La recensione di Ultimate ADOM ci porta a parlare di uno dei titoli più importanti del panorama dei roguelike tradizionali. Per “tradizionali” intendo quei giochi che abbracciano in toto le caratteristiche del genere, proponendo un’esplorazione strutturata su una griglia, con combattimenti a turni, morte permanente e interazioni complesse (se ti interessa l’argomento c’è un articolo dedicato).
Nessun tipo di sblocco per addolcire il sapore della sconfitta quindi, nessun gameplay action, ma solo un sano gioco di ruolo che spinge il giocatore a spremersi le meningi per capire come superare gli ostacoli di turno o per creare nuove tattiche, più o meno folli. Ultimate ADOM parte da queste premesse, cercando però di rendere tutto immediato da capire, ma comunque profondo.
Proprio per questo motivo, il titolo si pone come una versione più casual dei classici roguelike, cercando di essere più accessibile senza rinunciare alla profondità e alle interazioni tanto amate dai giocatori. Finalmente, potremmo vedere un roguelike in grado di rendere il genere meno di nicchia.
Prima di approcciarsi a Ultimate Adom, infatti, è importante tenere a mente che l’intenzione degli sviluppatori è stata proprio quella di creare un roguelike tradizionale più accessibile ai neofiti e, in generale, a chi non è disposto a scendere a compromessi con la tipica interfaccia orribile che caratterizza gli esponenti più famosi del genere.
Oltre a questa volontà di restare su un’esperienza immediata, poi, il titolo ha anche meno tempo di sviluppo alle spalle rispetto ad Adom (in fondo parliamo di circa vent’anni di sviluppo) quindi, per forza di cose, siamo davanti a un titolo meno complesso.
Il sequel della prima epopea
La storia di Ultimate ADOM inizia proprio dopo la fine della prima. Pur essendo un roguelike, infatti, il titolo è ambientato in un mondo ben definito e con una lore tutta sua, che riprende il classico topos del conflitto tra ordine e caos.
Nel primo ADOM , infatti, moltissimi eroi hanno deciso di fronteggiare il signore dell’oscurità, fallendo miseramente. Solo uno è riuscito nell’impresa, cambiando irrimediabilmente il tessuto stesso della realtà. In questa nuova versione del mondo, un nuovo eroe cerca di farsi strada tra le caverne del caos, per scoprirne i segreti.
La trama, che parte da premesse semplici, viene poi sviluppata da piccole interazioni all’interno dei vari dungeon o da occasionali descrizioni. Probabilmente in futuro vedremo un’espansione ulteriore della lore del mondo di Arcadia, considerando che il capostipite della serie è conosciuto anche per questo. In ogni caso, non aspettarti nulla di troppo emozionante, da questo punto di vista.
Arriviamo al piatto forte
Il vero motivo per cui giocare Ultimate Adom è il suo gameplay. Pur partendo da basi semplici, la struttura di gioco nasconde una grande profondità, data dal gran numero di interazioni che è possibile fare con i mostri, il dungeon, gli oggetti e, di base, tutto ciò che esiste nel mondo di gioco.
Alla base, il titolo propone il classico loop tanto amato dagli appassionati di roguelike. Si inizia una nuova avventura creando un personaggio nuovo di zecca, si esplora un dungeon generato proceduralmente e si muore. Dopo una lunga serie di decessi, si capisce come giocare, si imparano le meccaniche e si aumentano le possibilità di arrivare alla fine del dungeon stesso.
Il punto forte di Ultimate ADOM sta proprio qui. Normalmente nei roguelike tradizionali serve memorizzare un gran numero di shortcut per svolgere ogni azione. Il titolo, invece, cerca di proporre un’interfaccia più intuitiva e una navigazione che non richieda di ricordare un mumero indecente di tasti. Questo è decisamente un enorme punto a favore della produzione, che in questo modo ha le potenzialità di rendere il genere più appetibile anche a coloro che non hanno voglia di superare il primo muro di difficoltà.
Il gameplay di Ultimate ADOM, infatti, basa tutto il suo fascino sulla grande profondità delle interazioni e sul fatto che il giocatore possa diventare davvero creativo con le sue tattiche. Le pozioni, per esempio, possono essere bevute, ma anche lanciate, o rovesciate sul terreno o su un oggetto che, in questo modo, otterrà i loro effetti.
Anche il nostro personaggio può essere “modificato” in questo modo. Abbiamo infatti un sistema di Grafting, che permette di amputare parti di mostro da poter attaccare al proprio corpo, per poter ottenere arti extra o abilità aggiuntive. Alcune sono offensive, altre molto più originali e avanzate. Non solo, è anche possibile “possedere” mente e corpo di un nemico oppure risvegliare oggetti inanimati per farli combattere al nostro fianco. Potremmo quasi riassumere tutto con “se puoi pensarlo, puoi farlo”.
In questa versione 1.0, poi siamo davanti a tante piccole aggiunte, come i maghi nemici o nuovi biomi e decorazioni, che aumentano la varietà di situazioni durante le varie partite. Ancora una volta, un buon inizio, in prospettiva di un’esperienza resa più vasta con i futuri aggiornamenti.
Chiaramente, come accennato nell’introduzione, queste interazioni sono comunque più limitate rispetto al primo Adom, che però ha avuto alle spalle più anni di sviluppo e, soprattutto, era dedicato a un pubblico hardcore. Da parte sua, Ultimate Adom vanta un dungeon composto da elementi singoli e staccati tra loro, dotati di proprietà con cui è possibile interagire: muri, acqua e persino i materiali dell’equipaggiamento potrebbero diventare rilevanti in certe situazioni.
Proprio riguardo a questo, vale la pena parlare dell’interfaccia. Nella versione definitiva, questa si presenta molto intuitiva, grazie a un menù che consente di interagire in modo agevole con i vari oggetti dell’inventario e con l’equipaggiamento. A questo si aggiunge la possibilità di utilizzare una ruota richiamabile con E, che permette di accedere a interazioni specifiche.
La scelta di inserire questa “ruota” è davvero azzeccata. Con la pressione di un solo tasto è possibile accedere alla maggior parte delle interazioni eseguibili sul momento, che vanno dalle magie, alla distruzione di un oggetto, fino alla raccolta di ciò che si trova sul terreno. Un’ottima idea, che salva il giocatore dalla necessità di imparare una lunga serie di tasti. A questo si aggiunge la possibilità di utilizzare il mouse insieme alla tastiera, semplicemente cliccando sui nemici o sugli oggetti con cui si vuole interagire.
Un’ottima interfaccia, che merita decisamente di essere sfruttata anche per altre piattaforme, come console e mobile.
Un gioco di ruolo vero e proprio
Un’altra caratteristica di Ultimate ADOM è la grande profondità del comparto ruolistico. Fin dall’inizio delle partite, infatti, abbiamo la possibilità di personalizzare in maniera consistente il nostro personaggio, scegliendo razza, sesso, affiliazione, e altre caratteristiche che influenzano le statistiche base. Oltre a questo, abbiamo poi dei punti abilità da spendere all’interno di vari rami, che vanno dall’uso di armi (contundenti, asce, spade, archi), all’uso di abilità specifiche o di magie (come l’animismo, la cura, ecc).
C’è davvero l’imbarazzo della scelta quindi, dato che possiamo personalizzare il nostro personaggio in modi praticamente illimitati, creando build e sperimentando di volta in volta. Se invece vuoi soltanto iniziare a giocare una partita veloce, puoi utilizzare uno dei personaggi predefiniti, già impostati in tutto.
Durante l’esplorazione, poi, si trovano continuamente armi, armature, pozioni e altri oggetti che permettono di personalizzare il nostro personaggio. Oltre all’equipaggiamento, poi, la progressione nel corso delle varie run viene portata avanti dai vari alberi di abilità, che permettono di apprendere skill attive e passive.
Apparentemente, Ultimate ADOM ha meno classi del capostipite, tuttavia, queste permettono una personalizzazione maggiore e si prestano a una maggiore varietà di build e sperimentazione. Inoltre, parliamo di un accesso anticipato, quindi in futuro possiamo aspettarci altro.
In sintesi, dietro il classico loop di esplorazione e morti, il gioco nasconde una profondità davvero invidiabile, data prima di tutto dalle interazioni con il dungeon, dagli oggetti e dalla personalizzazione estrema del personaggio. L’esperienza deve ancora migliorare parecchio prima di essere considerata allo stesso livello del primo ADOM, ma già adesso si possono vedere le basi per uno sviluppo costante, che possa portare il livello complessivo della produzione molto più in alto di così.
Purtroppo, però, va segnalato un grande sbilanciamento generale, che permette troppo facilmente di creare personaggi fortissimi e imbattibili. Espandendosi senza nessun limite è infatti possibile ottenere troppe abilità, senza nessun “contro”. Potremmo ottenere, nella stessa run, l’immunità a tutti gli elementi magici. Oppure potremmo portare al massimo il ramo della non morte, diventando immuni a tantissimi effetti alterati.
Un bravo giocatore, quindi, dal midgame in poi può diventare facilmente imbattibile, rovinando la necessità di prendere oculate decisioni tattiche. Gli alberi di abilità vanno quindi modificati, creando delle “controindicazioni”, o mettendo qualche limite alle build dei giocatori. Questa situazione, peraltro, è aggravata dal numero enorme di punti abilità ricevuti, che permettono di acquistare troppe skill, da rami troppo diversi.
Sia chiaro, il sistema di sviluppo di Ultimate Adom è ottimo, ma andrebbe decisamente bilanciato e rifinito, in modo da offrire ai giocatori una difficoltà maggiore, data dalla necessità di gestire i punti abilità e le eventuali controindicazioni di un’abilità. Con questo aggiornamento abbiamo già visto diversi bilanciamenti degni di nota, quindi possiamo aspettarci altri miglioramenti simili.
Le basi per un ottimo roguelike più accessibile ci sono tutte, ora sta agli sviluppatori continuare a lavorare sull’esperienza, per perfezionarla, limarla ed espanderla a dovere. Sicuramente Ultimate ADOM parte con il piede giusto, ma ha ancora molta strada da fare.
Un tutorial più completo, per esempio, costituirebbe un ottimo aiuto per i neofiti, consentendo di apprendere le basi per iniziare a divertirsi, per poi lasciare il resto alla scoperta e alla sperimentazione. Si potrebbe optare per qualcosa di simile a Shiren the Wanderer, con piccoli “esercizi” che consentono di apprendere le meccaniche poco alla volta.
Chiaramente, tieni a mente che parliamo di un gioco che abbraccia in toto la tradizione del genere, quindi puoi aspettarti i classici limiti tipici delle produzioni di questo tipo. Abbiamo cioè una ripetitività di fondo, un grande curva di difficoltà iniziale e un sistema di combattimento che potrebbe non piacere a chi ama l’azione più veloce.
Tecnicamente superiore
Il comparto tecnico di Ultimate ADOM è decisamente superiore a quello del capostipite, nonché alla media del genere. A parte pochi esempi (come Crown Trick) i roguelike tendono infatti ad avere una componente grafica estremamente limitata. Qui, al contrario, troviamo degli ambienti davvero belli da vedere, che uniscono elementi 3D e 2D, personaggi disegnati e animati bene ed effetti visivi molto piacevoli. Dei pregi che, probabilmente, renderanno il titolo molto più appetibile del primo.
Troviamo solo occasionali glitch grafici, che per esempio vedono i capelli dei Ratling fluttuare sopra la testa del personaggio senza essere attaccati.
Il comparto artistico richiama invece quello di un classico fantasy, grazie a creature di ogni tipo, razze e minacce oscure che si nascondono nelle profondità della terra.
Il comparto sonoro è altrettanto positivo, grazie a musiche orecchiabili che accompagnano l’esplorazione senza mai diventare ripetitive. Allo stesso modo, gli effetti sonori fanno bene il loro lavoro.