Il settore dei videogames, come altri mercati relativi alla sfera ludica, è in costante crescita grazie all’elevato numero di appassionati suddivisi in diverse fasce di età. Le aziende cercano di sviluppare prodotti sempre più appetibili e videogiochi dalle funzioni extra che, seppur performanti, spesso rappresentano una piccola minaccia soprattutto per i giocatori più giovani: in alcune funzionalità si celano infatti vere e proprie scelte di mercato.
Un fenomeno di questo tipo è generato dalle Loot Boxes, ovvero premi casuali che vengono offerti al giocatore per migliorare, ad esempio, le prestazioni del proprio personaggio. Le ricompense, che possono apparire sotto forma di scrigni, piccoli bauli o pacchetti di carte, contengono premi casuali: che siano qualità estetiche o componenti utili alla strategia di gioco, questi elementi restano sconosciuti al giocatore fino all’apertura del loro “contenitore”. Inoltre questi prodotti in-game possono essere vinti grazie al raggiungimento di obiettivi di gioco o acquistati dall’utente. L’acquisto delle Loot Boxes è finalizzato soprattutto a velocizzare la crescita del proprio personaggio, della squadra, del team o della comunità. Giochi come FIFA, Fortnite, CS:GO e Dota 2 hanno raggiunto un’elevata popolarità grazie anche ai prodotti in-game.
Cosa sono le Loot Boxes?
La casualità della ricompensa è tuttavia il fattore che rende le Loot Boxes così appetibili: gli acquisti, dell’ordine di pochi euro, non portano risultati certi in merito all’utilità del premio ricevuto e ciò spinge il giocatore a continuare ad effettuare micro-transazioni. Su questo punto si sono espressi i principali enti governativi di molti Stati nel tentativo di capire quanto questo sistema possa essere dannoso per i giocatori. I più piccoli, infatti, sono meno coscienti degli adulti e vedono nelle Loot Boxes soltanto un metodo di potenziamento della strategia di gioco. Tuttavia, le loro piccole transazioni hanno potenziato enormemente le aziende produttrici di videogames.
Loot Boxes e gioco d’azzardo sono associabili?
Il polverone attorno alla questione delle Loot Boxes è stato alzato soprattutto a seguito della metodologia impiegata per la diffusione di questo sistema di vendita, con cui gli utenti sono spinti ad effettuare transazioni esigue ma costanti nella totale incertezza di un vero e proprio vantaggio. La metodologia ricorda quella impiegata per le slot machine. Tuttavia, sessioni di gioco più o meno lunghe a Book of Dead o ad altri titoli slot, possono portare vittorie di qualsiasi entità in quanto regolate in modo tale che il ritorno al giocatore o RTP sia rispettato. L’RTP viene dichiarato nelle specifiche della slot e rappresenta, insieme alla licenza e ad altre impostazioni di gioco, una sorta di tutela per gli utenti.
Al contrario, il sistema delle Loot Boxes si rivela poco trasparente e basato sulla casualità. Il giocatore continuerà ad acquistare funzionalità a sorpresa perseguendo l’idea di un potenziale vantaggio. È l’incertezza, probabilmente, l’adrenalinico fattore che muove il sistema e spinge l’utente ad un investimento che, seppur piccolo, è del tutto incerto. Quando si tratta di giocatori più giovani, oltre al fascino del mistero si fa strada il fattore dell’incoscienza che può sfociare in problematiche anche piuttosto gravi.
La regolamentazione degli acquisti in-game
Molti studiosi si sono chiesti fino a che punto sia giusto utilizzare una modalità di gioco come quella delle Loot Boxes, che si identifica perlopiù in una metodologia di monetizzazione. Stati come Belgio e Olanda hanno condotto una vera e propria battaglia che ha portato all’abolizione di questo sistema e nel 2020, anche l’Italia ha preso parte alla diatriba chiedendo maggiore trasparenza ai provider dei videogames. Per l’AGCM, infatti, non tutti i videogiochi free-to-play informavano l’utente della presenza di questi prodotti in-game. Omissioni di questo tipo e informazioni fuorvianti costituivano un vero e proprio rischio per bambini e adolescenti secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, e inducevano in errore i consumatori in merito ai costi effettivi del gioco. Anche nel caso dell’Italia, la battaglia per la trasparenza degli acquisti dei prodotti in-game è stata vinta attraverso l’applicazione di disclaimer adeguati e informazioni dirette in merito alle caratteristiche del videogame.