Sviluppato e pubblicato da Diedemor Studio Games in sinergia con Ratalaika Games (gli stessi di Hirilun), Unlife è un platform action survival in 2D a scorrimento orizzontale a tema horror distopico post apocalisse nucleare. Noi abbiamo affrontato gli orrori della fine del mondo su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Unlife e gli orrori post nucleare
La trama di Unlife è abbastanza scontata e fatica non poco a offrire qualche spunto originale o degno di nota. In poche parole, siamo dinanzi all’ennesima fine del mondo. Viviamo in un futuro distopico a seguito di un enorme e stupido conflitto nucleare.
Tutto, o quasi, è morto. Quello che è sopravvissuto si è mutato in creature orribili e assetate di distruzione e sangue. Noi siamo un sopravvissuto, l’unico appartenente a un equipaggio di una piattaforma in mezzo al mare. Probabilmente, è merito del nostro stesso sangue (ti ricorda qualcosa?) e questa consapevolezza dona all’anonimo protagonista un peso non di poco conto.
Lui può essere la chiave di svolta per trovare una cura al male che attanaglia il mondo, un mondo pieno di infetti. Il problema, però, è che deve sopravvivere e trovare altri esseri umani. Ecco quindi che dagli abissi in cui ci troviamo relegati, dobbiamo trovare un modo di salvarci e poi salvare lo stesso pianeta Terra e l’umanità tutta.
Un compito non da poco per un omino anonimo, privo di qualsivoglia tipologia di carisma e con cui è molto difficile creare una qualche forma di empatia. In effetti, tutto ciò che avviene a schermo è abbastanza piatto, prevedibile e già visto in centinaia di altre opere. Non c’è qualcosa che ci emoziona davvero.
Bisogna però segnalare qualche sporadico momento jump scare ben riuscito, così come l’aspetto estetico dei vari orrori e creature deformate dalle scorie radioattive non è completamente da buttare, anzi. In effetti, l’atmosfera, seppur non originale, è comunque ben riuscita e la sensazione di solitudine è tanto prepotente quanto efficace.
Il problema è il ritmo della storia in sé, ricca di vuoti, silenzi e incentrata su un tipo di esplorazione che, seppur interessante, non trova un valido riscontro nel gameplay che risulta poco preciso e altrettanto poco divertente. E a tal proposito, sei pronto a scoprire come sopravvivere in Unlife?
Guida alla sopravvivenza
Unlife è principalmente un platform 2D con rudimentali elementi da survival horror e un sistema di combattimenti impreciso e brutto. Ma procediamo con ordine. L’esplorazione di Unlife è decisamente lineare, costellata da piccole trappole, banali enigmi ambientali, oggetti da scoprire e raccogliere e soprattutto piattaforme su cui saltare.
L’eroe di turno ha un salto abbastanza generoso e il suo movimento a schermo, seppur dinoccolato, non crea enormi problemi. Il problema reale è il dannato puntatore. Il protagonista, infatti, è costantemente accompagnato da un puntatore a schermo che ne direziona l’andamento e l’attacco.
Questo significa che se vuoi indietreggiare, il personaggio procederà lentamente e in stile gambero almeno che non andrai a spostare il puntatore. Se questo risulta scomodo e inutilmente legnoso, la situazione si aggrava nei combattimenti.
Il motivo è semplice ed è legato soprattutto alle armi ravvicinate: oltre alla direzione del personaggio dovrai anche settare manualmente il puntatore per regolare l’angolazione del colpo dell’arma. Centrare il bersaglio, mentre questi ti attacca con notevole aggressività, crea situazioni frustranti e scomode.
Una scomodità che aumenta all’aumentare dei nemici per non parlare quando si viene circondati… lì è complesso giostrare il puntatore e attaccare. Tutto ciò crea situazioni inutilmente frustranti che si sommano a un sistema di checkpoint vecchio stile e poco user friendly.
Tradotto: ti ritroverai a morire tanto e a ripercorrere taaaante volte lunghe e noiose fasi di gioco. Il tutto per un’esperienza che va a stancare presto nonostante un buon sistema di oggetti e la presenza di due finali condizionati dal nostro comportamento in merito a un particolare fattore (che poi è l’unico realmente importante).
Uccidere le creature, infatti, ci fornirà del materiale genetico che potrebbe agevolarci nel trovare una cura. Oltre a ciò, potremo recuperare medikit con cui curare le ferite e armi di vario genere. Non mancano le fasi dove ti ritroverai ad andare avanti e indietro con tanto di nemici che cambiano a quasi ogni passaggio.
Il titolo non è molto lungo ed è diviso in episodi ma, come detto, la sua natura ostica e i comandi imprecisi rendono l’esperienza poco gradevole e potrebbe allontanare subito i meno pazienti. Un peccato considerando che qualche buona idea, anche di level design, c’è.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Unlife oscilla costantemente. A un protagonista brutto e anonimo e a un mondo di gioco che varia abbastanza poco, si contrappongono delle creature ben realizzate e dal retrogusto quasi Lovecraftiano e un’atmosfera ben delineata.
Purtroppo non è comunque abbastanza per dare un’identità forte a un titolo abbastanza timido e che prova quasi a nascondere se stesso. Lo fa soprattutto nell’impianto ludico stesso con una visuale complessiva orizzontale estremamente piccola in stile quasi Fallout Shelter.
Il problema è che non è ben trasportato e in modalità portatile dell’ibrida Nintendo, alcune cose sono troppo piccole. E questo complica non solo leggere alcuni sottotitoli ma anche identificare gli oggetti da raccogliere o alcuni elementi con cui interagire, senza contare che va a complicare ulteriormente la precisione del combattimento.
Il sonoro è abbastanza anonimo, non fastidioso ma quasi accessorio, faticando a lasciare traccia e diventando facilmente dimenticabile. Gli effetti sonori fanno da complice all’atmosfera generale del titolo. Da segnalare infine la totale assenza della lingua italiana anche se la mole di testo a schermo è abbastanza scarsa.