V1 Interactive, software house statunitense fondata da Marcus Lehto e soci nel 2014, è prossima alla chiusura. Il nome di Lehto è ben noto ai fan della serie di shooter fantascientifici Halo, della quale ha curato i primi tre capitoli e al quale dobbiamo l’estetica del protagonista della saga, Master Chief. Ha anche continuato a lavorare con Bungie per un breve periodo dopo il divorzio di quest’ultima da Microsoft nel 2007, periodo in cui ha potuto dare il proprio contributo ai concept di quello che nel giro di sette anni sarebbe stato il primo Destiny.
Un’esistenza breve ma intensa
Mettendo a frutto l’esperienza maturata in quindici anni di carriera, Marcus Lehto è giunto a fondare V1 Interactive, la cui unica produzione, Disintegration, risente di tutti i lavori pregressi del suo co-fondatore: ambientazione fantascientifica; protagonisti con attrezzature high-tech; genere rigorosamente shooter sebbene intarsiato di qualche elemento RTS.
Sebbene le valutazioni su quest’unico figlio di V1 Interactive, compresa la nostra, non lo descrivano come un titolo eccellente, non lo si può certo etichettare come un totale fallimento: a livello tecnico il gioco è degno della sua epoca (è uscito nel giugno del 2020 su PC, PlayStation 4 e Xbox One), possiede un’estetica gradevole ed è (o meglio era) dotato di un multiplayer di tutto rispetto.
Ho coniugato tra parentesi il verbo essere all’imperfetto in quanto è stata proprio la rimozione della modalità multiplayer di Disintegration nel novembre 2020 a lanciare un campanello d’allarme riguardo lo status interno di V1 Interactive. Le dichiarazioni sulle cause precise di questa non troppo improvvisa chiusura sono state piuttosto vaghe, tuttavia Marcus Lehto rassicura che ogni singolo collaboratore della software house fosse a conoscenza della situazione traballante in cui si trovava il proprio posto di lavoro, avendo così la possibilità di farsi assumere presso altre realtà videoludiche.
Testimoniare la fine di una fucina di sogni (mi piace chiamare le software house così) è sempre molto spiacevole. Vero è anche che, al giorno d’oggi, per ogni casa videoludica che sparisce ne spuntano tre. Bisogna solo sperare che le nuove realtà annoverino tanto lavoratori navigati pari o superiori a Marcus Lehto quanto giovani talenti ansiosi di dimostrare le proprie qualità, in maniera tale da aumentare il prestigio dell’arte videoludica.