Il nome di Fallout è tornato a splendere come non accadeva da diversi anni. Grazie al successo della serie TV e al recente aggiornamento next-gen dedicato a Fallout 4, la saga sta vivendo una seconda giovinezza, certificata anche dall’impressionante numero di utenti contemporaneamente attivi sui vari capitoli.
La serie ambientata in un futuro post-nucleare, nata nel 1997 dalla mente degli sviluppatori di Interplay Entertainment, è caratterizzata da una lunga serie di curiosità e particolarità che si legano ai vari titoli. Una di queste riguarda Fallout 3, che si sarebbe potuto chiamare Van Buren e non avrebbe dovuto essere sviluppato da Bethesda Entertainment. Dietro la storia dello sviluppo del terzo capitolo della saga post-nucleare, infatti, si cela anche un progetto cancellato che avrebbe potuto cambiare il destino della serie.
Un capitolo con grande ambizione
Poco dopo l’uscita di Fallout 2, pubblicato nel 1998, Interplay Entertainment iniziò a pianificare il terzo capitolo della saga. Il progetto, noto in codice come Van Buren, prendeva il nome dall’ottavo presidente degli Stati Uniti, Martin Van Buren. Una consuetudine comune da parte del publisher statunitense per i suoi progetti in fase di sviluppo.
Il nuovo Fallout si proponeva di portare la serie in una nuova direzione, già a partire dal versante tecnico. Il gioco, infatti, avrebbe dovuto utilizzare un nuovo motore grafico completamente 3D, noto come Jefferson Engine. Lo stesso engine avrebbe dovuto essere la spina dorsale anche dell’ultimo capitolo di Baldur’s Gate, denominato Baldur’s Gate III: The Black Hound. Interplay, infatti, deteneva i diritti della serie basata su Dungeons and Dragons, ma anche questo progetto non è mai giunto a compimento.
La guerra, la guerra non cambia mai
Ambientato negli Stati Uniti occidentali tra Colorado, Arizona, Utah e Nevada, il terzo capitolo di Fallout sarebbe stato ambientato nel 2253. Il giocatore avrebbe iniziato la partita come un prigioniero evaso, scegliendo al momento della creazione del personaggio se quest’ultimo fosse stato imprigionato ingiustamente o se fosse effettivamente colpevole. La storia, dunque, avrebbe preso il via in una prigione attaccata da una fazione non precisata, con un’esplosione che avrebbe fatto perdere i sensi al protagonista e avrebbe lasciato la porta della cella aperta.
Dopo essere fuggito dalla prigione, il personaggio principale avrebbe avuto il potere di plasmare il destino della Zona Contaminata. Le interazioni con le fazioni che abitano il mondo di gioco, come la Confraternita d’Acciaio e la Repubblica della Nuova California, avrebbero influenzato il destino delle stesse fazioni, dei conflitti in corso tra i vari gruppi e della regione stessa, proprio come nei due precedenti giochi di Fallout. Uno degli elementi più significativi della trama di Van Buren, infatti, doveva essere proprio una sanguinosa guerra in corso tra la Confraternita d’Acciaio e la Repubblica della Nuova California.
L’epilogo del gioco era stata pianificata in modo che gli eventi all’inizio del gioco fossero parte del piano di uno scienziato della Repubblica della Nuova California, il dottor Victor Presper, per prendere il controllo di una piattaforma orbitale statunitense di armi nucleari soprannominata B.O.M.B. – 001, utilizzandolo per avviare un secondo olocausto nucleare e purificando così il mondo da tutti gli esseri viventi, tranne i pochi prescelti selezionati dallo stesso Presper.
Alla fine, non saremmo stati in grado di fermare il lancio di tutti i missili, e le nostre decisioni su quali luoghi e quali bersagli sarebbero stati colpiti dalle armi nucleari avrebbero deciso il futuro del mondo. Nel gioco sarebbero stati presenti anche numerosi luoghi da visitare, come la diga di Hoover, Denver, Mesa Verde e il Grand Canyon.
Le tracce di Van Buren in Fallout: New Vegas
Van Buren avrebbe dovuto mantenere molti degli elementi caratteristici della serie, come la libertà di esplorazione, le scelte morali e le conseguenze delle azioni del giocatore. Era prevista anche una versione leggermente rivisitata dello S.P.E.C.I.A.L., il sistema di creazione dei personaggi e di sviluppo delle abilità già utilizzato nei primi due capitoli. Il titolo, però, avrebbe anche introdotto meccaniche e caratteristiche innovative, tra cui l’assoluta novità che permetteva di scegliere se combattere in stile classico, a turni, oppure in tempo reale.
Nonostante la sua cancellazione, l’influenza del gioco sviluppato da Black Isle Studios, divisione interna di Interplay Entertainment alla quale era stato affidato il progetto, ha comunque trovato un’applicazione concreta nella saga videoludica, in particolare in Fallout: New Vegas. Il titolo sviluppato da Obsidian Entertainment e pubblicato nel 2010, infatti, ha ereditato molte delle idee alla base di quello che avrebbe dovuto essere il terzo capitolo della serie.
In particolare, in New Vegas viene menzionata la guerra tra la Repubblica della Nuova California e la Confraternita d’Acciaio. Nel titolo di Obsidian appare anche un personaggio, Joshua Graham, che doveva far parte di Van Buren, così come la fazione della Legione di Caesar. Dei luoghi previsti nel gioco di Black Isle Studios, invece, solo la diga di Hoover è apparsa in Fallout: New Vegas, a causa del cambio di ambientazione con la città più grande del Nevada.
Il fatto che elementi di quello che avrebbero dovuto essere il terzo capitolo di Fallout siano confluiti in New Vegas non è una casualità. Due delle figure più rilevanti all’interno di Interplay Entertainment e di Black Isle Studios, Chris Avellone e Feargus Urquhart, sono stati tra i fondatori proprio di Obsidian Entertainment nel 2003.
L’eredità di Interplay
Mentre il lavoro sul gioco procedeva, Interplay si è trovata ad affrontare crescenti difficoltà finanziarie e problematiche interne. Nel 2003, la compagnia fu costretta a chiudere Black Isle Studios e il progetto venne ufficialmente cancellato. Nello stesso anno venne cancellato anche Baldur’s Gate III: The Black Hound, e la compagnia subì una perdita di 20 milioni di dollari nel giro di quei dodici mesi. Il periodo critico è culminato nella dichiarazione di bancarotta nel 2006.
Questa fase è stata causata dall’acuirsi di una combinazione di problemi gestionali, finanziari e legali, che hanno portato alla perdita di asset importanti, alla vendita di proprietà intellettuale e alla chiusura di divisioni chiave, tra cui la stessa Black Isle Studios. Nonostante il suo declino, l’eredità di Interplay continua a vivere attraverso i giochi e le saghe che ha contribuito a creare, proprio come Fallout.