Ubisoft è sicuramente un publisher poliedrico: con Far Cry 6 in dirittura d’arrivo, nuovi giochi free to play da scoprire e titoli del calibro di Prince of Persia: Le Sabbie Del Tempo Remake e Beyond Good and Evil 2 in fase di sviluppo, non possiamo certo dire che il publisher transalpino stia con le mani in mano.
Nonostante una caduta rovinosa nel 2019 a causa di alcuni progetti che non hanno convinto il pubblico (The Division e Ghost Recon: Breakpoint su tutti) l’azienda ha saputo rialzarsi con dei titoli di buon livello come Assassin’s Creed Valhalla, il quale si trova attualmente in fase di supporto post-lancio con nuovi contenuti aggiuntivi che arrivano a cadenza mensile.
Ubisoft non cambia modello finanziario: l’80% degli utili sono destinati allo sviluppo di giochi a pagamento
Di recente, si è alzato un vero e proprio polverone mediatico circa alcune uscite dei dirigenti dell’azienda francese: sembrerebbe che Ubisoft abbia deciso di puntare sempre più sui free to play, affermando di voler sviluppare almeno un titolo FTP per ogni IP in suo possesso. L’ultimo arrivato è XDefiant, l’hero shooter multiplayer di Tom Clancy.
Queste dichiarazioni hanno destato non poche perplessità nelle community: il publisher transalpino è pronto ad abbandonare definitivamente i giochi a pagamento? A spazzare via ogni dubbio ci ha pensato il CEO Yves Guillemot.
Guillemot ha affermato che l’80% degli utili investiti è destinato alla progettazione di giochi a pagamento: soltanto il 20% di questi sembrerebbe essere impiegato nei titoli free to play, modello finanziario a cui in quel di Ubisoft credono molto specialmente perché questo porterebbe molti più giocatori ad appassionarsi alle IP made in Ubisoft.
“Circa l’80% dei nostri attuali investimenti è mirato ad espandere in modo significativo la nostra offerta premium facendo crescere i nostri più grandi franchise esistenti, costruendo nuovi IP con un focus sul coinvolgimento dei giocatori e sull’interazione sociale e aggiungendo marchi di intrattenimento con licenza di successo al nostro portafoglio.
In secondo luogo, circa il 20% dei nostri attuali investimenti è rivolto al free-to-play, per espandere gli universi dei nostri marchi e portarli a un pubblico più ampio su tutte le piattaforme, inclusi i dispositivi mobili, in tutte le aree geografiche, compresi i mercati emergenti, e con titoli multiplayer progettati essere sempreverde.”
Insomma, sembra che i fan possano tirare un sospiro di sollievo: il futuro orwelliano in cui i publisher multinazionali iniziano a puntare sempre più sui free to play sembrerebbe essere ancora lontano.