Quando, nel 2015, vidi su Steam l’early access di DiRT Rally volli subito acquistare il titolo e dare fiducia a Codemasters. D’altronde, negli anni, ho speso davvero tante ore con le serie Colin McRae, TOCA, GRID e poi DiRT. DiRT Rally 2.0, ultima incarnazione della filosofia racing dei ragazzi della software house inglese, condensa tutta la loro esperienza maturata in ormai più di 20 anni di militanza sui nostri schermi. Non è possibile descrivere il titolo come un vero e proprio simulatore perchè, per tanti motivi che poi vedremo assieme, ancora una volta è stata fatta una scelta mirata a chiamare all’appello un’utenza più vasta possibile. Certo è che, però, DiRT Rally 2.0 probabilmente non sarà un compagno a lungo termine per i giocatori casual: scopriamo pregi e difetti dell’ultima fatica di Codemasters nella nostra recensione!
Accontentare Tutti: lo stai Facendo (quasi) Bene
Come dicevo, DiRT Rally 2.0 non può essere considerato un simulatore al 100%. Per tanti versi la fisica di gioco è costruita per non essere troppo punitiva e, sopratutto, i danni estetici e meccanici hanno un’implementazione purtroppo solamente abbozzata. Chiariamo subito una cosa, comunque: se arrivate da un qualsiasi Forza o Gran Turismo l’impatto con l’esperienza targata Codemasters sarà piuttosto duro: carreggiate strette, cambio di fondo stradale e auto spesso molto instabili rendono il primo approccio ostico. Se invece ancora giocate a Richard Burns Rally allora sappiate che non abbiamo un sostituto dell’iconico simulatore uscito ormai 15 anni fa.
La fisica di guida risulta curata e ben messa a punto, con il peso delle auto avvertibile distintamente. Permane qualche perplessità quando si guida su asfalto, ma il passo avanti rispetto a DiRT Rally c’è stato ed è tangibile. Le prove speciali sono abbastanza varie e alcune anche finalmente lunghe (percorrenze di 10 minuti non sono rare) rendendo bene anche lo stress di nervi e concentrazione che la disciplina del rally rappresenta e chiede a piloti e navigatori. Il titolo può essere anche giocato con un pad (scordatevi la tastiera) ma ovviamente rende al meglio con un buon volante dotato di force feedback. Parlando di quest’ultimo, a volte sembra mal calibrato ma conto di vedere miglioramenti in patch future. Oltre al volante reputo molto importante, ai fini dell’esperienza, una pedaliera con frizione. Se, poi, avete una postazione con cambio sequenziale e freno a mano allora vi divertirete moltissimo. Come nel primo DiRT Rally, in caso d’impatto o uscita di strada con marce alte inserite il motore si spegnerà: per riavviarlo basterà premere l’acceleratore. In caso di frizione manuale quest’evenienza si presenterà più spesso rendendo maggiormente “croccante” il gameplay. Le prove speciali spesso includono cambi di fondo che vanno affrontati con attenzione a causa della buona realizzazione della variazione di trazione e tenuta della nostra auto. Chiaramente con i veicoli a trazione posteriore il lavoro si farà molto più complesso e, in questo caso, poco adatto al gamepad. Intendiamoci: Codemasters ha fatto un ottimo lavoro di ottimizzazione per chi sceglie di giocare con il controller ma i miracoli non si possono certo fare.
In alcune situazioni, purtroppo, la fisica del titolo mostra il fianco a critiche. Della resa perfettibile sull’asfalto ne abbiamo già parlato ma, in realtà, la cosa che più mi perplime è la facilità con cui è possibile recuperare dei traversi con l’auto ormai prossima al testa coda. Sembra che ci sia una sorta di “buco di fisica” che ci permette di rimettere diritta l’auto anche in situazioni in cui nella realtà sarebbe impossibile. E’ possibile accorgersene quando si sovrasterza molto in curva e si riesce a recuperare situazioni ormai sicuramente destinate all’impatto o comunque alla perdita di secondi prezioni a causa del dover poi riportare l’auto nella giusta direzione. Anche qui, spero che Codemasters intervenga. Dove invece devo proprio mostrare il pollice verso sono i danni: troppo semplificati e poco impattanti, perdona il gioco di parole. Vada per il danno terminale, che causa il ritiro per incidenti sopra una certa velocità (comunque troppo alta), ma tutte le piccole botte, errori ecc che caratterizzano la percorrenza di una prova sono troppo perdonati da DiRT Rally 2.0. In Richard Burns Rally, già nominato, uno scontro con un albero a 50km/h causa il ritiro immediato. Perchè non è stato scelto di implementare una modalità “danni reali” nel titolo Codemasters? Non riesco a capirlo. Così come la fisica è scalabile attraverso molti aiuti, anche i danni avrebbe potuto godere della stessa attenzione. La conseguenza di sapere che, comunque vada, non andremo incontro a grossi problemi falsa totalmente l’esperienza di gioco portando il pilota a tenere a tavoletta il piede destro anche in situazioni in cui sarebbe meglio andarci cauti. Pazienza. Fra l’altro dubito molto che la software house intervenga in futuro su questa cosa. Anche a livello estetico i danni e le deformazioni sono mediocri (a tratti caricaturali) e molto inferiori a ciò che era stato fatto con il primo GRID nel 2007. Peccato. Rimane, infine, la leggera sensazione che l’auto si muova attorno a un perno centrale piuttosto che tramite le leggi della fisica legate agli pneumatici, sopratutto nei replay.
In Giro per il Mondo
DiRT Rally 2.0 propone, al momento, sei location che ospitano le prove speciali da percorrere con le nostre auto. Abbiamo Polonia, USA, Argentina, Australia, Spagna e Nuova Zelanda. Nel futoro, tramite DLC, saranno aggiunti Monte Carlo, Germania e Svezia. Le piste dedicate alla modalità rallycross sono anch’esse sei e godono della licenza FIA. La varietà è buona già al lancio ma non concordo con il fatto di far pagare l’utenza per avere altri contenuti che avrebbero dovuto essere inclusi fin da subito. Sappiamo, comunque, che questa è la filosofia d’oggi e non possiamo far altro che seguirla o lasciare sullo scaffale i titoli. Riguardo al rallycross dovrete spuntare il miglior piazzamento possibile nelle varie eliminatorie per poi accedere alla finale. A questa modalità sono dedicati i mezzi appositi, anch’essi suddivisi in classi.
All’inzio della recensione parlavo del fatto che DiRT Rally 2.0 potrebbe non essere un gioco per tutti. Il motivo è presto detto: la variabilità delle prove speciali e la modalità carriera molto risibile non portano l’utente medio ad appassionarsi al titolo. Se poi aggiungiamo il fatto che l’ultimo nato di Codemasters non si propone in modo spettacolare, ma anzi piuttosto rigoroso, allora il quadro è fatto. Se siete amanti della disciplina e possedete un buon volante allora DiRT Rally 2.0 vi terrà buona compagnia, altrimenti probabilmente lo abbandonerete in poco tempo in funzione di esperienze più “agonistiche”. Si perchè qui, rallycross a parte, si corre contro il tempo e le uniche auto avversarie che vedrete saranno in panne ai lati della prova speciale o quella che parte prima di voi nello schieramento. Ho apprezzato, fra l’altro, la scelta di simulare il Controllo Orario a fine prova.
Le vetture implementate sono molteplici e spaziano dalle auto della nuova cateroria R5 fino ad andare alle iconiche Gruppo A o Gruppo B. Sono presenti mezzi a trazione anteriore, anche classe R2, posteriore e integrale. Scordati di portare al limite i mezzi Gruppo B o a trazione posteriore col pad: per poterlo fare serve un buon volante. Come per le prove speciali, anche le auto saranno espanse nel corso dei prossimi mesi grazie ad alcuni DLC a pagamento. Per coloro che hanno acquistato la Deluxe Edition i primi due Season Pass sono inclusi.
Le auto saranno configurabili e riparabili nel parco assistenza ogni due prove speciali. Avremo, come nella realtà, un tempo massimo per rimettere in sesto la vettura e quindi dovremo scegliere che tipo di riparazione effettuare e su quali componenti. Attraverso i crediti di gioco, comunque, potremo migliorare le capacità dei meccanici e assicurarsi riparazioni più celeri oltre a una maggior velocità nello sblocco degli step evolutivi dei motori. Anche il copilota potrà migliorare le proprie capacità e questo si tradurrà, per esempio, in una penalità minore in caso di sostituzione di una gomma durante una prova speciale. Il copilota, fondamentale nei rally, purtroppo non è uno dei fiori all’occhiello della produzione targata Codemasters: poco motivante nel tono di voce, spesso propone chiamate improbabili (“non visto quattro destra”) che nella realtà non si usano e, in generale, sarebbe potuto essere realizzato molto meglio. Anche in caso d’incidente semplicemente smetterà di parlare per poi riprendere una volta tornati in prova. Poco coinvolgente, senza dubbio. Ricordo il navigatore di WRC Rally Evolved del 2005 su PlayStation 2 che mi prendeva in giro in caso andassi troppo piano: sarebbe stato così difficile effettuare quel passo in più in questo senso? Peccato anche qui perchè, al pari dei danni, è una componente con cui avrete a che fare sempre.
Grafica & Sonoro
Dal punto di vista tecnico DiRT Rally 2.0 è sicuramente un buon prodotto. Ampiamente scalabile, l’EGO Engine mostra chiaramente i segni d’essere a fine carriera ma ancora tiene botta nel proporre una resa visiva molto buona e a tratti ottima. Risoluzione texture e modellazione poligonale non sono al top ma dove il titolo Codemasters vince e mette una pezza è nell’illuminazione, davvero eccelsa. Forse il bloom è esagerato, a voi la scelta di eliminarlo o meno. A livello di hardware direi che una GTX 1070 è necessaria per godersi il titolo in 1080p con preset alto perchè, purtroppo, il frame rate varia molto da location a location. Non è raro vedere oltre 100fps che scendono sotto i 60 in presenza di pubblico e molta erba e, in questo genere di giochi, i frame per secondo devono essere ancorati ai 60. DiRT Rally 2.0 rimane comunque giocabile anche con una GTX 1060 e similari, pur con preset medio per avere sempre la certezza dei 60fps. Per quanto riguarda il 1440p, invece, dobbiamo prendere in causa schede come VEGA64, RTX 2060 o GTX 1080. Per il 4K vanno scomodate le nuove GPU Touring di fascia alta Nvidia. La realizzazione di pioggia e acqua lascia purtroppo molto a desiderare mentre gli effetti particellari sono buoni. I cruscotti delle vetture sono ben riportati a parte qualche texture slavata qui e la. In generale, comunque, DiRT Rally 2.0 è promosso a livello visivo.
Parlando del sonoro, invece, standing ovation a Codemasters che sicuramente propone alcuni dei campionamenti più entusiasmanti della storia dei racing game. A parte qualche scivolone, tipo la 208 R5 che decisamente non ha il suono reale, in generale i rombi dei motori sono fantastici. Anche la simulazione ambientale all’interno degli abitacoli è resa molto bene. Alcune volte mi sono trovato a utilizzare la visuale esterna, da me non contemplata, giusto per godere del suono del motore che, correttamente, varia a seconda dell’orientamento della telecamera: proveniente dallo scarico da dietro, filtrato dal cofano in caso di ripresa anteriore dell’auto. Nell’evenienza della perdita di una portiera la pressione sonora aumenta, come giustamente dovrebbe essere. Peccato per la mal calibratura del volume di alcune auto, tipo la Lancia Stratos, che coprono il navigatore e ci costringono a intervenire selettivamente nelle impostazioni audio. Rimandati gli effetti degli impatti, troppo all’acqua di rose e sempre uguali.
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