Poche ore fa, Yves Guillemot, cofondatore e CEO di Ubisoft, ha rilasciato sul sito ufficiale della software house un lungo comunicato, con il quale ha voluto rendere trasparenti le politiche adottate dalla software house a seguito delle numerose accuse di discriminazione e molestie sul lavoro di cui i suoi dipendenti soffrirebbero.
L’imprenditore bretone ha esordito parlando di come queste manovre volte al cambiamento abbiano avuto inizio sin da giugno 2020 (ancora prima, quindi, dell’ultimo tra questi scandali, che coinvolse Hugues Ricour, l’ormai ex-director di Skull & Bones) e abbiano coinvolto principalmente la comunicazione tra i numerosi dipendenti e la dirigenza e il versante recruiting dell’azienda.
Guillemot: “[…] non tutti i nostri colleghi stavano godendo dell’ambiente di lavoro sicuro ed inclusivo che Ubisoft ha sempre voluto proporre“
Con questa verbosa presa di coscienza Guillemot inizia ad elencare la lunga serie di iniziative volte ad eliminare le problematiche che affliggono i dipendenti di Ubisoft. La prima mossa è stata l’organizzazione di alcune attività di gruppo volte all’ascolto, compresa la somministrazione di un questionario anonimo, compilato da più di quattordicimila dipendenti, e vari focus group a cui hanno partecipato duemila dipendenti.
Accanto a queste manovre iniziali c’è stata una radicale riscrittura del Codice di buona condotta, la cui nuova versione sarà pubblicata il mese prossimo. La firma di tale documento sarà obbligatoria per ogni dipendente di Ubisoft. Inoltre saranno previsti dei corsi anti-molestia e anti-discriminazione, anch’essi obbligatori.
Guillemot ha in seguito dato il benvenuto a diverse nuove reclute nel management di Ubisoft, non prima di aver fatto il punto su un nuovo criterio di performance a cui anche queste nuove leve dovranno aderire, il quale sarà focalizzato “sul riguardo per le altre persone, sul comportarsi inclusivamente e sulla capacità di creare un ambiente lavorativo sicuro e rispettabile“.
Il CEO ha concluso il proprio comunicato come segue:
Il management, compreso il sottoscritto, ha la responsabilità di essere un esemplare modello da seguire per i nostri team. Desidero sottolineare il mio impegno personale nel perseguire il miglioramento culturale dei nostri luoghi di lavoro e la creazione all’interno di Ubisoft di un cambiamento genuino, positivo e duraturo.
La pubblicazione di questo lungo comunicato sembrerebbe aver avuto, in realtà, un duplice scopo. Si dà il caso che a inizio maggio la testata giornalistica francese Le Télégramme, dedicata all’economia, abbia rincarato le accuse mosse ad Ubisoft, sostenendo che la software house non si stia in realtà impegnando troppo alacremente nel migliorare la propria ‘situazione culturale‘. Secondo questa testata le vittime e i testimoni di molestie sul lavoro dopo l’estate 2020 ammonterebbero al venticinque percento dei dipendenti.
Il comunicato di Guillemot sarebbe dunque tanto un atto di trasparenza e di assunzione di responsabilità quanto una risposta all’inchiesta di Le Télégramme, alla quale per altro ha fatto seguito anche un boicottaggio da parte dei fan della software house di Montreuil, i quali si sono uniti sotto l’hashtag #HoldUbisoftAccountable.