Jonathan Reid è pronto a varcare le soglie delle vostre case: lo inviterete ad entrare?
L’immaginario comune è un qualcosa di fin troppo fragile, facilmente plasmabile e che facilmente si adatta agli agenti esterni coi quali entra in contatto. Influenzare, intrattenere o semplicemente accontentare la massa è da sempre l’obiettivo principale di chi fa dell’intrattenimento il suo lavoro, la sua missione, il suo scopo, e per farlo, spesso, bisogna rischiare di annegare nel famelico mare del compromesso.
Tante volte, infatti, un prodotto d’intrattenimento per godere del supporto e del successo di cui necessita per sopravvivere è costretto a modificare pesantemente il proprio aspetto, fino a perdere (spesso e volentieri) ogni reminiscenza di ciò che rappresentava in passato. Accade poi che, una volta trovata la giusta scintilla, la cosiddetta “gallina dalle uova d’oro”, questa venga sfruttata fino allo sfinimento, finendo così per offrire un prodotto sempre uguale, ma che genera comunque l’interesse di un pubblico fin troppo cieco e non curante di essere diventato lo specchio riflesso della propria inconsistente personalità. Nella società contemporanea, uno degli esempi più calzanti di temi sfruttati, spremuti fino all’osso e consumati quasi al punto di non riconoscerne più la forma iniziale, è sicuramente quello vampiresco. Saghe di libri con annesse serie televisive da oltre cinque o sei stagioni, film con tanti seguiti da gettare nello sgomento più totale anche il più appassionato, ma anche spot, manifestazioni varie, eventi a tema e spettacoli teatrali. Insomma, i “succhiasangue” hanno esteso il loro minaccioso dominio a dismisura, fino a diventare talmente comuni (sia fatta eccezione per i vampiri fosforescenti di Twilight, ovviamente) da risultare a tratti nauseanti.
Per fortuna (o per sfortuna?), però, il mondo videoludico si è sempre sottratto da questo dogma, rimanendo estraneo alla cosa il più possibile. Le produzioni videoludiche dedicate ai figli di Dracula, infatti, si contano letteralmente sulle punte delle dita e sono unicamente sorrette da quel Castelvania che è però uscito di scena troppo prematuramente.
Si colloca così, in un perfetto mix tra il pericolo di sfociare nell’ovvio ed il fascino sempre verde delle creature della notte, Vampyr, nuovo e coraggioso progetto dei ragazzi di Dontnod Entertainment che (ma forse non è il caso di dirlo) vedrà la luce settimana prossima.
Il plot narrativo di Vampyr, ambientato in una Londra del 1918 devastata dall’avanzare inarrestabile di una febbre spagnola che sta decimando la popolazione, è di quelli che partono col piglio fin troppo ovvio e scontato, ma che in realtà nasconde ben altre tematiche. Nell’avventura interpreteremo il Dottor Jonathan Reid, alle prese con la piaga di cui parlavamo poc’anzi e che si ritroverà, senza un apparente motivo, in una notte buia e senza luna a risvegliarsi per strada senza memorie dei recenti avvenimenti ma con un’irrazionale sete di sangue. Ben presto, infatti, il dottore dovrà fronteggiare una spaventosa verità: per ragioni non ancora chiare, è stato trasformato in un vampiro e dovrà affrontare una battaglia intestina di quelle che fanno veramente male. Lasciarsi andare al mostro o continuare ad essere un vero e proprio angelo? La risposta, però, non è presente e non è possibile toccarla con mano: la base solida su cui si basa il gioco parte proprio da questo enorme bivio morale sul quale si solleva il sipario. Saremo proprio noi giocatori, infatti, a decidere quale sarà il ruolo del Dott. Reid nella storia, con tutte le conseguenze del caso, chiaramente.
Tutta la produzione, improntata pesantemente sull’aspetto narrativo del titolo, si basa fortemente sulle scelte morali che ogni volta saremo costretti a fare, scelte che influiranno parecchio sull’avanzare della storia stessa e che porteranno, alla fine, a ben quattro finali differenti per il gioco.
Trattandosi di un titolo fortemente basato sullo stile ruolistico, la curiosità maggiore risiedeva proprio nello scoprire in che modo gli sviluppatori avrebbero adattato lo stile iconico della struttura al cupo mondo di gioco. Ebbene, siamo di fronte ad una capolavoro vero e proprio capolavoro in tal senso, lasciatecelo dire.
L’esempio più palese è quello riguardante il sistema di livellamento del personaggio. Per livellare, infatti, il nostro alter ego ha davanti a sé due strade, una veloce ed una più lenta, una truculenta ed una pacifica, ed anche questa volta la scelta ricade interamente su di noi. Bere il sangue dei cittadini di Londra ci porterà difatti ad un percorso di potenziamento più rapido, ma ci porteremo così dietro un’autentica scia di cadaveri; al contempo, invece, è possibile progredire molto più lentamente ma lasciando incolumi i cittadini. Questa scelta, apparentemente relegata al solo stile di progressione del personaggio, si rivelerà ben presto più importante del previsto e con gravi ripercussioni su tutto il mondo di gioco. Va subito detto che, per prima cosa, già soltanto cibarsi regolarmente degli esseri umani porterà a lungo andare ad una trasformazione dell’intero mondo di gioco. Le strade di Londra, infatti, qualora decidessimo di brindare alla pazza gioia, diventeranno ben presto deserte, o per meglio dire pullulanti di creature spaventose, oscure come la notte che le avvolge. Non solo, ogni cittadino è ugualmente importante rispetto agli altri ed ha una propria storia, una propria vita ed una propria importanza all’interno della città. Prima di “cibarvi” dunque, è il caso di dialogare e conoscere il più possibile ognuno di loro, per decidere al meglio delle vostre possibilità a chi sareste disposti a rinunciare.
Uccidere il panettiere o il medico avrà impatto diverso sull’evolversi della storia, e così via, rendendo quindi infinite le possibilità di approccio al titolo.
Da tutto questo, si evince quanto il titolo sia pesantemente incentrato sulla narrazione e sulla capacità del giocatore di conoscere l’ambiente che lo circonda, con annessi personaggi secondari, storie comprimarie e così via.
Starà a voi, dunque, attraverso un minuzioso lavoro selettivo, far quadrare i complessi tasselli di una trama costruita apposta intorno al giocatore. Nonostante si tratti di un titolo di chiaro stampo horror, infatti, la parte investigativa degna del miglior film giallo ha un aspetto predominante, offrendo così al pubblico un perfetto connubio di vari elementi, tutti perfettamente uniti tra loro, nonostante la complessità di fondo, dovuta in particolare alla pericolosità di ciò che accadrà ogni volta qual volta farete una scelta sbagliata. Già, perché in Vampyr è possibile avere un unico salvataggio per ogni partita e, dunque, ritornare indietro per evitare di compiere una o l’altra scelta è un privilegio che non potremo permetterci. Seppur audace, questa scelta risulta molto affascinante, e siamo sicuri spronerà il giocatore a mantenere sempre alta l’attenzione, per evitare di compiere azioni di cui pentirsi in futuro. Vampyr, però, non è solo questo: la padronanza culturale dell’ambiente di gioco dovrà andare di pari passo a quella fisica e combattiva di Jonathan, chiamato a difendersi, in ogni caso, dalle molteplici minacce che troverà sul suo cammino verso la verità. Anche il sistema di combattimento di Vampyr convince, presentandosi come un vero e proprio “soulslike” e più precisamente, grazie alla combinazione di armi da fuoco e armi da taglio, un novello Bloodborne col quale condivide, in parte, anche l’ambientazione.
Insomma, nell’universo di Vampyr portare a casa la pelle è dura, anche se siete stati trasformati in fameliche belve assetate di sangue.
Già, la trasformazione di Jonathan è forse il punto focale della situazione. Perché mai un medico, una persona che dovrebbe aiutare il prossimo, che ha scelto di sacrificarsi per il bene comune, dovrebbe ricevere tale “punizione”?
L’avventura di Vampyr è dunque un viaggio alla scoperta della verità, ma anche una continua lotta contro se stessi, una progressiva scazzottata interiore, dalla quale è impossibile sottrarsi. Vestendo i panni del Dr. Reid, affronteremo una traversata epocale, un’escursione attraverso i meandri della mente umana, alla continua ricerca di una spiegazione fuggevole e sempre più lontana. Tutto questo, però, senza dimenticare l’obbligo morale nei confronti degli innocenti: anche conoscere il loro di destino e le loro di sorti è di vitale importanza. Del resto, il buon dottore ha sostenuto un giuramento, dal quale è difficile sottrarsi, nonostante la perdita della sua anima. Che sia voglia di redenzione o semplicemente un colossale senso di colpa a muovere le nostre azioni, in quel di Vampyr sarà comunque sempre e solo una nostra scelta. Del resto, la vera poesia del titolo dei ragazzi di Dontnod, che han già dimostrato ampiamente di saper entrare nelle menti (e nei cuori) delle persone con le loro forti tematiche in giochi come Life is Strange, risiede proprio nella totale libertà d’azione di cui godremo, nella profondità dei vari dialoghi e nella sceneggiatura in generale, in barba a combat system, dinamiche di gioco ed equipaggiamenti vari.
In attesa del prossimo 5 giugno, giorno del rilascio ufficiale del titolo, per Xbox One, PC e PlayStation 4, non possiamo fare altro che iniziare a rispolverare le nostre balestre, i fasci di aglio, la nostra bottiglietta d’acqua santa preferita e la croce che custodiamo gelosamente sotto al cuscino per ogni evenienza: si va a caccia di vampiri.