Valve è stata accusata di concorrenza sleale, sembra infatti sia stata citata in giudizio con l’accusa di aver abusato del potere di Steam per mantenere elevati i prezzi dei giochi per PC.
Presentata a inizio settimana, questa class action sostiene che il colosso dei giochi PC stia abusando della sua piattaforma, richiedendo agli sviluppatori di vendere i giochi da loro creati allo stesso prezzo su tutte le piattaforme di distribuzione, una volta entrati nel negozio virtuale di Steam.
Sembra proprio che le class action legate al mondo videoludico non cennino a diminuire, dopo CD Projekt Red, anch’essa citata in questa causa, anche Valve avrà il suo bel da fare in tribunale.
Come sarebbe riuscita Valve a creare questa condizione di stallo o “monopolio” nel mercato?
A causare tutto questo sembra sia stata una clausola negli accordi di Steam per la distribuzione con gli sviluppatori. Nello specifico questa “Most Favored Nation” costringe gli sviluppatori a concordare che: il prezzo di un gioco per PC sulla piattaforma Steam, deve essere uguale al prezzo cui gli sviluppatori vendono il gioco su altre piattaforme di distribuzione.
Gli avvocati dello studio legale Vorys Sater, con sede in Ohio, affermano che “La MFN ostacola anche l’innovazione e sopprime la produzione, poiché funge da ulteriore barriera all’ingresso di potenziali piattaforme rivali e poiché i prezzi più elevati portano a minori vendite di giochi per PC“.
Ecco un tweet di Epic Tim Sweeney, citato nella causa, in cui afferma che Steam abbia potere di veto su i prezzi dei videogiochi:
Steam has veto power over prices, so if a multi-store developer wishes to sell their game for a lower price on the Epic Games store than Steam, then:
1) Valve can simply say “no”
2) Pricing disparity would likely anger Steam users, leading to review bombing, etc— Tim Sweeney (@TimSweeneyEpic) January 30, 2019
Aggiungono inoltre che, quando un mercato è così concentrato (controllato), un nuovo competitor potrebbe cercare di entrarvi con una riduzione dei prezzi rispetto all’operatore di riferimento. La capacità di vendere videogiochi per PC a prezzi inferiori è un modo in cui un’impresa o un nuovo operatore potrebbe guadagnare quote di mercato.
Naturalmente questa possibilità è preclusa dall’esistenza stessa della clausola Most Favored Nation, che di fatto impedisce la concorrenza nei confronti di Steam. I nuovi competitor sarebbero in grado di fornire gli stessi o anche maggiori margini di guadagno agli sviluppatori, distribuendo, al tempo stesso, il gioco ai consumatori con un prezzo inferiore.
Con questa causa, che si concentra soprattutto su sviluppatori e consumatori, gli avvocati cercano di interrompere la presa di mercato di Steam e rendere la distribuzione e la vendita di videogiochi per PC più equa.
Si sa che i “monopoli” fanno male all’industria in generale e ancora di più a te e me, videogiocatori e appassionati, vedremo insieme quali sviluppi e cambiamenti porterà questa class action al mercato, sperando di trovarlo davvero più libero ed equilibrato.