Vagrus – The Riven Realms è infine giunto alla sua versione completa dopo più di un anno trascorso in early access e un comprovato sviluppo durato complessivamente oltre tre anni.
Fruendo di quest’opera TBS dark fantasy nella sua veste definitiva, sembra proprio che questo lungo periodo di lavorazione abbia dato i suoi frutti. Un risultato notevole se si considera che Lost Pilgrims Studio, lo studio ungherese che ha prodotto il titolo, è solo al suo primo lavoro, sebbene alcuni membri del team abbiano già un curriculum di tutto rispetto (ad esempio, Nobo, presentato come il membro professionalmente più anziano del team, vanta collaborazioni addirittura con Crytek).
Così come HighFleet, un altro TBS indipendente ben riuscito che abbiamo recensito qui su iCrewPlay circa tre mesi fa (puoi leggere qui la nostra recensione), anche Vagrus – The Riven Realms può essere definito un’esplosione di generi. L’esperienza proposta dà infatti luogo ad una ben congegnata contaminazione videoludica tra TBS, gestionale, RPG tradizionale (in questo caso influenzato pesantemente dagli RPG cartacei), RPG a turni e persino survival.
Prima di procedere alla descrizione più approfondita dei vari aspetti del titolo, è proprio il caso, dopo questa nuova conferma, di ribadire un concetto: non importa quale sia il genere, in Europa orientale sanno fare i videogiochi.
Vagrus – The Riven Realms, una storia ispirata alla Storia
Vagrus – The Riven Realms è ambientato in un mondo sorto dalle ceneri di uno più antico. Si tratta del continente di Xeryn, a lungo tempo unito dal dominio dell’Antico Impero, un’istituzione ispirata nell’architettura e nello stile all’Impero romano con al vertice un’élite teocratica, la quale, spinta dalla propria avidità e dalla corruzione intestina, comincia a condurre politiche oppressive e ingiuste, basando la propria prosperità sulla manodopera schiavistica e compiendo nefandezze degne di una tirannide.
Tali atti attirano sui teocrati dell’Antico Impero l’ira di quegli stessi Antichi dei su cui essi basano la propria autorità, i quali epurano il mondo tramite una moltitudine di disastri conosciuta in seguito come la ‘Calamità‘, la quale finisce per cambiare completamente la terra di Xeryn, trasformandola nei ‘Reami lacerati‘ cui il titolo del gioco fa riferimento.
Nel nuovo e devastato ambiente i sopravvissuti convivono e si scontrano con creature misteriose e pericolose scaturite dalla stessa Calamità, mentre un nuovo Impero, ora guidato da altri esseri soprannaturali elevatisi al rango di Nuovi dei, ha assunto la guida delle numerose città rimaste in piedi.
Vivere è difficile tanto quanto sopravvivere, data la desertificazione della maggior parte del territorio. Nonostante ciò, esistono degli individui che ancora osano sfidare le distese desolate, facendosi carico dei più diversi lavori e vivendo di commercio tra le città. Questi intrepidi sono riunti in carovane chiamate ‘comitatus‘, vere e proprie comunità itineranti alla cui guida si trova un vagrus. Nel gioco vestiamo i panni proprio di una di queste figure ibride tra capotribù e mercante.
Già da questi accenni si capisce che la lore del titolo è mastodontica, e il Codex, il compendio in game che la presenta e spiega, è ricco di informazioni approfondite e dettagliate su ogni elemento dell’ambientazione del gioco, dalla geografia alle religioni, fino alla fauna e, chiaramente, alla società. La vastità di tali esplicazioni è tale da rischiare di costringere chi gioca a dividere il proprio tempo tra il gioco in sé e la sola lettura del Codex, il che può essere sia un pregio che un difetto.
A tale profondità si aggiunge il cast, costituito da numerosi personaggi dalla caratterizzazione solida tanto da tenere testa a quella coralità tipica delle narrative asiatiche che non lascia mai nessun personaggio al caso.
Ricco di sfide e arduo, ma allo stesso appagante
Proprio in ragione della propria poliedricità in termini di gameplay, Vagrus – The Riven Realms è un titolo dalla complessità esorbitante.
Gli stessi sviluppatori, consapevoli di questo, non solo hanno posto ad avvio gioco un disclaimer chiarificatore a riguardo, ma hanno anche coscienziosamente implementato una modalità di minore difficoltà incentrata più sull’esplorazione e la narrazione onde permettere ad un pubblico più vasto di approcciare il gioco (tale modalità ha tuttavia gli achievement disattivati, per cui, se non puoi vivere senza trophy hunt, ti consigliamo di fruire l’esperienza di base, per quanto difficile sia).
Nella stessa ottica di orientamento, Lost Pilgrims Studio ha reso come condizione necessaria e sufficiente per fruire dell’esperienza personalizzata di gioco il completamento della campagna preliminare Pilgrims of the Wastelands, un lungo macro-tutorial che spiega le meccaniche di Vagrus – The Riven Realms nella loro interezza con un approccio narrativo.
Esso fornisce altresì un’assaggio della vastissima mappa dei Reami Lacerati, ricca di insidie nascoste nelle innumerevoli caselle in cui è divisa e da percorrere nel minor tempo possibile. La riuscita delle quest che come vagrus (termine che non a caso assona con l’aggettivo latino ‘vagus‘, ossia ‘ramingo; vagabondo‘) dovremo accettare onde far sopravvivere e prosperare il nostro comitatus, è infatti enormemente subordinata ai tempi di percorrenza in una sorta di circolo vizioso che coinvolge le dimensioni del comitatus stesso.
I compiti più elementari e precisa ragion d’essere dei comitatus sono proprio i semplici trasporti di un numero più o meno elevato di merci da una città all’altra. Prima di partire per la destinazione è necessario tuttavia procurarsi la quantità giusta di provviste necessaria ad impedire che il comitatus intero perisca di inedia durante il viaggio e, chiaramente, la somma di denaro atta a pagare giornalmente i membri della carovana.
Ogni viaggio dura un determinato numero di giorni in concordanza con le mosse che il comitatus può effettuare nell’arco di una giornata prima di doversi accampare. In casi estremi (e. g. quando le provviste scarseggiano e si è vicini alla destinazione) si può optare per imporre una marcia forzata al comitatus, che tuttavia potrebbe uscirne sfiancato e di malumore.
Proprio il morale della carovana, insieme all’obbedienza da parte dei suoi membri (in particolar modo degli schiavi) è da tenere costantemente sotto controllo, pena diserzioni o ammutinamenti che potrebbero costare a chi gioca l’intera partita.
Alla fine di ogni giornata di viaggio è necessario organizzarsi per la nottata, con la possibilità di ordinare ai tre segmenti della carovana (gli esploratori, i guerrieri e gli schiavi) di compiere determinate operazioni notturne, ad esempio la ricerca e raccolta di provviste e merci abbandonate lungo il percorso oppure di montare la guardia all’accampamento. (Pagandone ovviamente il costo in termini di riposo, altra importante statistica da tenere d’occhio).
A complicare ulteriormente tutto quanto si aggiungono le imboscate durante i tragitti da parte delle già menzionate creature o da bande di predoni. Ed è qui che fa il proprio debutto il combat, che si realizza in forma di RPG tattico a turni e coinvolge i Compagni, membri del comitatus la cui gestione avviene come quella di un RPG tradizionale, con gear, livellamento, specializzazioni e tutte le altre caratteristiche di questo genere. In tanti casi, dalla vittoria di un singolo scontro dipende la sopravvivenza stessa del comitatus.
La gestione dei Compagni, così come quella dell’intero comitatus in termini di migliorie permanenti e non, avviene all’interno delle città. Queste sono esplorabili in maniera testuale (meccanica ereditata, come abbiamo anticipato, dagli RPG cartacei), ed è sempre all’interno di esse che avviene la maggior parte del movimento di merci e denaro in entrata e uscita dal comitatus. Oltre ai Compagni, anche il vargus è potenziabile, e può intervenire in battaglia in molteplici modi (e. g. facendo rinvenire un Compagno a terra).
Il modo migliore di cominciare: andando piano e con tanta fantasia
Come se non bastassero trama e gameplay, Vagrus – The Riven Realms è solido anche dal punto di vista tecnico: non un crash, non un glitch, non un calo di frame rate per tutte le ore di gioco trascorse. Problemi che sarebbero stati gravi considerando che il titolo è realizzato in 2D. Un 2D che punta tutto su un’estetica accattivante, ricca di ispirazione e degna delle migliori opere dark fantasy.
La navigazione, che in ragione della gestione molto arzigogolata prevista dal titolo rischiava di risultare scomoda o comunque poco agevole, non è afflitta da tali problematiche. I developer sono stati altresì attenti a rendere le interfacce gradevoli alla vista di chi gioca e rispettose dell’ambientazione del titolo.
La colonna sonora, sebbene non esaltante, è comunque curata e di qualità, oltreché anch’essa rispettosa delle atmosfere, per cui ricca di sonorità mediorientali e di cori gregoriani da medioevo. Degli stessi pregi dispone l’effettistica, perfettamente a tempo con ciò che succede in game.
Il doppiaggio è limitato alla sola voce narrante del gioco, che si rivelerà in seguito essere anche il narratore degli eventi della sopracitata campagna tutorial. Cionondimeno, il carico recitativo è sostenuto abilmente da questo solo e unico interprete, che riesce a non far sentire la mancanza di altre voci.