Sviluppato da LCB Game Studio e pubblicato in sinergia con Chorus Worldwide, Varney Lake è una visual novel a tinte horror che punta tutto sull’atmosfera retrò e sull’utilizzo di enigmi testuali veloci e che rievocano i libri-game. Dopo aver vissuto l’avventura di Mothmen 1966 (qui la nostra recensione), abbiamo affrontato questo nuovo capitolo su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Varney Lake – i canini fanno ancora paura?
Prima di affrontare la narrativa di Varney Lake è bene ricordare che il titolo di LCB Game Studio fa parte di un progetto antologico che rievoca – abbastanza palesemente – l’esperimento altalenante denominato The Dark Picutres Anthology (sviluppata dal team di Supermassive Games con la produzione di Bandai Namco. Ci troviamo quindi, come nel caso dei papà di The Quarry nonché di Until Dawn, di capitoli autoconclusivi con tematiche horror.
In poche parole, Mothmen 1966 (ossia il primo capitolo di questa antologia) è una storia a sé ben diversa per protagonisti e soprattutto, per nemico/mostro, rispetto a Varney Lake. Entrambi però fanno parte della Pixel Pulp, il nome di questa singolare antologia di visual novel a tema horror. La denominazione dell’antologia è in sé un chiaro segnale di che cosa aspettarsi da questi titoli: una rievocazione del passato con grafica pixel e fortemente ancorati al genere “pulp”.
E Varney Lake è decisamente pulp, nonostante una storia che non sorprende e che, a differenza di Mothmen 1966, va a trattare una mostruosità decisamente più famosa e nota: il vampiro. Ma procediamo con ordine. Il canovaccio narrativo di Varney Lake è furbo e va a dotare la trama di un ritmo che ballonzola di continuo per tematiche ma soprattutto per linee temporali. Ecco quindi che ci ritroviamo, di capitolo in capitolo, a rimbalzare da un anno a un altro, da un personaggio all’altro. E a tal proposito, ogni capitolo si aprirà mostrandoci i panni del personaggio che impersoneremo (e di cui leggeremo anche i pensieri) e l’anno in cui è ambientato.
Nel dettaglio, Varney Lake narra le vicende di tre ragazzi: Jimmy, Doug e Christine. Gli ultimi due sono cugini mentre Jimmy è amico di Doug. Le vicende partono nel 1954, in una calda estate ambientata proprio a Varney Lake (di cui presto scopriremo innumerevoli dettagli, abilmente sparpagliati in una mappa modesta). In questi capitoli ritroveremo gran parte degli stereotipi tipici dei film: cotte adolescenziali, idee strampalate e a tema avventuriero, bulli spietati, codardie e atti eroici spesso inutili. Ma quello che spicca più di tutto e che è poi il vero motore nonché mistero di tutto è l’incontro dei ragazzi con quello che si rivelerà – praticamente subito – essere un vampiro.
Anno 1981. L’altra principale linea temporale del titolo. Qui, è un tale Lou Hill a reggere le fila della narrazione. Si tratta di un investigatore specializzato nel paranormale e che si ritrova a interrogare Jimmy e Christine per svelare i segreti che i due hanno conservato fino a ora. Cos’è successo realmente quell’estate? Che fine ha fatto il vampiro? Ma soprattutto: dov’è Doug?! Noi ci fermiamo qui. Varney Lake è un titolo in grado di trascinare nonostante un ritmo impreciso. La durata modesta e la possibilità di intraprendere diverse strade, rendono il titolo rigiocabile e gradevole, soprattutto agli appassionati.
Chi si aspetta però di restare “terrorizzato”, potrebbe restare deluso. Varney Lake ha più il sapore di un “Piccoli Brividi” (nel bene e nel male) interattivo, con sprazzi di originalità, alcuni risvolti prevedibili e un mistero che, a suo modo, riesce a trascinare fino ai titoli di coda riuscendo quindi a soddisfare chi intraprenderà l’avventura senza troppe aspettative.
Leggi e scegli
Varney Lake, in quanto visual novel, ti chiederà principalmente di leggere e sì, ci saranno innumerevoli wall text ad aspettarti. Tra pensieri dei personaggi e dialoghi, nonché descrizioni, Varney Lake riesce con efficacia a riprodurre l’atmosfera forte anche di una grafica che approfondiremo a breve. Ma il titolo non si limita a offrire strumenti standard per una comoda avventura da leggere (presenti tasti di scorrimento automatico del testo e la possibilità di rileggere i testi del relativo capitolo in corso) ma offre anche alcuni enigmi testuali dal sapore deliziosamente nostalgico.
Se hai mai giocato a un libro game o alle avventure testuali dei pc degli anni ‘80 (se non anche prima), Varney Lake farà breccia nei tuoi ricordi, rievocando con efficacia una struttura ludica semplice ma efficace. Nel dettaglio ci riferiamo a enigmi puramente testuali dove dovrai selezionare in modo cronologico determinati frasi (ossia azioni). Non mancano anche esplorazioni testuali e scelte sul come e dove passare determinati momenti.
Ma un’altra gradevole chicca sono i giochi di Doug (e non solo). Ci riferiamo a sfide di logica decisamente semplici e in parte già viste e riviste (come quella di creare dei quadrati spostando solo due fiammiferi) che riescono ad arricchire il gameplay, allontanando la monotonia. Certo, sono sfide che puoi anche bypassare, ma ammettiamo che si sono rivelate quasi sempre una gradevole pausa dalla lettura.
Grafica e sonoro
Graficamente, Varney Lake o si ama o si odia. Parliamo di un titolo che sfrutta appieno la grafica pixel degli anni ‘80 con palette cromatiche spesso monocolore e con derive “acide”. Il tutto offrendo un’identità invidiabile senza sacrificare i dettagli più importanti. Siamo onesti, non avrai location super dettagliate o panorami mozzafiato, ma il gioco si focalizza su espressioni e particolari eventi/situazioni con dettagli fortemente in linea con la sua identità pulp.
Visivamente, quindi, il titolo funziona e sfrutta in modo intelligente i pixel e i colori, creando un’atmosfera funzionale. Il tutto inserendo anche sporadici effetti di luce ed elementari animazioni che arricchiscono il tutto con efficacia. Anche il sonoro risulta gradevole, con tracce nostalgiche ed efficaci. Purtroppo, il titolo non presenta i sottotitoli in italiano e sì, è necessaria una buona conoscenza della lingua inglese per godere appieno di questo nuovo capitolo di Pixel Pulp.