Quest’oggi mi stavo dedicando allo sfogliare svariate notizie riguardo ai videogiochi in uscita, e ho tristemente notato quanto sto per dire. Ai miei occhi sembrerebbe quasi che l’industria videoludica stia volgendo uno sguardo al passato, riproponendo in fase attuale, con grafica e gameplay “rinnovati”, titoli già visti.
Sei curioso di sapere di cosa parlerò fra poco? Prima di proseguire ti potrebbe interessare come ottimizzare gli spazi ed avere un’ottima postazione da retro gaming, per sapere come non devi far altro che leggere questo nostro articolo.
Ora possiamo addentrarci nella mia riflessione, e si lo so, molti non erano ancora nati e non conoscono i giochi che citerò. Non è però una valida scusa per non incuriosirti e non informarti a riguardo, quindi andiamo, vieni con me nel viale dei ricordi.
Un curioso viale dei ricordi nei videogiochi
Molto spesso mi è capitato, con colleghi della redazione, di parlare di videogiochi della mia infanzia. Videogiochi con cui giocavo con mio padre su un vetusto e quasi sconosciuto Philips Videopac G7000, una delle prime “console” a cartucce, che fu il nonno del Commodore 64 a cartucce che tutti conosciamo.
Ricordo Skiing Sci, che ho accostato ad una mia recente recensione in cui parlavo di Grand Mountain Adventure: Wonderlands, così come a tanti altri titoli che mi vengono riportati alla mente quando assisto ad alcune presentazioni dei videogiochi recenti. Un riferimento palese è rivolto agli occhi di un free to play targato Ubisoft dal titolo Roller Champions.
Fu proprio alla presentazione, ormai di una manciata di anni fa, di questo titolo Ubisoft che pensai che probabilmente sto diventando vecchio. Quando tutti gli utenti e tutta la critica videoludica gridava al miracolo, osannando la software house per aver creato da zero uno sport e averne fatto un gioco, io mi ponevo alcune domande.
Ero a seguire la diretta con un amico, quando alla vista del gioco esclamai: “Cacchio, è Roller Ball!!!”. Inutile dirti che dovetti spiegare al mio amico a cosa mi riferivo, e cioè ad un film datato 1975 con protagonista James Caan. Un film che io stesso conoscevo soltanto grazie a mio padre, poiché appassionato di buon cinema e di videogame.
Il giorno dopo, insieme al mio buon amico Claudio, girammo per forum e per video sulle svariate piattaforme, cercando notizie riguardo il capolavoro Ubisoft poc’anzi citato. Sia io che lui notammo una cosa che ci saltò subito all’occhio, nessuno citava il film che invece a me aveva ricordato, così come nessuno citava Rocket Ball.
Rocket Ball era per l’appunto un vecchio videogioco del Commodore 64, uscito nel 1985, che riproponeva la trasposizione in videogioco del film Roller Ball, persino la copertina del gioco era simile alla locandina del film. I content creator ed i recensori più astuti e navigati però, citavano Speedball, titolo per 1988.
Leggermente infastidito e forse anche un po’ risentito da vecchie storie, andai a commentare nei forum e sotto i video, presentando il conto a tali “esperti videoludici”, ricevendo però risposte del tipo: “Eh si, io nel 1975 non ero neanche nato, che vuoi che ne sapevo?”. Neanche io ero nato se è per questo, ma informarsi prima non costa nulla.
Quello fu il momento in cui accaddero due cose in me, la prima è che mi sentì terribilmente vecchio, la seconda è che forse quando sentivo frasi del tipo “tu che vuoi saperne, non sei mica un esperto del settore” probabilmente alcuni non lo erano certo più di me, a quanto pare.
Non ero ancora addentrato nel mondo delle redazioni videoludiche, e neanche adesso lo sono. Ora però anche io posso dire che sono un “esperto del settore videoludico”, quindi la mia parola potrebbe valer qualcosa. E ci tengo a ricordare che spesso ammettere i propri errori o i propri limiti è segno di maturità.
Davvero siamo così sommersi da riproposizioni videoludiche in salsa moderna?
Ti rispondo subito a questa domanda, senza giri di parole, SI!!! Quantomeno cercherò di elencarti quei titoli, non tutti ovviamente ma quelli che hanno risvegliato i miei ricordi, che mi hanno riportato alla mente delle vecchie glorie videoludiche che forse non tutti conoscono.
Mettendo da parte Ubisoft e il suo Roller Champions, e anche Skiing Sci, che ho già citato, mi sono tornati alla mente alcuni titoli presentati recentemente che hanno stuzzicato i miei sensi da ragno. O dovrei dire da topo videoludico?
Tin Hearts di Rogue Sun ad esempio, mi ha ricordato da vicino meccaniche di gameplay già viste in Lemmings. Certo graficamente sarebbe da sciocchi accostare i due titoli visto che Lemmings è un titolo dei primi anni 90, è però palese agli occhi di quelli della mia età, come Tin Hearts rappresenti un Lemming con più muscoli in mostra.
Le meccaniche di gioco sono pressoché le stesse, ma i limiti tecnici di allora erano ben diversi da quelli di adesso. Ed eccoci qui a Tin Hearts, un titolo imponente che in quest’epoca rappresenta un idea innovativa. Ma non certo per chi come me ha maledetto gli sviluppatori di Lemmings, affrontando alcuni livelli a dir poco impossibili.
Tiny Troopers, il Cannon Fodder dei videogiochi
Un titolo che ho portato anche in live sul nostro canale Twitch, in una puntata di Old But Gold Live. Si affronta una guerra con una manciata di soldati, visuale in isometrica, e si va. In quasi tutti i livelli la missione era di uccidere i nemici o di distruggere i loro accampamenti, la cosa fantastica per l’epoca era un altra.
Ad ogni missione i nostri soldati sopravvissuti avanzavano di grado, mentre per i deceduti in battaglia veniva mostrata una collina che si riempiva di lapidi. Nella stessa schermata di gioco, prima di ogni missione, potevamo assistere ad una fila di valorosi pronti a dare la loro vita per la patria.
Il primo Tiny Troopers vide la sua uscita nel 2012, e ricordava molto da vicino Cannon Fodder. Anche in questo caso la differenza fra i due videogiochi era perlopiù nei limiti tecnici ormai superati, che permisero ai sviluppatori di Tiny Troopers di godere di più libertà, sia artistica che tecnica, ma la sostanza in fin dei conti era quella.
Tanto di cappello, ma se volessi giocare ad un qualsiasi Tiny Troopers preferirei recuperare, come ho già fatto, il mitico Cannon Fodder. Tecnicamente un videogioco più grezzo e limitante, quantomeno mi riporta alla mente i ricordi di un epoca passata. Il che lo preferisco ampiamente.
Sokoban, l’ultimo videogioco di una lunga lista
Sokoban è un titolo per PC del lontano 1982, ideato da un giapponese dal nome di Hiroyuki Imabayashi. Credo fu uno dei primi videogiochi rompicapo a cui giocai, con visuale dall’alto il nostro eroe era un omino che doveva semplicemente spostare delle casse, per posizionarle in punti specifici e superare così il livello.
Ricordo mio padre giocarci all’infinito, mentre io già nel muovere la seconda cassa dovevo riavviare la partita poiché avevo commesso un errore. E poi i videogiocatori di oggi hanno il coraggio di lamentarsi di Elden Ring, vi vorrei vedere alle prese con Sokoban.
L’altro giorno spulciando un po’ su Steam mi è saltato all’occhio un titolo, Sokobos in uscita il 1 aprile 2022. E non soltanto parte del nome mi ha ricordato il buon vecchio Sokoban, anche vedendo le immagini di gioco è palese come non ci si trovi altro che ad un Sokoban più colorato.
Recensioni entusiaste e suoni di fanfare, ma anche qui così come accaduto per Roller Champions, pochi a cui prudono le orecchie e fra una grattata e l’altra vanno a documentarsi su videogiochi del passato. Troppo giovani loro e troppo vecchio io, probabilmente.
Non sono gli unici videogiochi, ma quelli per me più incisivi
I giochi da me citati sopra non sono tutti quelli che pescano a più mani dal passato, ma quelli che attualmente hanno riacceso i miei ricordi da piccolo videogiocatore. Ce ne sono e ce ne saranno a bizzeffe, ne usciranno sempre. Così come per l’ambiente cinematografico, anche per quello videoludico è diventato quasi impossibile proporre titoli davvero nuovi.
E’ stato fatto all’epoca con i primi God of War, con i primi Monster Hunter, o con i primi giochi che proponevano un vero open world. Così come fecero in Phantasmagoria, un avventura grafica horror sviluppata da Sierra On-Line nel 1995, che metteva in campo una regia con attori veri.
Fino ad allora era stata la LucasArts ad aver fissato uno standard nelle avventure grafiche, alzando l’asticella da Zak McKraken fino ad arrivare a The Secret of Monkey Island (ed il suo relativo seguito). Sarebbe stato impensabile mettere in campo attori veri, eppure è ciò che accadde con Phantasmagoria.
Viviamo in un epoca in cui le strade videoludiche sono state tutte battute, tutto ciò che c’era di innovativo o di nuovo nei videogiochi è già stato spolpato. Non resta altro, alle software house, che mettere in campo novità nelle rese grafiche, nel comparto tecnico, e nell’impatto visivo generale sul prodotto.
Che tutto ciò sia un bene od un male dipende dall’utente in se. La mia idea è come già anticipato poco sopra, se devo giocare ad un videogioco che me ne ricorda uno di 20 anni fa, preferisco giocare a quello vecchio. Quantomeno perché mi riporta alla mente la mia gioventù.
Comprendo però che per i videogiocatori più giovani di me, che si sono persi all’epoca un titolo epocale, sia anche giusto riproporgli un videogioco simile, sia nelle meccaniche che nel gameplay, ma con una grafica nettamente migliore di quella dell’epoca. Tutto ciò è più che giusto, ma spetta a noi “vecchi” istruire i giovani sui videogiochi, non dimentichiamocelo.