Vampire Hunters è un titolo che parte da premesse particolari: che succede se prendiamo Vampire Survivors, Rift Rangers, Soul Survivors, o qualsiasi altro titolo di questo genere, e lo leghiamo con lo scotch a Doom? Essenzialmente, quello che vedremo nella nostra anteprima. Con qualche perplessità.
La storia di Vampire Hunters?
Vampire Hunters non ha una trama, una sinossi o una qualsivoglia forma di storia o caratterizzazione narrativa. Semplicemente, il titolo butta il giocatore in mezzo a ondate di creature poco amichevoli e dall’aspetto demoniaco. Allo stesso modo, armi e ambientazione non presentano una coerenza estatica, ma sono semplici elementi di contorno. Uno stile generico quindi, che però è comune per il genere.
Armi, tante armi
Il loop di gameplay di Vampire Hunters ricalca quanto visto in altri titoli del genere: si inizia ogni partita in una mappa e si continua a camminare verso una direzione, mentre ondate di nemici progressivamente più corpose ci arrivano addosso. Sconfiggendo i primi nemici si ottengono punti esperienza, che ci consentono di salire di livello e diventare progressivamente più performanti.
Salendo di livello, infatti, è possibile scegliere uno fra tre potenziamenti, che tendenzialmente si dividono in armi nuove, oppure in potenziamenti passivi per quelle già ottenute. Dopo averne scelto uno, il loop ricomincia: si uccidono nemici, si sale di livello, si ottengono altre armi. Spesso, nel genere, le scelte durante i level up costituiscono il grosso del gameplay, addirittura risultando centrali per la progressione e il successo della partita stessa.
Vampire Hunters non fa eccezione, ma trattandosi di un FPS la componente shooting diventa fin da subito fondamentale: saper mirare e sparare è infatti la base del combattimento. Non solo. Ogni partita si svolge su uno scenario dove un muro scorrevole ci obbliga a un costante movimento in avanti, lungo un corridoio senza altre vie d’uscita. Questo, quindi, costringe a spostarsi costantemente verso i nemici che spawnano, di conseguenza costringendo a uno scontro continuo.
La particolarità del titolo, però, è proprio quella di riuscire a tradurre in un comparto da sparatutto il tipico caos di abilità che caratterizza il genere. Ogni arma nuova si aggiunge infatti a quelle precedentemente ottenute, andando a occupare un posto nello schermo. Premendo il grilletto, tutte le armi sparano contemporaneamente, in un tripudio di colpi davvero soddisfacente. Un’ottima idea, che rende Vampire Hunters un vero e proprio reverse bullet hell. Un piccolo difetto di tutto ciò, però, sta nella generale mancanza di varietà delle armi stesse che, per quanto originali, sono comunque limitate dal loro essere…armi da imbracciare. Sarebbe bello vedere strumenti di morte più estremi, che per esempio comprendano danni AoE o colpi particolari.
Risulta poi evidente la generale mancanza di profondità del comparto ruolistico del titolo. Semplicemente, i potenziamenti da selezionare durante il level up riguardano solo armi nuove o abilità passive il cui effetto risulta poco evidente. Di conseguenza, non si avverte quasi mai la sensazione di star creando una build, ma tutto si limita a un semplice accumulo di strumenti di morte.
Altro problema di Vampire Hunters sono i nemici. Nel late game delle partite, infatti, tendono a spawnare delle vere e proprie spugne, difficili da uccidere mentre un muro scorrevole insegue costantemente il giocatore. Questo va anche in contrasto con la presenza numerosissima di nemici minori, che quindi rischiano di diventare soltanto fastidiosi.
Questo problema si riduce progressivamente con la metaprogressione del gioco. Superando delle sfide durante le partite, infatti, si ottengono soldi, con i quali è possibile acquistare potenziamenti. Questi aumentano per esempio i danni inflitti, la velocità di fuoco o di ricarica, o addirittura diminuiscono la velocità nemica. Non sarebbero male…se non fossero fin troppo imponenti nelle prime ore di gioco, dove il giocatore viene letteralmente costretto a farmarli per avere qualche possibilità di successo.
In generale, Vampire Hunters è un ottimo esponente del genere, che propone anche qualcosa di nuovo sotto i riflettori, per via della componente shooting. Tuttavia, il loop di gameplay è profondamente derivativo e pertanto soffre delle stesse problematiche dei congeneri, quindi ingrandite dalla metaprogressione fin troppo marcata e da build poco varie. Resta da vedere se in futuro il titolo riceverà aggiornamenti che lo porteranno verso un gameplay più vario e interessanti.
Tecnicamente meh
Il comparto tecnico di Vampire Hunters non è troppo elaborato e di fatto si limita a proporre modelli dai poligoni evidenti, affiancati ad ambienti spogli ed effetti visivi non troppo elaborati. Allo stesso modo, il comparto artistico generico non riesce a ritagliarsi un posto nella memoria del giocatore.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, grazie a un buon numero di tracce musicali, tutte molto orecchiabili, che accompagnano l’azione.