The Last of Us Parte 2, c’è chi lo ha amato, c’è chi l’ha odiato; io sto perfettamente nel mezzo, non l’ho disprezzato per nulla, ma non posso dire di averlo adorato. Con questo dualismo di emozioni, al contrario di qualcun altro, a parer mio il premio Game of the Year 2020, che l’ha incoronato senza se e senza ma, non è per nulla meritato. Ed eccoti il mio punto di vista
Partiamo da un presupposto, non sono uno di quelli che spara sentenze senza aver toccato con mano qualcosa, cerco sempre di argomentare tutto quello di cui esprimo un mio parere, ma soprattutto ho assolutamente adorato il primo capitolo di The Last of Us.
Per me rappresentava qualcosa di eccezionale: aveva una storia avvincente, un personaggio, quello di Joel, che era ben caratterizzato, ma sopratutto rappresentava il canto del cigno di PlayStation 3, ovvero quel gioco che spremeva le ultimissime gocce di linfa vitale della terza incarnazione di console Sony e, al tempo, noi videogiocatori lo avevamo considerato un vero e proprio miracolo.
All’uscita del secondo capitolo, pur non avendolo preso al day one, visto che ho smesso di acquistare al giorno del lancio, salvo rarissime eccezioni, perché risparmiare una ventina di euro non mi ha mai fatto schifo (infatti la mia copia di The Last of Us Parte 2 è stata portata a casa alla modica cifra di 35€, più che onesto), nonostante questo sono riuscito a schivare la miriade di spoiler che costellavano internet. Non ho saputo nulla sulle morti, non sapevo nulla sui personaggi, conoscevo solamente chi avrei controllato ovvero Ellie, non Joel e sarebbe stato il continuo della storia originale che tanto avevo amato.
Una volta preso in mano il pad della mia fidata PlayStation 4 e installato i mille milioni di giga che The Last of Us Parte 2 richiede per partire, mi sono tuffato a capofitto su questa nuova avventura per capire che cosa sarebbe successo. Una volta finito il gioco, però, non avevo quella sensazione di appagamento mista a solitudine che mi prende quando porto a termine un titolo che mi ha particolarmente preso, anzi mi sentivo abbastanza anonimo e il giorno dopo ero già nel negozio dove lavoro a scegliere qualcos’altro da divorare.
Questa apatia, mi ha fatto capire di essere fronte ad un buon gioco, ma non al capolavoro che in molti mi avevano descritto, questo per pochi semplici motivi che andrò ad esporre qui.
La trama
Partiamo con il punto dove The Last of Us Parte 2 dovrebbe eccellere, ma che a parer mio fa “solo” un buon lavoro (da qui in poi ci sono fortissimi spoiler quindi se non hai giocato a The Last of Us Parte 2, salta direttamente al prossimo capitolo).
La storia della vendetta è buona, tuttavia il far morire Joel, un personaggio che ho tanto amato e che era stato magnificamente caratterizzato nel primo gioco, l’ho vista un po’ come una cosa affrettata. Mi sarei giocato la morte di un protagonista major più avanti nel titolo e non quasi all’inizio. Dirai tu, che probabilmente non avremmo avuto nessuna storia di vendetta, vero ma forse mi ero affezionato un po’ troppo a quell’uomo che molto aveva perso nel capitolo precedente e che si era intenerito a tal punto da reputare Ellie come una figlia.
La parte con Abbie, ammetto, di essermela goduta nettamente di più. La ragazza è carismatica, ma fragile allo stesso tempo, le sue azioni danno un senso e un diverso punto di vista a quello che accade nel primo capitolo.
Ti fa capire che non ci sono né buoni, né cattivi, tuttavia, proprio per questo non reputo il suo finale adeguato alla questione e un po’ troppo diplomatico. Una tra Ellie e Abbie doveva morire e fare posto. Li ci sarebbe stato un “The End” da bocca aperta, magari giocandosi la carta del finale multiplo, ma così non è stato e quindi ne prendo atto.
Oltre a questo reputo che altri giochi in classifica per il Game of The Year, avessero una trama strutturata meglio, ma soprattutto con più mordente. Uno su tutti Final Fantasy VII Remake. Il fatto di essere basato su un gioco di 23 anni fa, probabilmente, ha fatto pendere su altro, tuttavia la storia di Midgar, di Sephirot e Barret (che io ho sempre definito una Greta Thunberg sotto steroidi) ha tutt’altro spessore.
Final Fantasy VII Remake, in più, ha alcuni tocchi di classe davvero niente male, ma soprattutto dei colpi di scena giostrati nettamente meglio che paradossalmente lo rendono molto più cinematografico rispetto a The Last of Us Parte 2. Poi capiamoci, se a distanza di così tanti anni ancora la trama viene ricordata un motivo ci sarà pure o no?
Il gameplay
Il gameplay di The Last of Us Parte 2 è il punto, probabilmente, che ho apprezzato di meno di tutta l’opera targata Naughty Dog. Il tutto si riduce ad un: esplora per vedere se ci sono risorse, uccidi gli infetti o i nemici che ti stanno intorno, cutscene.
Se ci fai caso ¾ del gioco sono impostati in questa maniera. Bello all’inizio, ma poi diventa una vera e propria palla al piede. Ammetto di essere arrivato quasi per inerzia e giusto per capire la trama, ma se fosse stato uno di quei giochi dove la trama è secondaria ed è solo un pretesto per tirare calci e pugni, probabilmente l’avrei mollato a metà. Da un gioco che punta a Game of the Year, questa sensazione non mi deve nemmeno sfiorare, perché come dice la parola io mi devo divertire con questo prodotto, non andare avanti perché devo.
Questione omosessualità
Uno dei punti dove il gioco si è beccato lo zero da alcuni utenti reputando il gioco non degno di essere giocato: Ellie è lesbica. Va beh, questa cosa si commenta da sola, ma lo sappiamo tutti internet ha dato voce a legioni di imbecilli. Ellie è omosessuale, si sa e si era capito nel primo capitolo del gioco, ma ancora di più nella sua espansione Left Behind, un tocco che mi ha aiutato anche capire di più com’è fatta la protagonista, quindi direi che come scelta ci può stare tutta e anzi, ben venga, perché comunque dà una caratterizzazione in più al personaggio.
Innovazione
Ultimo, ma non ultimo punto della questione l’innovazione. Dove? In che cosa The Last of Us Parte 2 è stato innovativo? Alcuni mi hanno risposto per l’intelligenza artificiale davvero sopraffina dei nemici. Beh, io questa cosa proprio non l’ho notata. E prima di credere che ho scelta la difficoltà più bassa, quindi ci poteva stare una certa deficienza dell’IA, io ho giocato tutto il titolo a difficoltà normale, ovvero quella pensata da chi ha progettato il titolo.
Quindi chi meritava Game of The Year?
Half Life Alyx, senza pensarci due volte. È l’unico che ha davvero azzardato qualcosa in questo catastrofico 2020, ma che soprattutto ha creato un prodotto che si rispetti. Valve, si sa, non si muove spesso, ma quando lo fa, è sicuramente per qualcosa di importante.
L’unica pecca? Il fatto che per girare debba essere utilizzata un’attrezzatura non alla portata di tutti, ma questa non può e non deve essere una scusante. Già il fatto che non sia stato nemmeno stato messo in lizza come Game of the Year, la dice lunga sulla valenza che un premio del genere può avere, ma come ho già detto in un’altra discussione: “Le jeux sont fait” il resto sono solo chiacchere da bar.
Ma quindi è tutto da buttare in The Last of Us II?
Ma no, non diciamo idiozie. The Last of Us Parte 2 è un ottimo titolo che secondo me, al prezzo giusto, va pure giocato da tutti gli appassionati. Se poi sei uno come me che ha adorato il primo capitolo, devi sapere che cosa succede dopo.
Tecnicamente è eccellente e, come aveva fatto il primo, spreme all’inverosimile la potenza di calcolo di PlayStation 4, anche la storia è buona, solo che, semplicemente, mi aspettavo di più e, a parer mio, quest’anno sono usciti giochi migliori che non hanno avuto lo stesso clamore.
Rispetto al 100% la tua opinione, come è giusto che sia, ma mi permetto di dirti che, con ogni probabilità non hai capito il gioco e lo hai interpretato male.
Non hai capito il gioco perché The Last of Us Part II NON E’ un gioco sulla vendetta, ma sulla redenzione e sul perdono dei protagonisti (si, sia Ellie che Abby) e quella della vendetta è solo uno strumento narrativo utilizzato da Neill Druckmann per arrivare ad espandere a dovere quello che voleva dire attraverso il gioco. Fraintendere questo aspetto, secondo me, vuol dire fraintendere gran parte dell’aspetto narrativo del titolo.
Lo hai interpretato male perché, come hai confessato, lo hai giocato a livello normale. E’ lo stesso errore che feci io con il primo capitolo, che pur avendolo adorato, non mi ha permesso di comprenderlo al 100% anche dal punto di vista del gameplay.
The Last of Us Part II DEVE essere giocato a livello sopravvissuto, quantomeno nelle opzioni riguardanti la disponibilità delle risorse e l’aggressività dei nemici; questo cambia completamente la prospettiva obbligandoti a pianificare ogni singola mossa e, tutt’altro che raramente, improvvisare nella maniera più efficace possibile. Tutto questo, a livello normale, non risulta possibile e il rischio è proprio quello di non apprezzarne la profondità.
Il fatto che sia stato pensato a livello “normale” è per via del fatto che deve anche essere un gioco popolare, ma se ad esempio Dark Souls avesse previsto la possibilità di scegliere il livello di difficoltà, sarebbe diventato il gioco che tutti conosciamo?
Tutto questo, ovviamente, IMHO.