Unexplored 2 è uno di quegli annunci che fa sussultare gli appassionati del genere, lasciando invece quasi indifferenti tutti i giocatori che non appartengono a quella nicchia. Il primo Unexplored, infatti, è stato un roguelite davvero incredibile, considerato dai puristi del genere come l’esperienza in tempo reale più vicina alla filosofia tradizionale dei giochi “in stile rogue”.
Prendendo a piene mani da Brogue, infatti, Unexplored punta tutto su meccaniche relativamente semplici, che però sono inserite in un ambiente interattivo che spinge il giocatore a ragionare, sperimentare ed esplorare. Proprio lo scenario vanta una generazione procedurale semplicemente incredibile, che dà spesso la sensazione di trovarsi davanti a dungeon sviluppati “manualmente”.
Nonostante sia passato decisamente in sordina, quindi, Unexplored è stato anche apprezzatissimo da chi ama i roguelike puri. Per questo motivo, l’annuncio del secondo capitolo e l’aspetto decisamente più avanzato della produzione, hanno subito fatto rizzare le orecchie di chi vive a pane e dungeon.
Unexplored 2 sembra infatti un gioco molto più vasto del predecessore che, pur prendendone alcune meccaniche, ha l’ambizione di portare la generazione procedurale e l’esplorazione a un intero mondo di gioco, che cerca di essere dinamico e interattivo. In pratica, questo secondo capitolo non sembra un semplice miglioramento del primo, ma una diversa esperienza.
Una storia procedurale?
La storia di Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy parte da un incipit molto semplice, che farà da contesto per tutte le morti e le rinascite. Il Bastone di Yendor (nome che richiama chiaramente Rogue) è una potente reliquia in grado di plasmare la realtà ma, allo stesso tempo, è estremamente pericolosa per la sicurezza del mondo.
Inoltre, una sorta di “impero” malvagio sta espandendo il proprio dominio sul mondo ed è intenzionato a mettere le mani sulla reliquia, in modo da utilizzarla per le proprie mire espansionistiche.
Qui entra in gioco il nostro protagonista. Il Wayfarer è una persona incaricata di portare il Bastone di Yendor alla forgia primordiale, dove può essere distrutto una volta per tutte. Per farlo, però, dovrà necessariamente attraversare il reame, nascondendosi dall’impero e affrontando pericoli indicibili.
Proprio l’arco narrativo di questi pericoli lascia il passo a una generazione procedurale davvero interessante. Nonostante l’obiettivo di ogni Wayfarer sarà sempre lo stesso, le sfide affrontate per giungere a destinazione saranno sempre diverse. Non cambieranno soltanto i mostri o gli oggetti, ma addirittura le interazioni, gli incontri e molto altro.
Il gioco dona sempre la sensazione di essere davanti a un’avventura tutta nuova, con tanto di quest. Peraltro, la morte del personaggio non porta subito a una cancellazione della partita ma, al contrario, il tempo nel mondo di gioco si sposta in avanti di diversi anni, modificando tutto di conseguenza e generando nuove storie da seguire.
Un’avventura sempre nuova
Il gameplay di Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy parte proprio da questa filosofia, espandendo la formula roguelite a un intero mondo di gioco. Il risultato è semplicemente incredibile. Ci sono però anche dei difetti che devono necessariamente essere limati, prima di poter parlare di eccellenza.
Ogni partita inizia dalla prima cittadina, dov’è possibile reperire il Bastone di Yendor, raccogliere informazioni e persino parlare con i PNG per ottenere nuove missioni. Uscendo dall’insediamento ci troviamo in una vera e propria world map, che richiama l’estetica di un gioco da tavolo.
Da qui è possibile selezionare diverse destinazioni, rappresentate da varie icone, e proseguire nel viaggio. Ogni destinazione è un’area esplorabile, che può ospitare pericoli ambientali, nemici, PNG amichevoli e sfide di ogni tipo. Muoversi tra le varie tappe, peraltro, porta spesso a degli effetti di stato, che devono necessariamente essere presi in considerazione nel lungo periodo.
Inoltre, anche esplorare zone poco pericolose può avere delle conseguenze: entrare in acqua vuol dire bagnarsi, con gli attacchi che sono conseguentemente più lenti; trovare un coniglio vuol dire avere una fonte di cibo e, in generale, potremmo imbatterci in oggetti e personaggi vari.
Si aggiungono poi delle sfide che richiamano il lancio di dadi di D&D. Capita spesso di parlare con persone ostili, di dover sbloccare un cancello incastrato nel muro, o di dover decifrare qualcosa. In tutti questi casi si accede a una sfida che corrisponde a un lancio di dadi: viene estratta un’azione casuale per risolvere la situazione (come bluffare, forzare la porta, o altre azioni), che poi porta a un risultato di Successo o di Fallimento.
In caso di Successo, otteniamo ciò che vogliamo, mentre in caso di Fallimento otteniamo del malus o siamo costretti a lanciare nuovamente il dado virtuale. In altri casi, le nostre statistiche in un certo campo possono darci dei rilanci gratuiti o fornire altri bonus.
Altre volte siamo invece davanti a dungeon più lunghi o a combattimenti inevitabili. Gli scontri di Unexplored 2 partono da buone basi, ma richiedono qualche rifinitura. E’ possibile equipaggiare un’arma nella mano sinistra e una nella mano destra, da utilizzare con i rispettivi tasti del mouse.
Ogni attacco, però, ci lascia scoperti per un breve periodo, dando quindi modo agli avversari di colpirci. Armi più veloci, come le daghe, hanno un cooldown quasi inesistente, mentre spade – o ancora peggio, asce – ci lasciano scoperti per un periodo di tempo estremamente lungo.
Troviamo poi oggetti come gli scudi, che possono bloccare i colpi sia quando vengono sollevati, sia in caso di impatti involontari contro la hitbox. Si aggiunge anche una meccanica di parry, che permette di parare e contrattaccare anche senza scudo, se dovessimo guardare verso il nemico di turno con l’arma non in cooldown.
Il bello di Unexplored, è che queste regole valgono anche per i nemici. I combattimenti diventano quindi lenti e ragionati, richiedendo al giocatore di attaccare in modo consapevole, senza spammare i tasti. Queste ottime basi, non riescono a convincere del tutto.
I combattimenti si dimostrano ripetitivi e poco appaganti, anche per via del limitato numero di movimenti a nostra disposizione. A questo si aggiungono i poco convincenti nemici “animaleschi”, che hanno delle reazioni decisamente troppo lente e generalmente prevedibili.
Al contrario, affrontare degli avversari antropomorfi, che quindi sono in grado di reggere un paio di armi, è decisamente più interessante, dato che il gameplay impone di studiare i movimenti dell’avversario e di attaccare solo nei momenti in cui è scoperto. Quando però questi nemici lasciano il posto a creature più fantasiose, il tutto si fa meno interessante.
In pratica, Unexplored 2 dà il meglio di sé nelle meccaniche che si concentrano sull’esplorazione, creando una sorta di “simulazione” in salsa fantasy. Le tante opzioni a disposizione del giocatore delineano infatti un’esperienza davvero interessante e profonda, con uno skill ceiling molto alto.
Per sopravvivere, bisogna imparare a riconoscere le opportunità offerte dalla world map e dagli scenari, ragionare sui costi-benefici dei viaggi tra le tappe e delle azioni durante le esplorazioni e, molto spesso, evitare i combattimenti. In pratica, tutto va gestito con attenzione: persino utilizzare a sproposito il Bastone di Yendor può portare a dei malus.
Il potente artefatto può infatti essere sfruttato per superare ostacoli ambientali, raccogliendo “magie” sparse per gli scenari, da utilizzare temporaneamente. In altri casi, il bastone può tornarci utile in combattimento, raccogliendo elementi che possono essere sprigionati sotto forma di attacco. Utilizzarlo a sproposito, però, chiamerà le potenti forze imperiali, mettendo in serio pericolo la nostra run.
Tutto questo, poi, si unisce a una corposa componente ruolistica, che rende Unexplored 2 ancora più complesso. Tanto per cominciare, all’inizio di ogni partita è possibile scegliere i tratti che influenzeranno le capacità del nostro personaggio durante l’avventura, avvantaggiandolo nelle interazioni sociali, nella furtività o in altro.
Agendo in certi modi durante i nostri viaggi, poi, guadagneremo dei tratti, che potranno essere appresi quando ci riposeremo in un accampamento. In soldoni, questo vuol dire che miglioreremo nelle azioni più utilizzate: parlare spesso con le persone ostili per evitare combattimenti, per esempio, ci renderà più abili nel parlare, grazie allo sblocco di nuovi tratti che riguardano le interazioni. Allo stesso modo, attraversare paludi ci farà sbloccare tratti che aiutano con i malus che riguardano l’esplorazione di terreni bagnati.
A questo si aggiunge la costante ricerca di armi ed equipaggiamento, che può spesso essere migliorato per ottenere effetti aggiuntivi. Proseguendo nella partita, quindi, costruiremo un personaggio basato sul nostro stile di gioco e, più in generale, sulla fortuna che abbiamo avuto con la raccolta di equipaggiamento.
Tutte queste meccaniche si uniscono quindi in un’esperienza unica, interessante e molto profonda…talmente profonda, in effetti, da risultare decisamente difficile da approcciare durante le prime ore di gioco. Unexplored 2: The Wayfarer’s Legacy richiede infatti uno skill floor molto alto, il quale si traduce in un inevitabile senso di spaesamento che accompagna il giocatore per molto tempo, durante le prime partite.
Capire come giocare al meglio è difficilissimo e spesso ci si ritrova a combattere con le limitate risorse, con costanti status negativi e con la dura gestione degli spostamenti, di cui inizialmente è difficile comprenderne le conseguenze nel lungo periodo della partita. Serve quindi molta pazienza, visto che il gioco si limita a spiegare pochi concetti.
E che fine ha fatto la morte permanente?
Arrivati a questo punto, avrai notato che il tipico loop da roguelike sembra assente dalla formula. Eppure, gli sviluppatori hanno implementato in modo intelligente anche questa caratteristica, dando al mondo di gioco una vita propria. Con la morte del nostro Wayfarer saremo costretti a creare un nuovo personaggio. Questo, però, non è la fine di tutto.
Il mondo di Unexplored 2 andrà avanti di qualche anno e ci saranno delle vere e proprie modifiche alle fazioni e ai mostri presenti nei vari luoghi. La tipica generazione procedurale, quindi, non si limita a resettare il salvataggio, ma proietta tutto in avanti di diversi anni, quando un nuovo personaggio da noi creato riprende in mano il Bastone di Yendor per ritentare il pellegrinaggio.
Questo, in termini di gameplay, si traduce in quest diverse, oggetti distribuiti diversamente e così via. Inoltre, le azioni del nostro precedente personaggio influenzeranno in modo considerevole le run successive, dando vantaggi o svantaggi ai nuovi Wayfarer: alleanze con villaggi vicini, ostilità (perché magari abbiamo rubato qualcosa o ucciso qualcuno), quest cominciate e dal bottino ormai disperso e persino alcuni oggetti speciali, costituiranno una preziosa eredità lasciata al personaggio successivo.
Non siamo quindi davanti a una metaprogressione banalmente affidata a un menù, ma a un mondo di gioco che muta in base alle nostre azioni, modificandosi a ogni morte e diventando il campo da gioco per le avventure successive. Un sistema davvero ingegnoso, che dona alla generazione di nuove partite un sapore diverso.
Come dice anche il titolo del gioco, l’eredità del nostro personaggio diventa il punto di partenza per quello successivo, che a sua volta potrà influenzare ciò che accadrà a quello dopo ancora, in un ciclo che può durare moltissimo. Un’ottima idea, resa possibile dalla generazione procedurale davvero ben pensata.
In modo simile alla piccola rivoluzione portata da Hades, la metaprogressione di Unexplored 2 dovrebbe diventare un esempio di come la formula “alla rogue” non debba essere vista come un semplice loop su cui adagiarsi pigramente, ma come qualcosa che ha le potenzialità di essere sfruttata in modi originali
In pratica, Unexplored 2: The Waifarer’s Legacy parte davvero bene e ha già l’aspetto di un titolo dalle ottime potenzialità. Come accade per molti roguelite, però, nel lungo periodo diventa importante garantire una maggiore varietà nella generazione delle partite e nelle situazioni in cui si trova il giocatore, quindi l’aggiunta di contenuti e di interazioni nei mesi e negli anni seguenti il lancio sarà davvero importante.
Tecnicamente gradevole, ma con problemi
Il comparto tecnico di Unexplored 2 The Wayfarer’s Legacy è davvero ottimo. Il titolo sfoggia un’estetica quasi cartoonesca, fatta da modelli poco dettagliati e quasi stilizzati. Il risultato finale è però davvero bello da vedere, soprattutto grazie agli eccellenti giochi di luce e alle animazioni soddisfacenti.
Ci sono però alcuni problemi che richiedono un lavoro di fixing. Durante le partite capita spesso di imbattersi in bug di vario tipo, come l’impossibilità di utilizzare armi, la mappa che scompare rendendo impossibile viaggiare, oppure alcune compenetrazioni di nemici od oggetti. Tutto questo può essere risolto facilmente dalle future patch post lancio, che probabilmente vedremo nelle settimane e nei mesi successivi.
Il comparto sonoro è invece eccellente, con musiche sempre adatte alle varie occasioni e con effetti sonori che accompagnano ogni azione, oggetto e magia.