Ci sono titoli brutti perché durante lo sviluppo qualcosa è andato storto, magari perché il budget viene tagliato dal publisher, poi ci sono giochi brutti perché chi lo sviluppa è alle prime armi e non sa bene dove sbattere la testa. Come avrai ben capito il gioco che abbiamo in recensione oggi, ovvero Vagrant Moon, non è per nulla un titolo riuscito bene, probabilmente perché appartenente alla seconda categoria che ti ho appena descritto.
Dalla descrizione Steam si legge che il gioco vuole riprendere le atmosfere tipiche dell’era della prima PlayStation, non so tu, ma io un gioco del genere sulla scatoletta grigia di Sony non l’ho mai giocato. Ma andiamo con ordine e vediamo perché il lavoro fatto da Evgeny Yanovskiy è assolutamente insufficiente.
Che devo fare?
Visto che una storia di base il gioco non ce l’ha, ti descriverò più o meno com’è andata la mia avventura su Vagrant Moon. Installo il gioco sul mio account Steam, poca roba ovvero circa 3 GB di file, lo faccio partire e la prima cosa che mi si affaccia è la schermata del titolo dove poter selezionare, una Nuova Partita, Continua, Opzioni e poco altro. Vado subito in Opzioni, come da prassi mia, per vedere se posso impostare il tutto in italiano. Bella cosa, la mia lingua madre c’è, bene un punto per Vagrant Story! Andiamo con una Nuova Partita.
Non c’è nessun incipit che ti spieghi chi sia la ragazza con la chioma rossa, vestita con un jeans hot pants e una vistosa scollatura. Va beh iniziamo a girare per capire un po’ com’è. Inizio a muovermi e vedere che davanti a me trovo solo alberi, ogni tanto delle casette, con cui non posso interagire e tanti, anzi tantissimi cristalli rossi.
Inizio a raccoglierli, prima o poi qualcosa succederà. Continuo nella mia raccolta nell’attesa che succeda qualcosa, un NPC, un nemico, qualcosa che mi dia sfida, ma nulla. Passano 20 minuti buoni di raccolta di questi cristalli rossi, ma non succede nulla. Decido di andare su internet e cercare qualche info sul gioco, devo capire se mi sta sfuggendo qualcosa. Nella mia ricerca scopro che la ragazza scosciata si chiama Rinu, ma non trovo altro, se non che il gameplay è proprio quello. Rimango un po’ basito.
Vagrant Moon e il gameplay peggiore dell’anno
Quindi dopo la mia breve ricerca su internet mi fiondo nuovamente sul titolo cercando di capire se magari c’è di più, ma no il succo è quello. Praticamente in Vagrant Moon dovrai correre per questa foresta e raccogliere i cristalli rossi. Ogni 1000 cristalli raccolti la tua stamina aumenterà e potrai fare uno scatto più lungo. Nel caso tu avessi abbastanza pazienza da raccogliere un certo numero di cristalli sbloccherai altre aree. Fine, non c’è altro da dire.
Per muoverti puoi usare lo stick analogico e con il grilletto destro farai uno scatto, mentre con un tasto potrai saltare per raggiungere punti più alti. Se ti perdi? Affari tuoi perché il gioco non prevede nessuna mappa. Il gioco si definisce rilassante, ma c’è una sottile linea che divide il rilassante dallo svogliato, Vagrant Moon più che un videogioco sembra un esercizio per capire come crearne uno.
Graficamente va pure peggio
Con un gameplay del genere non aspettarti una grafica fatta con tutti i crismi del caso. Partiamo dal personaggio di Rinu, i capelli rossi sembrano dei fili di lana da quanto sono approssimativi, le proporzioni del corpo queste sconosciute e il viso non ha nemmeno un’espressione se non per le palpebre che ogni tanto sbatteranno.
Il paesaggio è quanto di più spoglio tu possa pensare, gli alberi e i caseggiati sono tutti uguali, ma soprattutto non c’è nulla che dia vita a questo spazio aperto. Il sonoro non è pervenuto perché non c’è un minimo di rumore ambientale ad esclusione degli uccellini (o almeno credo che siano uccelli) e del rumore dei piedi di Rinu quando salta, perché no, non c’è nemmeno un effetto che mi dia l’idea dei passi, l’unica cosa che sentirai è la musica ripetitiva fino alla morte.