Se c’è una cosa che i cinesi amano e che riescono a fare in maniera ottima è raccontare storie. Ed Undying, date le premesse, è una di quelle storie che solo i cinesi (e così i popoli vicini, influenzati dalla loro ‘ars narrandi‘) sanno condividere. Una storia di resistenza e resilienza unita ad un rapporto di reciproco amore (mai di dipendenza) tra una madre e un figlio soli contro un mondo finito sotto i loro occhi che si articola in un classico ma non banale gameplay survival dove, come al solito, ogni secondo conta.
L’opera segna l’esordio dello studio pechinese Vanimals, che si è affidato all’internazionale Skystone Games per il publishing.
Undying, quando l’amore vince la disperazione
Undying, da buona opera post apocalittica, si apre nel più classico dei modi: una pandemia (come se non ce ne fossero abbastanza di questi tempi) ha trasformato una buona fetta della popolazione umana in bestie fameliche degne di un The Walking Dead. Così i governi si muovono onde evacuare la popolazione civile dalle città per luoghi più blindati e sicuri.
Tra questi profughi ci sono Anling, una donna di origine cinese, e il figlioletto Cody. Poco prima di montare sul loro trasporto, tuttavia, il loro gruppo subisce un attacco di questi simil-zombie dal quale i due riescono a fuggire. Onde proteggere il suo piccolo, Anling rimane purtroppo infettata a causa del morso di uno di essi.
La donna, realizzando di avere ancora poco tempo a disposizione prima di morire a causa dell’infezione, decide di sfruttarlo nel miglior modo possibile, insegnando al suo ometto come cavarsela da solo e cercando disperatamente il marito Jacob, partito con un altro carico di sfollati.
I due tornano così a casa loro, dove iniziano sia la lotta per la sopravvivenza che l’addestramento di Cody ad affrontare da solo i pericoli del nuovo mondo.
‘Da’ un pesce a qualcuno e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita’
Questa frase, a lungo considerata un proverbio cinese ma in realtà nata dal genio della letterata inglese Anne Ritchie, nondimeno racchiude in sé la filosofia dietro la storia e il gameplay del gioco.
Il gameplay di Undying, come già anticipato, è quello di un survival nudo e crudo con tutte le caratteristiche che contraddistinguono il genere (un crafting ben variegato, un combat da approcciare con cautela e il sempre da tenere in mente ciclo giorno e notte).
A fare la differenza tra il titolo ed altri inquadrabili nella sua stessa risma è un elemento centrale ed imprescindibile per agevolare l’esperienza di entrambi i personaggi: la formazione di Cody. Fondamentale onde fare in modo che i già corti giorni di Anling non durino ancora meno di quanto previsto è fare in modo che il piccolo osservi la madre compiere le azioni necessarie per la sopravvivenza.
Dal cucinare all’esplorazione, passando per il crafting di item utili come piedi di porco o bende, ogni azione che Cody osserverà accrescerà le sue conoscenze ed abilità, fino a renderlo in grado di assistere attivamente e autonomamente Anling nelle diverse attività. Tra queste è compreso anche il combattimento.
Si tratta di un crafting abbastanza profondo, data anche la varietà degli organici necessari a creare gli item stessi, i quali devono essere a loro volta riparati. Una profondità che è tuttavia solo accennata considerando lo stato ancora eccessivamente embrionale in cui Undying si trova.
Per guidare meglio chi gioca nel formare Cody, il gioco prevede delle quest che illuminano sia sul proseguimento della storia (Undying, rispetto a tanti altri survival, è dotato di una storia ben precisa che può concludersi più o meno a metà a seconda di come tratteremo Anling e la sua infezione) che sulle attività da far osservare e in seguito intraprendere a Cody (una delle balisari, per fare un esempio, è il frugare nei rifiuti, seguita dal fabbricare strisce di tessuto e dall’uso della fionda donatagli dal padre Jacob).
Oltre alla casa di Anling e Cody, l’ambiente di gioco è articolato in una mappa suddivisa in micro-aree totalmente esplorabili non troppo vaste (al momento ne risultano accessibili solo due) ma comunque interessanti da rastrellare da cima a fondo, soprattutto in virtù dei NPC, sempre gradevoli da trovare e, nella migliore tradizione orientale, dotati ciascuno di una propria storia e mai lì per caso.
Il combat risulta per ora abbastanza rudimentale, ma comunque, essendo Undying un survival, da non prendere assolutamente alla leggera.
Un comparto tecnico tutto da sviluppare
Se dal punto di vista estetico l’atmosfera dal tratto fumettistico non dispiace agli occhi (a parte l’essere senza volto dei personaggi à la Going Medieval, che rimane un aspetto opinabile), a livello tecnico il titolo è ancora da rivedere e raffinare: le cutscene sono ancora mancanti e il doppiaggio è ridotto a pochissime stringhe, per quanto abbastanza solide a livello recitativo.
La navigazione è anch’essa un po’ anonima, con un paio di stringhe di testo lasciate in lingua originale (cinese nella sua scrittura semplificata che per quanto sia sempre più conosciuto non è popolare in Europa quanto l’inglese o lo spagnolo). Rimane comunque una scelta azzeccata quella di far esprimere occasionalmente Anling nella sua lingua madre (spesso si rivolge a Cody chiamandolo Baobei, termine cinese standard traducibile con il nostro ‘Tesoro’).
Tali rifiniture non riguardano per fortuna la giocabilità in sé e per sé: Undying è un’esperienza che scorre piacevolmente e senza bug compromettenti di sorta (errori che sarebbero stati madornali considerando l’azione cadenzata del titolo).
Tanto l’effettistica quanto la colonna sonora sono qualitativamente impeccabili, sebbene quest’ultima non sia memorabile.
Al netto di queste problematiche naturalmente derivanti dalla sua giovinezza e del tutto risolvibili, Undying ha tutto il potenziale per diventare un titolo degno di essere giocato da chi ama i survival (e anche da chi magari non li ama ma al contempo ama le belle storie).