Dopo il lancio di Cyberpunk 2077 e la pioggia di critiche e richieste di rimborso da parte di utenti inferociti, in tanti si sono chiesti quando CD Projekt Red sarebbe stata trascinata in un’aula di tribunale a rispondere dei propri errori. Non c’è voluto troppo tempo ed è avvenuto la Vigilia di Natale.
Tutte queste bugie sono venute alla luce il 10 dicembre, giorno di lancio del titolo; nei giorni successivi i giocatori hanno capito che il gioco atteso per anni era sostanzialmente ingiocabile, cosa che ha portato le azioni della compagnia ad una caduta libera. Le azioni dello studio polacco, infatti, hanno perso il 42% del loro valore.
Questo passo falso ha danneggiato gli investitori di CD Projekt Red, secondo lo studio Rosen che scrive negli atti del tribunale:
“I querelanti dell’azione collettiva temono che il prezzo di mercato […] sia stat0 gonfiato artificialmente dalle dichiarazioni ingannevoli della compagnia e degli imputati […] pertanto non avrebbero acquistato le azioni della compagnia al prezzo gonfiato a cui lo hanno fatto o non le avrebbero comprate affatto”.
L’accusa aggiunge una lunga lista di frasi sullo sviluppo e sul lancio del gioco che, sappiamo oggi, essere del tutto ingannevoli. Le bugie inizierebbero il 16 gennaio, quando CD Projekt Red rilasciò un comunicato secondo il quale Cyberpunk 2077 era “completo e giocabile”.
In quell’occasione tuttavia, il lancio del gioco venne posticipato dal 17 aprile al 7 settembre perchè la compagnia “necessitava di maggior tempo per terminare la fase di test e rifinire il gioco”.
Come ben sappiamo era solo il primo di numerosi ritardi annunciati dalla compagnia; a settembre l’accusa ricorda di una chiamata in cui Kicinski dichiarò che la compagnia si stava preparando alla certificazione finale del gioco e di come questa fase fosse “molto vicina”.
Nel corso della chiamata tuttavia Kicinski disse che il lancio era pianificato per il 19 novembre: ennesimo ritardo.
Ma la dichiarazione peggiore, rispetto lo stato attuale delle cose, per l’accusa arriva il 25 novembre: con 2 settimane al lancio, Kicinski disse che la compagnia riteneva che “il gioco gira alla grande su tutte le piattaforme”.
Interpellato su eventuali bug, Kicinski riconobbe che ce n’erano alcuni, ma talmente piccoli che i giocatori non li avrebbero notati.
Anche in questo caso Kicinski si sbagliava, come emerso nel corso di una conference call nei giorni successivi al lancio di Cyberpunk 2077, nel corso della quale dovette ammettere che la versione per le console old gen era risultata inferiore alle aspettative della compagnia.
A difesa dell’operato della compagnia Kicinski disse:
“Dopo 3 ritardi, noi come Consiglio di Amministrazione eravamo troppo concentrati sull’uscita del gioco. Abbiamo sottovalutato la scala e la complessità dei problemi. E’ stato un approccio sbagliato e contrario al nostro modo di fare business.
La class action potrebbe avere centinaia se non migliaia di parti danneggiate, secondo lo studio Rosen, che ha chiesto alla corte di approvare l’azione collettiva e ha invitato chiunque possa essere interessato a contattarli.