prestabilito, affettando i nostri nemici prima di arrivare allo scontro col boss di turno. In altri invece dovremo risolvere dei puzzle per avanzare.
L’idea di per sé è valida, ci sono tantissimi giocatori che adorano questo genere; avere a disposizione modi diversi con cui giocare allo stesso titolo è sicuramente interessante. Allo stesso modo, il successo di questo tipo di gioco dipende dalla varietà, ma qui in Travis Strikes Again l’unica cosa che varia davvero è la telecamera, con alterni successi.
In alcuni casi capita che porzioni dell’area di gioco oltrepassino i confini dello schermo, impedendoci una visione chiara di ciò che ci circonda. In un gioco dove i nemici arrivano da tutti i lati e in cui i proiettili sibilano da ogni direzione, anticipare gli attacchi diventa quasi impossibile.
Si è cercato di ovviare con dei neon rossi che indicano le direzioni da cui arrivano i nemici, il che è utile sicuramente. Tuttavia non c’è modo di capire la provenienza dei proiettili, fino a quando non sono troppo vicini e già prossimi a colpirci.
Con una storia che richiede molto tempo per essere portata a termine, il gameplay dovrebbe venire incontro ai giocatori, stimolandoli a proseguire. Purtroppo non è così, il gioco ci costringe ad utilizzare sempre gli stessi tasti quadrato e triangolo, ricorrendo talvolta alle abilità che potremo sbloccare.
Finchè non avremo a disposizione un buon numero di abilità, i combattimenti saranno molto ripetitivi; non che la situazione cambi in maniera drastica, tutt’altro.
Un gioco per i fan
Suda-51 offre sempre qualcosa di unico nei giochi a cui lavora. Con questo concetto in mente, Travis Strikes Again dimostra che non sempre le cose vanno bene, o vanno bene per tutti.
Nelle idee, il gioco dovrebbe essere composto da una serie di minigiochi volti a costruire un prodotto unico; se questo è per certi versi vero, il gioco nel complesso manca di quello smalto necessario ad ottenere lo scopo prefissato.
Il fan service è evidente, per cui i fan della serie saranno senza dubbio appagati da Trives Strikes Again, al tempo stesso il gameplay troppo semplice e ripetitivo con un umorismo altrettanto ripetitivo, provocheranno noia ai non appassionati.